Perché il dio fenicio continua ad uccidere?

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Voto:

Sull’isola del faro, due pescatori recuperano una giovane donna sconvolta che, peraltro, uccide il pescatore più anziano. Penny (Candace Glendenning), ricoverata, rivela sotto ipnosi di essersi recata con alcuni amici ad amoreggiare sull’isola, luogo in cui hanno poi subito l’aggressione di un misterioso figuro. Il ritrovamento di un’antica lancia fenicia attira l’attenzione di alcuni studiosi che si recheranno sul luogo dei delitti per approfondire il culto di Baal, terribile dio fenicio che pare fosse venerato su quest’isoletta

LA RECE

Tra le sensibilità gotiche della Hammer e l'emergente paradigma slasher. Una gioventù liberata e condannata al contempo. Nonostante le sue ovvie concessioni commerciali, la pellicola riesce a catturare un momento di genuina transizione culturale e cinematografica.

Coproduzione anglo-statunitense anche nota come la Torre del Male che, con il tempo, sta acquistando un certo culto fra gli appassionati ma che, nel ‘72, non riscosse plausi, tanto da subire un secondo passaggio nei cinema USA nel 1980 con il titolo Beyond the fog per capitalizzare su Fog di John Carpenter. Fu il produttore britannico Richard Gordon, di qualche fama e astuzia, ad ordire la produzione di questo prodotto decisamente alternativo rispetto alle solite pellicole british ma il merito di tanta originalità va alla penna dello stesso regista Jim O’Connolly che ricompose interamente lo script originale affidatogli da George Baxt, ritenuto da Jim vera spazzatura (sic), e ispirato a Ai confini del mondo (1937). Ne emerge un film molto Seventy e con alcuni meriti involontari. L’incipit nebbioso su un’isola che sa di mare morto è la pregevole overture sulla fiera degli uomini con le basette rigogliose, di alcune donne dalle gradevolissime nudità, di alcune altre emancipate sott’aceto con la battuta caustica in canna, e poi una spolverata di freakettonerie assortite. La cosa di Baal, dio fenicio poi divenuto con la tradizione giudaico-cristiana demone terribile, fa un po’ ridere se piazzata su un isolotto in terra d’Albione ma tanto basta per costruirci una storia resa interessante da un certo mystery, ricostruzioni in flashback e tensioni relazionali date da un manipolo di protagonisti che devono gestire le loro triviali questioni di tresche amorose e vile denaro. La politica sessuale di questo film, ricco di sangue ma soprattutto di nudi, merita un'attenzione speciale: le giovani vittime, con la loro nudità disinvolta e la sessualità liberamente espressa, sono i perfetti esponenti della "generazione della liberazione condannata" (Christopher Frayling) la cui libertà appena scoperta diventa il veicolo stesso della loro distruzione. Se, poi, paragonato alle coeve produzioni britanniche, Tower of evil si rende interessante, a maggior ragione, sia per essere stato di chiara ispirazione per il nostro Antropophagus (1980) - nonché per Humongus (1982) - sia per essere, in sostanza, un proto-slasher con questo gruppo di persone, in due tornate, attaccate da un villain in stato di grande abbrutimento, lasciato a macerare nell’aura maledetta del dio fenicio di cui sopra che sta nascosto nella grotta dei tesori. Qualche buona scena di suspense non manca, così come non mancano alcune verbosità tipiche del tempo e del cinema inglese ma, ad essere allenati, certe atmosfere si fanno apprezzare. Ecco, tutto qua; magari cult anche no. La Glendenning, definita nel film “l’unico pulcino frigido d’Europa” dal fidanzato mandato in bianco, offre un' interpretazione che, in qualche modo, anticipa le successive performance della "final girl" mantenendo una sensibilità distintamente europea da art-house; il volto e il corpo della bella attrice, benché poi non così presenti nella pellicola, divennero non sorprendentemente il traino per i prodotti di marketing del film.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Tower of Evil

Regista:

Jim O'Connolly

Durata, fotografia

89', colore

Paese:

USA, UK

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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