Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere
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Voto:
Creduto morto alla fine del precedente film, Zé do Caixão (José M. Marins) è, invece, vivo e vegeto, e viene assolto per mancanza di prove per le nefande azioni compiute. Il popolo, però, non lo ama e la sparizione di alcune donne lo mette ulteriormente sotto cattiva luce. Zé promette di prendere il colpevole che, però, è ancora lui, sempre in cerca di un discendente perfetto.
LA RECE
Prosegue il discorso iconoclasta di Marins, anche se, strategicamente, il finale concilia con le richieste della censura. La visione bizzarra e kinky, comunque, emerge con prepotenza.
Dopo l'incredibile successo di A Mezzanotte prenderò la tua anim (1964), José Mojica Marins, il padre del cinema B sudamericano, fu pronto a una nuova incursione nei territori horror con la sua icona Zé do Caixão, il gestore di pompe funebri con le unghie bislunghe che sproloquia di assoluto ma che, alla fine, non cerca null'altro se non una fruttuosa copula. Il discorso narrativo abbastanza lineare del primo film viene, qui, abbandonato per un eccentrico delirio visivo che spazia dalle fantasie sadiane di tanto gotico europeo, alle scene kinky dai colori lisergici che vedono dannati orgiastici fustigati all'Inferno. La confusione, però, non regna sovrana. La recitazione media si fa migliore rispetto al primo film, la regia più attenta e l’ipergotico Zé va a guadagnarci di spessore, almeno agli occhi di un pubblico brasiliano adorante che vide in esso l'incarnazione di una vis iconoclasta in sfregio alle accuse di blasfemia mosse dai credenti più ferventi. Mojica Marins ebbe problemi legali per le sue pellicole (finirà anche in galera), segno che la strada imboccata era quella giusta o, se non altro, quella che farà del regista un'icona sovranazionale. Eccessivo come ci si sarebbe attesi, con uno Zé con le unghie ancora più lunghe rispetto al film del ‘64, Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere raggiunge il suo apice visivo-stilistico nella suddetta scena a colori che vede Zé scagliato all'Inferno per i sensi di colpa dovuti alla morte di Jandira. La visione marinsiana dell'inferno, che pare un distaccamento lisergico della camera delle torture di Olga (White slaves of chinatown, 1964), colpisce decisamente nel segno: donne messe in croce a testa in giù, uomini conficcati a terra e pungolati con il forcone, femmine fustigate. Zé s’aggira sconvolto per il girone mentre un'anima dannata gli si fa incontro e lo minaccia di incarnarsi nel suo cadavere. Il protagonista fa anche una breve visita a Satana, quest'ultimo interpretato sempre da Marins. Quindi, finalone in cui Zé riconosce, non troppo autonomamente, il potere di Cristo, rientrando nei ranghi; dato il finale, la censura poté venire a patti. Tutto questo, comunque, non prima che Zé abbia cercato la madre della sua perfetta progenie usando tarantole per capire quale, fra le potenziali partner, fosse la più tosta. Il messaggio implicito del film non è differente da quello lanciato con la prima pellicola, ma qui si aggiunge un grottesco carico da cento. Il mainstreamer può rimanere basito e fondamentalmente annoiato dal tutto ma i curiosi del cinema weird devono assolutamente farci cadere l'occhio, anche se 108 minuti di facce assurde e sproloqui docaixani non sono facilissimi da reggere.
TRIVIA
⟡ Clips dal film vengono riproposte in Delírios de um anormal (Hallucinations of a deranged mind, 1978).
⟡ Marins tornerà nei panni di Zé quarant’anni dopo con Embodiment of evil (2007) che usa materiale preso da un tentativo abortito del 1981 di ridare vita al mitico personaggio.
Titolo originale
Esta Noite Encarnarei No Teu Cadáver
Regista:
José Mojica Marins
Durata, fotografia
108', b/n
Paese:
Brasile
1967
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
