Peninsula

Terribile seguito senz’anima di Train to Busan (2016) zombi-movie sudcoreano che era riuscito a comprimere l’apocalisse zombie nella dimensione claustrofobica di un treno e nella sfera intimista di una tragedia familiare. Qui, invece, il medesimo regista del film del 2016 - ma anche del più interessante the King of pigs, 2011 - abbandona ogni tentativo di spessore psicologico e si abbandona ad un action con forti connotazioni post-apocalittiche e pennellate di giovanilismo veicolato dai bambini. La trama vede Jung-seok (Gang Dong-won), ex-soldato, che torna nella Corea del Sud devastata quattro anni dopo l'epidemia per una missione di recupero; qui incontra una famiglia di sopravvissuti guidata dalla determinata Min-jung (Lee Jung-hyun) e dalle sue figlie. E via con inseguimenti automobilistici, digitalizzazione selvaggia delle torme di zombie e un cattivo che fa scontrare zombi e umani schiavizzati in un’arena come gladiatori. A metà film, già non se ne può più di quest’horror-action senza nerbo e prossimo all’estetica dei videogame, quelli meno belli; il problema è che dura 116 interminabili minuti! Il vero problema, tuttavia, pur dovendo comprensibilmente sfruttare il successo dell’originale, è stato il non sforzarsi minimamente nello scovare un soggetto migliore che sarebbe stato tale anche semplicemente replicando il plot originario in un vagone della metropolitana. No, invece si punta vagamente al Carpenter di Fuga da New York (1983) e si tira per le lunghe uno spettacolo che, forse, non piace neppure agli adolescenti. Data la durata e i vari registri toccati, come tipico del cinema coreano, immagino che il target corretto sia giusto quello nazionale. Film perfetto da (non) guardare mentre fate i mestieri.