un Rantolo nel buio
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Voto:
Marguerite (Sondra Locke) è una fragile ragazza, nel corpo e nella mente, tenuta in una teca di cristallo dalla madre e dalla nonna, fino all’arrivo del padre separato (Robert Shaw) che rileva come la figlia sia attaccata in maniera delirante al pupazzo Aaron che, a quanto pare, gli parla.
LA RECE
Interessante ibrido che attraversa diversi sottogeneri, mantenendo come nucleo centrale l'esplorazione della psiche disturbata e frammentata della protagonista. Qualche lentezza di troppo ma il finale ripaga.
Prima di duettare con Clint Eastwood nei famosi film con l’ispettore Callahan, la Locke transitò in questo quieto ma morboso dramma che la vede reclusa domestica a casa con mamma e nonna a farsi punture di cortisone che cortisone non è. Tutto verrà chiarito in un finale con due colpi di scena: il primo di totale ovvietà, il secondo, invece, sorprendente. Sfortunatamente, la grande sorpresa deve attraversare diversi quadretti sonnacchiosi scossi solamente dai dialoghi fra Marguerite e il suo pupazzo brutto, nonché omicidi mal congeniati. D’altra parte, il regista Fraker era ben più versato come direttore alla fotografia che come regista, sicché un Rantolo nel buio emerge soprattutto per la cura della confezione, una fotografia fluo e una scenografia ricca. Inquietanti, comunque, le diverse situazioni palesemente incestuose che assumono un taglio ancor più folle una volta edotti sul mistero che governa la vita di Marguerite. Un qualche richiamo gotico a pellicole come gli Innocenti (1961) di Clayton, particolarmente nella rappresentazione della grande casa isolata come estensione dello stato mentale del protagonista. Locke perfetta per la parte, gli altri sostituibili, con un Shaw particolarmente imbalsamato. Pellicola poco energica che, nei ritmi, sembra rifarsi a certi drammi-horror domestici tipo Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) ma con due o tre aculei malsani per i quali può valerne il recupero.
TRIVIA
William A. Fraker dixit: “Nel '67 lavoravo come direttore alla fotografia di un film da nulla intitolato la Folle impresa del dottor Schaefer, e Roman (Polanski) si trovava per caso negli studios. Stava girovagando per il posto ed è capitato sul nostro set proprio mentre stavo facendo il mazzo al regista, non ricordo nemmeno per cosa. Quando abbiamo finito le riprese, uno degli assistenti di produzione è venuto da me e mi ha detto che un uomo di nome Roman Polanski voleva parlare con me riguardo le riprese del suo prossimo film (Rosemary’s baby, 1968). Così l'ho chiamato, abbiamo parlato per circa mezz'ora e mi è sembrato che fosse qualcosa che mi andava di fare” (simplycinema.blogspot.com).
⟡ Benché nel film recitino nel ruolo di madre e figlia, Mary Ure, aveva solo 11 anni in più della Locke nei panni di una ragazzina della metà dei suoi veri anni. Per la Ure, questo film, il suo ultimo lungometraggio, fu una pausa prima del ritorno sui palcoscenici teatrali, la sua vera passione. Sfortunatamente, la notte del 3 aprile 1975, dopo aver recitato a teatro, Eileen Mary Ure morì a soli 42 anni per quella che è parsa un’accidentale overdose di sonniferi combinati ad alcol.
Titolo originale
A Reflection of Fear
Regista:
William A. Fraker
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
USA
1971
Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
