the Objective

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Voto:

Due mesi dopo l'attacco alle Torri Gemelle del 9/2001, una squadra speciale di militari viene spedita nel deserto afgano per mettersi in contatto con Mohammed Aban. Gli americani, capeggiati dall'agente CIA Ben Keynes (Jonas Ball), troveranno un nemico diverso da quello atteso.

LA RECE

Guerra, fantascienza crepuscolare e horror cosmico lovecraftiano ma con un riscontro moderato da parte del pubblico, forse perché la pellicola è incline ad una scarsa spettacolarizzazione della faccenda.

Quasi dieci anni dopo il successone dello scaltro the Blair witch project (1999) e dopo qualche film direct-to-video di scarso riscontro, il regista Myrick, senza il compagno Eduardo Sanchez, torna a dirigere un film che fa nascere più domande di quante risposta offra, un thriller horror dal taglio particolare non privo di fascino, e sicuramente più “film” di quanto fosse quello del ‘99. The Objective è un fantahorror di difficile categorizzazione che prende le mosse dalle allora attuali problematiche legate alla guerra contro il terrorismo post 11 settembre per approdare a scenari alla X-Files, giocando la carta del "meno spiego più ottengo", anche se, qui, il meno potrebbe rasentare pericolosamente il non sufficiente. Il film riesce, tuttavia, a costruire un'efficace tensione e un fitto mistero su ciò che i militari incontrano fra le aride montagne dell'Afghanistan che, in realtà, è lo stesso Marocco de le Colline hanno gli occhi (2006). I militari, persi nel nulla a cercare un nemico elusivo, che negli spazi desertici si rivela essere più interno che esterno, si troveranno a dover gestire una minaccia alla quale non sono stati addestrati. La missione voleva che si trovasse un appoggio contro i Talebani ma i veri nemici, su quelle montagne sacre ai musulmani, sono entità che non possono essere affrontate con il mitra. Allo spettatore sorgono diversi interrogativi e pochi di questi vengono chiariti, anche se, alla fine, una certa ipotesi si riesce a tracciare. Si tratta, dunque, di quel genere di pellicole che si concludono obbligando lo spettatore a chiudere da solo il percorso. La cosa può risultare piacevole per chi ama più il viaggio che la destinazione. Resta il fatto che la direttrice della fotografia Stephanie Martin fa uno splendido lavoro con le montagne del Marocco giocando con i filtri polarizzatori che saturano il blu del cielo opposto al terreo marrone della roccia, e dipingendo con grande sensibilità gli immensi spazi e le gole più strette. Al pari, il regista riesce a giocare con l'immenso set capace di dare un paradossale senso di oppressione. La violenza si esplicita più nel conflitto fra i membri del team, (s)perduti e impossibilitati a battere un nemico che non si comprende né si vede, mentre sul percorso spuntano strane costruzioni di legno che richiamano qualcosa di già visto in the Blair witch project. Interessante l'uso della termografia: diversamente da ciò che si è visto altrove rispetto all'uso delle immagini termiche (Predator, 1987) il protagonista usa la telecamera termografica come una sorta di handycam che mostra "cose" di difficile identificazione, altro trait d'union con il film del ‘99. Credibili nel ruolo dei militari tutti gli attori, anche perché, a parte Michael C. Williams, avevano alle spalle un addestramento marziale. Discreto l'uso degli effetti digitali, comunque non sovrabbondanti e al servizio della storia. In definitiva, film intrigante, fino a un finale bizzarro e un po' kubrickiano che potrebbe esaltare alcuni e deludere altri ma, a detta dello stesso regista, il suo lavoro è pensato per stimolare interpretazioni e non per regalare conclusioni drammatiche.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di medio livello

Titolo originale

Id.

Regista:

Daniel Myrick

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

USA, Marocco

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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