l'Ombra del vampiro

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Voto:

Il lungometraggio di Merhige arrivato dopo Begotten (1989), quest’ultimo uno dei film weird più discussi. L’attesa delude le aspettative, anche se il gusto per certi inserti in un bianco e nero grezzo e simbolico lo troviamo ancora. L’idea è, per certi versi, ambiziosa: raccontare il processo realizzativo del Nosferatu (1922) di Murnau dando come assunto la diceria secondo la quale l’attore che interpretò il vampiro Orlock in quel film, Max Schreck, fosse un vero succhiasangue. Lo sceneggiatore di poca fortuna Steven Katz fa giocare e gigioneggiare Willem Dafoe nei panni di Orlock, in bilico fra la possibilità che sia davvero un vampiro o che sia un matto col botto. Intorno a lui, il solito spiritato Malkovich nei panni di un cinico Murnau e pure Udo Kier nelle vesti del produttore Grau. Gli ingredienti c’erano e gli attori pure ma il metacinema di Merhige s’impantana, perde per strada lo spunto faustiano, e riesce a destare l’attenzione per qualche quadretto fotografico e certe situazioni ironiche. Interessante, però, che L'archivio del Murnau Stiftung di Wiesbaden, che conserva i frammenti originali di Nosferatu, ha collaborato alla ricostruzione visiva del film nel film, creando "una stratificazione palinsestica dell'immagine" (Robert Sklar) nella quale ogni fotogramma contiene simultaneamente più livelli di significati ma, soprattutto, emerge il cinema come medium che, come il vampiro, si nutre della vita per trasformarla in eterna, ipnotica non-morte. Interessante, tanto, però anche, in qualche modo, esangue, come il suo protagonista; difficilmente si può avere voglia di rivederlo e, per me, questo, è un limite.


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Titolo originale

Shadow of the Vampire

Regista:

E. Elias Merhige

Durata, fotografia

92', colore

Paese:

UK, USA, Lussemburgo

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0