Murder obsession (Follia Omicida)

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Voto:

L'attore Michael (Stefano Patrizi) è ancora funestato dal ricordo di aver ucciso, quando era bambino, il proprio padre. Michele si reca a far visita alla madre Glenda (Anita Strindberg), seguito dalla fidanzata (Silvia Dionisio) e altri professionisti del cinema, per studiare le location di un futuro film. Un misterioso killer inizia a fare mattanza.

LA RECE

Pasticciaccio dell'ultimo Freda fra l'hitchcockiano, l'argentiano e il gotico, e Freda stesso che ci dice che si tratta di un lavoro pessimo. Insomma, premesse non buone...

"È una merda. Gli attori erano scarsi e così i soldi". Parole un filo disincantate dello stesso Freda raccolte dalla rivista Amarcord che sintetizzano l’amaro boccone da ingoiare: l'ultima pellicola del regista che diede vita all'horror in Italia con i Vampiri (1957), è una frazione di eredità della quale vorremmo fare a meno e che Freda stesso ci avrebbe voluto probabilmente evitare. Ma tant'è e, quindi, la chiusa di una vita di lavoro dietro la macchina da presa si riduce a una storia indecisa fra thriller hitchcockiano, giallo argentiano e gotico con tanto di ragnatele e aracnidi giganti di gomma da serie-Z anni '50. E dire che il soggetto di Fabio Piccioni, titolato “il Grido del capricorno”, è il medesimo che venne usato per la base di Profondo rosso (1975). La propensione di Freda al gotico mal s'innesta al giallo, al di là di certe curiose sequenze oniriche; alla fine, nella rete dell'approssimazione che intrappola tutto il progetto, rimangono invischiati regista, effettisti e attori. Il manipolo di nomi di una certa esperienza non rende a dovere anche perché la storia è gestita in maniera troppo lenta e con dialoghi per nulla significativi. Freda riesce, se non altro, a creare una certa atmosfera morbosa tipica dei giallos del '70, inserisce i dovuti momenti sexy con un Laura Gemser sempre nuda, ma Murder obsession fatica comunque a decollare e si giunge al fondo della storia boccheggiando per scoprire un killer dall’identità prevedibile. Interessante il fatto che la Strindberg appaia troppo giovane per poter essere la madre di Stefano Patrizi (lei del '44, lui del '50) ma questo aggiunge un certo tono edipico alla loro relazione richiamando e, al contempo, ribaltando il rapporto che intercorreva fra Pierre Lantin e la Contessa Du Grand de i Vampiri. Patrizi, però, non è l'attore che riesce a funzionare con la Strindberg come avrebbe richiesto la storia, andando a minare uno dei più sapidi elementi del film. Sangue mal gestito con effetti speciali di basso livello per i limiti di budget. Film, in linea di principio, sconsigliabile ma che rimane nel limbo di un’incerta vedibilità solo per il rispetto verso un maestro.

TRIVIA

⟡ Questo, in realtà, non è l'ultimissimo film di Freda, il quale girò anche alcune scene per la Fille de d'Artagnan (1994) prima di essere licenziato e sostituito da Bertrand Tavernier. Freda morirà il 20 dicembre 1999.

Regista:

Robert Hampton [Riccardo Freda]

Durata, fotografia

100', colore

Paese:

Italia, Francia

Anno

1980

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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