lo Strangolatore di Vienna
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Voto:
Il macellaio Otto Lehman (Victor Buono) viene rilasciato dal manicomio perché guarito. L'uomo torna a lavorare nel suo negozio di alimentari ma, al primo litigio con la moglie, la uccide e ne fa salsicce. Il giornalista Mike (Brad Harris) cerca di risolvere il caso.
LA RECE
Si cerca di rileggere il mito di un barbaro serial killer austriaco ma attraverso le lenti distorte di un comedy-horror grottesco, poveristico e retto dal gigione Victor Buono. Piace ma con riserve.
Un tempo, film di culto, ora meno, però lo Strangolatore di Vienna è ancora una riuscita combinazione di horror e commedia retta dal gigione Victor Buono, una sorta di Richard Burton come visto in Barbablù (1972) ma più viscido e decisamente più grasso ma anche morboso e dagli impulsi incontrollabili. Forse emersa per cavalcare l'onda de lo Strangolatore di Boston (1968), parte del piacere della pellicola, vista con occhi moderni, deriva dal tranquillizzante bianco e nero e dalla serena prevedibilità della storia costantemente accompagnata da uno score musicale brechtiano composto da Alessandro Alessandroni. C'è da sorridere ma anche da ricordare che il protagonista sta dando da mangiare a mezza Vienna delle salsicce fatte con i propri familiari; disgustoso, tanto più che il tutto s'ispira a una storia (forse) vera. Il tema alla base, dunque, è forte, e con altri soldi e altri professionisti si sarebbe potuto fare di meglio. La schematica regia di Zurli è incredibilmente datata se si pensa che il film fu girato nel '70, mentre si ha l'impressione di guardare un film degli anni '40; ci ricordiamo di essere nel '70 solo per le scene di nudo femminile. Malissimo anche la scenografia, in alcuni casi ridotta al minimo. Quasi assente il sangue nonostante il tema del film: gli omicidi si limitano agli strangolamenti, mentre la macellazione dei corpi è data da intendere ellitticamente tramite la visione della macinazione della carne. Bruno-movie, quindi, con l'attore, ironicamente un rinomato gourmet, che mette all'angolo tutti i comprimari, a parte, forse, Luca Sportelli nei panni del cognato del macellaio, con la sua vaga somiglianza a Peter Lorre (M: il mostro di Diisseldorf, 1931 ). Film da riscoprire e, perché no, anche da remeccare come si deve.
TRIVIA
Guido Zurli (1929-2009) dixit: "Mi telefona Benito Bertaccini, che era un produttore, e insomma, mettemmo su questo film che, però, doveva essere drammatico, tant'è vero che l'attore era John Ireland ... John Ireland era un attore di quelli seri, duri, che non aveva senso dell'umorismo, oppure non aveva capito me. Per fortuna mi disse: "Stasera andiamo a cena insieme"... da Biffi, a Milano [...] Andammo a cena da Biffi. Disse: "Ci vediamo domani". L'indomani: "Si comincia?" "No?" "Perché?" "È partito!". John Ireland se n'era andato. Forse aveva avuto un assegno ballerino. Victor Buono fu tutto contento che io facevo un film grottesco!" (Stracult).
⟡ Il film s'ispira vagamente alle imprese del serial killer Fritz Haarmann (1879-1925) detto "Il macellaio di Hannover". Dal 1919 al 1924, Haarmann commise almeno ventiquattro omicidi. Le sue vittime erano marchettari che vagabondavano attorno alle stazioni ferroviarie. Haarmann li portava nel proprio appartamento e li uccideva mordendoli alla gola in uno stato d'eccitazione sessuale. Durante il processo, si disse che Fritz avesse venduto la carne delle vittime al mercato nero spacciandola per carne di maiale ma non esiste alcuna prova circa la veridicità di tale affermazione.
Regista:
John Zurli [Guido Zurli]
Durata, fotografia
83', colore
Paese:
Italia, Germania
1970
Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
