Orinoco: Prigioniere del sesso

Voto:

In un campo di lavoro sudamericano comandato con il pungo di ferro dal perverso Jordan (Luciano Rossi) e dalla sua kapò Margo (Gota Gobert), le detenute, capeggiate da Muriel (Ajita Wilson), sognano la libertà. Le aiuterà il rivoluzionario Laredo (Anthony Steffen) che ha convinto il trafficante Orinoco (Stelio Candelli) ad appoggiarlo in un piano che prevede una violenta ribellione.

LA RECE

Ai tropici, donne tenute prigioniere ed usate come schiave, capeggiate dalla trans Ajita. Eccezionale. L'erotico (spinto) ed esotico dimenticato e dimenticabile.

Women-in-Prison anche un po’ western, con Mulargia, qui al suo ultimo film, che si appioppa il nome straniero e, delirante delizia, con la trans Ajita Wilson che si fa interprete di aneliti rivoluzionario-femministi a colpi di macumbe e ditalini. Tanto per non girarci intorno. Le musiche cheguevariane di Macello Giombini aprono su questo poco deterso angolo di mondo in cui le donne lavorano meglio come schiave deputate a setacciare il pantano in cerca di pietre preziose se, e solo se, hanno le tette che sgusciano dalle vesti. Il rancio fa schifo, però il sistema docce è strepitoso e consente lavacri lustrali con esposizione di nudità niente male. La cosa più riuscita, comunque, sono le notti insonni tutte abbracciate, nude e sudaticce come si conviene. Ma chi ha voglia di fare sesso con tutto 'sto caldo? Ajita Wilson, ovvio, la quale, però, qualche cazzata la dovrà pur dire alle compagne di cella per irretirle: “Amarsi, sentirsi vicine, è il solo modo per credere ancora nella vita”. A lato, una storia di malversazioni ai danni delle detenute da parte del cattivo padrone capitalista che si fa accompagnare nelle torture da una wiked warden interpretata da Gota Gobert che vorrebbe essere Ilsa la belva delle SS (1975) ma siamo parecchio indietro. Scene di sesso abbastanza spinte, genitali femminili ben in vista e, apice, la sequenza dello stupro col bastone. Sembrano cose indigeribili ma l’impianto generale va visto per capire che si è in un territorio per nulla penetrante. Facce stralunate si parlano così: “Voglio sentirmi ancora donna prima di crepare in questo inferno” “Sì, mi ricorderai per un bel pezzo. Sei una bomba, Maria! Mi vai a sangue!”. Per gli esegeti, grandi problemi perché il film è noto con diversi titoli, rimontaggi per il mercato estero, inserti hard in Danimarca (lì, Luciano Rossi fa sesso davvero) e Linda Blair (l’Esorcista, 1973) che appare nella versione USA a fare della storia un flashback. Che poi, Femmine infernali (1980) è praticamente la stessa cosa con lo stesso cast e la medesima crew; inoltre, nel 1985, Ted Nicolaou rifarà tutto come Savage island. Oh, comunque la rivolta dei rivoluzionari alla fine riesce. Ma certo, alle donne dà una mano Orinoco, il trafficone con il nome uguale al fiume che lui percorre su e giù seguendo il dio denaro. Insomma, i capitalisti uccisi da altri capitalisti. E il popolo? Culo al vento, strafatti dal vero e unico oppio dei popoli a costo (quasi) zero: il sesso. Che la morale sia questa? Ma no, la morale erano le tette delle detenute!

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Tony Moore [Edoardo Mulargia]

Durata, fotografia

101', colore

Paese:

Italia, Spagna

Anno

1979

Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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