il Mostro delle Yucca Flats

Voto:

Uno scienziato russo (Tor Johnson) viene trasformato, da un’esplosione atomica. in un mostro forzuto e aggressivo. Alcuni vengono uccisi.

LA RECE

Il nadir del cinema atomico USA anni '60. Come suggerisce Tim Burton, grande estimatore del cinema bis, film come questo possiedono una sorta di purezza accidentale: sono così sinceri nella loro incompetenza da diventare involontariamente avanguardistici. Comunque sconsigliato.

Terrificante film costato 34.000 dollari finiti non si sa dove, dato che definire la produzione scarsa è un imperdonabile eufemismo. Coleman Francis fu un vero e proprio operaio del cinema con poca attitudine per la recitazione e nessuna per la regia; nonostante ciò, ebbe la grazia di dirigere tre film passati alla storia come solenni fetenzie su celluloide dei quali the Beast of Yucca Flats è il primo. L'arte di Francis non era simpaticamente bassa come quella di Ed Wood, quindi, col tempo, non ha potuto godere di una particolare rivalutazione; eppure, essa risulta così incredibilmente scarsa ed erratica che ad alcuni è venuto il dubbio che la sua tecnica di serie ultra-Z e le sue sceneggiature da grosso punto di domanda fossero programmatiche e, perciò, raschiando il fondo del barile, si potesse trovare la traccia del genio incompreso. Stanno ancora scavando. E ce n'è da spalare per un regista che firmava i suoi film inserendo, in ognuno di essi, un qualche riferimento al caffè, suo peculiare feticismo. Il Mostro delle Yucca Flats è una pellicola assolutamente spiazzante, alienata esattamente come i territori che mostra; solo quelli, forse, di qualche interesse. La fonte d'ispirazione sono i fantahorror tipici del '50 con mostro mutante causa radiazioni; qui, a mutare è una sorta di Bud Spencer, però, con la faccia da cattivo che faceva paura già prima dell'atomica. La trasformazione da scienziato atomico a bestia radioattiva viene filmata con una tale noncuranza per le convenzioni narrative, e principalmente in campo lungo e quasi completamente fuori fuoco, da sfiorare il sublime trash involontario. In un'epoca narcisa come l'attuale, c'è qualcosa di quasi commovente nell'assoluta mancanza di pretese artistiche di lavori come questi. Dopo l’esposizione alle radiazioni, il bruto vaga nel deserto minaccioso e stracciato, a metà fra l'Incredibile Hulk e lo svalvolato de le Colline hanno gli occhi (1977). La voce narrante del regista commenta gli eventi in maniera barocca e scombinata, sostituendosi completamente ai dialoghi che mancano, visto che la pellicola fu filmata senza sonoro; altri dicono che la traccia audio si perse in postproduzione. La narrazione voice-over è un flusso di coscienza che include gemme come "Flag on the moon. How did it get there?" e "Nothing bothers some people. Not even flying saucers", frasi che sembrano uscite da un'antologia di poesia dadaista più che da un film di mostri atomici. Protagonista del film, il gigante Tor Johnson (Plan 9 from outer space, 1959) che, grazie alla sua partecipazione a questo film, subì un collasso professionale: dopo una carriera durata 27 anni e 41 pellicole, egli non troverà più nessun ingaggio, riducendosi a una comparsata in Sogni perduti (1968). Disastro atomico. Caldamente sconsigliato, non piacerà neppure a quelli del so bad so good.

TRIVIA

⟡ Il regista Francis pare che andò incontro a una fine tragica e misteriosa. Il produttore Cardoza riferisce che Francis, ormai obeso e in difficoltà economiche, venne trovato sui sedili di una station wagon presso il Vine Street Ranch Market con una busta di plastica in testa e un tubo di plastica in bocca o attorcigliato intorno al collo; il racconto dello stesso Cardoza non è chiaro. Nessuno sa se Coleman Francis, deceduto il 15 gennaio 1973 a 53 anni, si sia suicidato o altro. 

⟡ Ex wrestler d’origine svedese e gigante dal cuore buono, Tor Johnson aveva questi numeri da giocare: peso 175,5 kg, altezza 191 cm, torace 157 cm, bicipiti 56 cm, collo 50 cm. Quando ancora faceva l’atleta wrestler, il suo nome era L’Angelo Svedese, il Super Angelo Svedese o, sinteticamente, King Kong. Per accentuare il suo minaccioso aspetto, Tor si radeva la testa ma, in altre circostanze, mostrò una fluente chioma bionda, il suo vero colore. Il gigante fu pagato solo 300 dollari per il ruolo in questo film (aggiornati al valore 2020, circa 2600 dollari). Secondo la leggenda, Tor Johnson divenne molto amico di Bela Lugosi e, una volta, lo convinse a non suicidarsi dicendogli che se ci avesse provato l'avrebbe buttato giù da una finestra. Il buon Tor morì prematuramente a 67 anni nel 1971 per un arresto cardiaco. 

⟡ Alcune stampe del film contengono una sequenza visibile prima dei titoli nella quale un omone, che dovrebbe essere la bestia del titolo, attacca in casa una ragazza a seno nudo. La qualità tecnica della pellicola, così diversa dal resto del film, tradisce il fatto che questa sia stata realizzata solo successivamente; oltretutto, la censura USA dei tempi non avrebbe permesso di mostrare donne a seno nudo. 

⟡ A quanto riferì il produttore Anthony Cardoza, il coniglio che si vede alla fine del film era un leprotto selvatico che finì solo per caso nell'inquadratura; Tor Johnson, improvvisando, lo strinse a sé e gli diede il bacio che si vede nel film. Mi pare improbabile, comunque, che una lepre selvatica si lasci prendere da una persona. Comunque, storia edificante.

Titolo originale

The Beast of Yucca Flats

Regista:

Coleman Francis

Durata, fotografia

54', b/n

Paese:

USA

Anno

1961

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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