Session 9

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Voto:

Gordon (Peter Mullan) ottiene l'appalto per la ristrutturazione di un enorme ex manicomio. Questo è un bene perché l'uomo è molto stressato per la nascita del figlio e per il rapporto con la moglie, e il lavoro potrebbe salvare la sua impresa dal fallimento. Il team non è bene assortito ma il gruppo si dà da fare di gran lena: tutto deve essere finito entro una settimana. Verranno scoperte delle bobine in cui sono state registrate alcune sedute psicoanalitiche di una certa Mary, donna che soffriva di un disturbo di personalità multipla. La nona bobina rivela un retroscena inaspettato e libera su tutto lo stabile un'energia negativa.

LA RECE

Horror psicologico che trasforma un ospedale psichiatrico dismesso, old dark house sanitaria, in un inquietante personaggio a sé stante, dimostrando come i luoghi possano essere genuinamente terrificanti senza jump scares e SFX elaborati.

Uno dei primi lavori di Anderson, stimato regista per successivi lavori (l'Uomo senza sonno, 2004; Transsiberian, 2008) con anche un ricco curriculum nell'ambito dei serial TV. Difficile tessere gli elogi di Session 9 senza poter rivelare importanti elementi della trama. A tratti, il film si presenta come un piccolo dramma in stile britannico sulle condizioni proletarie, altre volte appare come un semplice horror che tratta di un caseggiato infestato da una presenza malefica. Session 9, in effetti, è molto di più. Il film ha l'ambizione di diventare una riflessione sulla permeabilità al male, quindi con rimandi a una certa cinematografia horror che ha in Shining (1980) uno dei suoi più alti esponenti. Rispetto a quest'ultimo, Session 9 è molto meno fantasioso in rapporto alle trovate orrorifiche e i dialoghi che intercorrono fra i protagonisti sono molto più confidenziali. Inoltre, mentre in Shining il Male ha una sua cifra precisa e magniloquente, in Session 9 esso è più etereo ed ordinario: si tratta di un disagio comune a tutti e che può esplodere da un momento all'altro, qualcosa di così banale che gli stessi protagonisti, leggendo i motivi dei ricoveri degli ex pazienti, non ne colgono il senso. Il film punta molto sulle atmosfere lugubri, algide, sporche e trascurate del vecchio manicomio, una "old dark house" ospedaliera ben curata da Sophie Carlhian, ribaltando le aspettative di chi si attende un qualche incredibile esito, lasciando, invece, scossi per una quasi inesplicabile esplosione di malessere; inesplicabile è un termine consono, visto che la conclusione è di difficile comprensione e rientra in quella casistica che vuole l'audience, dopo la visione del film, tutta presa a trovare una sua personalissima spiegazione. Forse, in questo, nel suo intreccio arzigogolato, il film risulta essere un po' ambiziosetto e si dimentica del pubblico. D'altra parte, importa poco che tutti i nodi vengano al pettine e che si riesca a ritrovare una perfetta linearità nella storia se il film è stato capace di regalarci pregevoli momenti di genuina inquietudine e con pochi mezzi. Passato ingiustamente sotto silenzio, Session 9 è una pellicola non solo seminale rispetto al terrore nei vecchi manicomi abbandonati, ma capace anche di anticipare sia il filone dei found footage, sia film come Ringu (1998) che trattavano di un certo tipo di Male che usa un medium tecnico come viatico per propagarsi. Film che tratta lo spettatore con intelligenza e rispetto; tuttavia, è poco adatto a chi è in cerca di dinamismi. Nel cast, David Caruso prima delle frasi lapidarie con la testa inclinata nei panni di Horatio Caine in C.S.I. Miomi (2002-2012).

TRIVIA

Brad Anderson (1964) dixit: "Se si guarda il film, credo che ci sia davvero poca violenza esplicita. Voglio dire, ce n'è un po' verso la fine ma la maggior parte è off-camera e implicita. Questo per me è più inquietante. Per me, questo lascia molto più spazio all 'immaginazione del pubblico. Resta da vedere se il pubblico la percepirà o meno, ma questo potrebbe essere il fattore intelligente [...]. Sai, penso che il pubblico abbia voglia di essere spaventato" (IMDb.com).

⟡ David Caruso ha dichiarato di aver visto qualcosa nell'ex manicomio dove è stato girato il film e ha aggiunto di non aver detto nulla perché: "la gente avrebbe iniziato a guardarmi in modo strano".

⟡ Era previsto un sub-plot relativo alla presenza di una senzatetto che dormiva nell'ospedale psichiatrico, e che nel film si riduce all'ombra che si vede di notte quando Hank va a prendersi il bottino. Il sub-plot connesso a questa donna è stato eliminato perché la test-audience è rimasta confusa dalla presenza della senzatetto pensando che si trattasse di Mary.

La location reale, ovvero il Danvers State Mental Hospital, fu il manicomio che ispirò Shutter Island (2010). Il Danvers State Hospital aveva chiuso i battenti nel 1992 ed è stato demolito nel 2006.

Titolo originale

Id.

Regista:

Brad Anderson

Durata, fotografia

96', colore

Paese:

USA

Anno

2001

Scritto da Exxagon nell'anno 2004 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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