Spider
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Voto:
Periferia est di Londra tra il 1960 e il 1980. Spider (Ralph Fiennes) vede suo padre uccidere brutalmente la madre e rimpiazzarla con la prostituta Yvonne (Miranda Richardson). Convinto che stiano tramando di uccidere anche lui, Spider ordisce un piano folle che porta avanti fino alle estreme conseguenze. Anni dopo, Spider viene rilasciato e messo in una struttura che si occupa di reinserire ex detenuti. In essa, la proprietaria, Mrs. Wilkinson (Lynn Redgrave), non lo considera con le dovute attenzioni; così, lui smette di prendere le medicine e si trova a rivivere i fantasmi dell'infanzia.
LA RECE
Labirinto psicologico di un ex paziente psichiatrico che ricostruisce i suoi traumi d'infanzia in una Londra industriale e claustrofobica: un Memento della follia che scava nelle ossessioni cronenberghiane senza body horror. Film cerebrale e opprimente che trasforma la memoria in un puzzle distorto in cui la realtà si sfalda come una ragnatela sotto il peso di paranoia e sensi di colpa irrisolti.
Il film che non ti aspetti da Cronenberg. Abbandonate, per la circostanza, le sue tipiche suggestioni legate alla carne e alle sue mutazioni, il regista canadese prende il romanzo di Patrick McGrath, edito nel 1990, e ci costruisce intorno un film che procede lento e inesorabile come la mente del protagonista schizofrenico, interpretato validamente da Fiennes. Spider è il viaggio nei meandri del cervello di un soggetto gravemente turbato, viaggio rappresentato attraverso i suoi occhi. Un esercizio di stile da parte di Cronenberg che lascia lo spettatore nel complesso compito di entrare in contatto empatico con il protagonista, cosa assai difficile da farsi con gli schizofrenici; in assenza di ciò, Spider resta il freddo e distaccato racconto di un disagio mentale con qualche affinità con un altro lavoro di Cronenberg: il Pasto nudo (1991). D'altra parte, il film procede piano come i piccoli passi che muove il protagonista, si ferma, retrocede e sembra non decollare mai. Che il segreto stia nel farsi rapire dalla dimensione psicologica del protagonista, dalle sue manie, dai suoi silenzi continuamente inframezzati da bisbigli indistinti? Il miglior modo di approcciare Spider deve trovarsi per forza nello sforzo di allinearsi ai ritmi fisici e psicologici del protagonista rinunciando alla fretta di svelare l'arcano che sta dietro al disagio di Spider, né spazientirsi perché non accade nulla di eclatante, fino a giungere ad un finale che dà senso al tutto ma che, in fin dei conti, non è così originale né sconvolgente. Ad ogni modo, splendide, cupe e diroccate le location e la fredda fotografia di Peter Suschitzky, regular nelle pellicole di Cronenberg, e magistrale la triplice interpretazione della Richardson. Insomma, se Les Cahiers du Cinéma ha definito Spider l'ottavo film più bello del 2002 qualche ragione ci sarà. Film d'essai non adatto a chi non sa aspettare Godot. A chi piace il tema, potrebbe piacere anche Possum (2018) di Matthew Holness o Memento (2000) di Christopher Nolan.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
David Cronenberg
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
Canada
2002
Scritto da Exxagon nell'anno 2007 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
