Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso
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Voto:
Il professor Straford (Isarco Ravaioli) illustra ai suoi studenti alcune deviazioni sessuali: zoofilia, necrofilia, masochismo, sadismo. Poi, il prof commissiona agli stessi studenti una ricerca sul campo per intervistare prostitute e travestiti.
LA RECE
Polselli decide che è il momento di dare lezioni psicosessuologiche come fosse Krafft-Ebing ma, con tutta evidenza, non lo è. Ne esce fuori uno sleaze di notevole portata ma assolutamente indatatto al mainstream.
"Perché mi chiedi tutte queste cose, sciocco?!" "Se hai fatto la cacca? Mi piace sentirtelo dire" "Sì, ma non mi sono fatta il bidet, stronzo!". Et Voilà. Polsellata inarrivabile nella quale poter sentire dialoghi come il precedente appaiati ad altri barocchi e irreali: "Il nostro amore è una parentesi messa nel mio autunno e nella tua primavera, le mie foglie cadono e i tuoi fiori sbocciano". Storia produttiva parimenti folle per un film che, per velleità documentaristica, vorrebbe pescare dai mondos ma si arena subito nel trash e nel sexploitation con la paradossale pretesa di denunciare la diffusione di una mentalità pornografica tramite un film porno, così come, d’altronde, Polselli farà pure con Oscenità (1973). L’anelito del regista era alto e poggiava su suoi privati studi psicanalitici ma i mezzi erano scarsi: Polselli racimolò 25 milioni (180.000 euro se aggiornati al 2020) e girò quasi tutto a casa di Ravaioli. Alla prima uscita andò malissimo. Quindi, Polselli lo ritirò e girò altre scene erotiche con gli attori. La cosa andò meglio. Poi, nel ’79, arrivò il tempo degli inserti hard. Ovviamente, la società del tempo non la prese benissimo: "Anche per questo film venimmo denunciati io, il distributore nazionale, quello regionale, il padrone della sala e persino l'attacchino, poveraccio, che aveva affisso il manifesto. Lo ricordo come fosse adesso, si vede, nella locandina, una ragazza seduta, in mutandine, su una sedia, a seno nudo ma coperto dai lunghi capelli. Nella denuncia si diceva che il turgore del sesso della ragazza turbava i minori. Pensate l'ignoranza, il turgore del sesso in una donna..." (Giusti, 2004). Il film esordisce con uno schermo rotante psichedelico tipico del migliore Polselli (Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento, 1973) e prosegue con un excursus sulle deviazioni sessuali, per quanto, fin dal titolo e con una certa sottigliezza, addomestichi lo spettatore a percepire il tema del film con un occhio pieno di malizia, poiché scrivere “il mondo perverso del sesso” non è la stessa cosa che scrivere, più correttamente, “il mondo del sesso perverso”. Comunque sia, ecco che abbiamo Lubic che crede di essere un cane, Hans ha un pene enorme e fa danni, una donna è masochista, una gerontofila, un'altra necrofila e, poi, molta roba lesbo. Isarco Ravaioli ce la mette tutta per somigliare a uno psichiatra serio da fotoromanzo ma poi Jung lo pronuncia Yang. A lato di poche osservazioni psicologiche pertinenti mescolate a considerazioni morali dissennate (la discoteca come luogo di orge) si assiste agli inserti hard di cui sopra che propongono i non azzimati cespuglietti tipici del porno vintage. Materiale per cinefili barzotti.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Ralph Brown [Renato Polselli]
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
Italia
1973
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
