Pathos - Segreta Inquietudine
Voto:
Tardivo giallo di casa nostra girato di un ben poco noto Piccio Raffanini, piazzato qui alla sua prima e ultima regia da Reteitalia e Titanus a dirigere un cocktail di eros e thanatos nel mondo della moda - perciò Sotto il vestito niente (1985) come riferimento principe - ma con pennellate di tech-noir (col telescopio si guarda a Blade runner, 1982) e parecchi nudi femminili, oltretutto niente male. Il problema, per questo fashion-thriller erotico-futuristico, è l’incredibile pochezza rintracciabile in ogni comparto, a partire dalle location miserrime che dovrebbero trasmettere un’aria persa e perversa - il locale Agony & Ecstasy! - e, invece, paiono sciatti capannoni, giustamente poco frequentati, dentro i quali tragici interpreti sono obbligati da sceneggiatori abborracciati (fra cui Lidia Ravera) a dialogare torbidamente accompagnati dal suono del sax, quintessenza sonora degli anni ’80: “Sei un fottuto moralista!” “E tu una gatta in calore” “Sì!”. E Ancora: “Godremo insieme, moriremo insieme”. Perdipiù, la malnata scelta della voce fuoricampo permette incisi di inusitata originalità: “Quella sera era una sera come tutte le altre…” Insomma, gli sceneggiatori mettono in moto le nozioni di lingua italiana apprese nelle scuole primarie per animare un soggetto scritto da Maria Elisa Cartoni, imprenditrice di una storica azienda di attrezzature di ripresa cinematografica; particolare, questo, che rende parecchio mystery-thriller la realizzazione di Pathos - segreta inquietudine, sottotitolo, un sapore di paura. Una trama ben più interessante di quella offerta dal soggetto del film, ovvero una factory di modelle gestita da Diane (Virginia Hey) ancora impastata con l’ex marito, grande maestro di pratiche bondage, impersonato da un Gérard Darmon con un’aria da uomo di mezza età di quelli che girano nei porno francesi del Dorcel Club. A Diane, cinica e portatrice di una cifra femminista da teatrino, muore dietro la bellina ma spaesata Gioia Scola. A latere, soggetti bizzarri come la bodybuilder che sfida la gente a braccio di ferro nei locali e poi fa i porno in quanto venale (ipsa dixit), nani che ballano in discoteca, pezzi danzerini con la popstar Kid Creole, e un assolutamente poco credibile Carlo Mucari (Arabella, l’angelo nero, 1989) a condurre le indagini per scovare il killer che uccide le modelle, e, attenzione, lo fa con un coltello che ha come manico un fallo di plastica. Film insalvabile, ma anche deliziosamente soporifero, se non fosse per i nudi davvero belli e per la sensazione spassosa che, su quel set, qualcuno ci stesse credendo davvero e reputasse di essere alle prese con qualcosa di arty, fra capezzoli e neon, fra De Palma e Lynch, e lo facesse con l’attitudine tonta del prodotto tv. Good old days. Oggi, forse, Pathos merita un recupero come “so bad so good”; però, nel grande disegno delle cose, questo film va onestamente sconsigliato.

Fast rating
Regista:
Piccio Raffanini
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
Italia
1987
Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0