Testament
Voto:
La famiglia Wetherly, composta da mamma Jane (Jane Alexander), papà Tom (William Devane) e i tre figli, conduce una serena vita a Hamlin, zona suburbana della California. D’improvviso, gli Stati Uniti vengono bersagliati da una serie di bombe atomiche, e Jane, in assenza del marito morto durante un viaggio di lavoro effettuato in una delle zone colpite, deve sopravvivere con i figli e con gli altri concittadini.
LA RECE
L'unica impronta femminile sul tema (cinematografico) sul dramma atomico. Si evitano spettacolarizzazioni concentrandosi sul dramma quotidiano di una famiglia in un piccolo paese nel dopo-bomba. Si racconta con delicatezza la lenta agonia di una comunità condannata dalle radiazioni, in un crescendo di morte che coinvolge tutti gli abitanti. Nonostante un finale un po' retorico, il film mantiene una dignità silenziosa nelle sequenze più drammatiche.
Film molto poco noto, parte del ciclo di pellicole sulla guerra atomica che fiorirono in quegli anni; su tutti, a livello di riconoscimento pop, il contemporaneo the Day after - il giorno dopo (1983) di Nicholas Meyer, ma i titoli approdati in sala furono diversi, per tono e realizzazione: dall'adolescenziale (Wargames - Giochi di guerra, 1983) all’animazione (Quando soffia il vento, 1986). Così come il film di Meyer, Testament venne prodotto per la tv ma la qualità del risultato fu tale che la Paramount decise di distribuirlo nelle sale. Un’alta particolarità non da poco è relativa al fatto che Testament è non solo il film più noto della poco prolifica documentarista Littman ma anche l’unico film realizzato da una donna sul tema minaccia nucleare. L’apporto di una sensibilità femminile, fra mano registica e spunto letterario d’origine ("The Last Testament" di Carol Amen, scritto nel 1970 e pubblicato dieci anni dopo) si fa piacevolmente sentire. Testament, fosse anche per contenere i costi, evita qualsiasi spettacolarizzazione del bombardamento nucleare e si concentra, invece, sull'enorme dramma di un piccolo paese e di come ognuno dei suoi abitanti debba cavarsela nel dopo-bomba. In realtà, la grande drammaticità della storia deriva dal fatto che il dopo-bomba, con il suo fallout nucleare, rende praticamente inutile qualsiasi sforzo di sopravvivenza da parte di persone impreparate e sguarnite di rifugi adatti all’uopo. Quindi, la vita di mamma Jane e dei suoi figli, in tragica e inutile attesa del capofamiglia, si riduce ad un lento e inesorabile stillicidio di morte condiviso da tutti gli altri concittadini fra i quali si distingue la giovane coppia composta da Kevin Costner e Rebecca De Mornay pre-fama, i quali perdono la figlia neonata. Tacciato di melodrammaticità e, invece, danneggiato solo po’ da un finale retorico nel quale, però, viene espresso il testamento del titolo, il lavoro della Littman è gradevolmente intimista senza strappi forzatamente commoventi, con alcune sequenze di marcato impatto ma silenziosa dignità, quali l’inumazione con i lenzuoli di casa della figlia maggiore e il lavaggio del figlio più piccolo (esordio di Lukas Haas) che perde sangue dal retto. Modesto nella confezione coerentemente con il racconto, Testament fino a poco tempo fa poteva risultare un documento distante dagli allarmismi dell’isolamento e della morte domestica data da una piaga globale, ma visto in piena fase Covid-19, come m'è accaduto, sembra avere ancora qualcosa da dire con una delicatezza tanto piacevole quanto realistica e desolante. E poi ci sono le sempiterne ansie per la guerra atomica; roba che si pensava estinta, e invece, guarda un po', piace ancora tanto alle alte sfere girarsi fra le dita il bottone della fine dei tempi. Consigliato.
TRIVIA
Lynne Littman (1941) dixit: “Non ho mai lavorato a Hollywood. Testament è stato preso da Hollywood ma probabilmente non sarebbe mai stato realizzato lì. La tv via cavo non mi avrebbe mai dato i soldi per la produzione sulla base di una scommessa; fanno lavorare Elizabeth Taylor e Carol Burnett, non Jane Alexander e Bill Devane. Non avevo mai diretto un film. Sono una donna. E il materiale è assolutamente difficile” (IMDb.com).
⟡ Il romanzo di Carol Amen nacque da un incubo che la donna ebbe di notte. Svegliatasi, passò il resto della notte a scrivere tutto quello che aveva sognato. Molti editori rifiutarono lo scritto per il suo tono triste, poi venne pubblicato da St. Anthony's Messenger.
⟡ Prodotto per la PBS, Testament venne poi distribuito nei cinema dalla Paramount che, però, fu denunciata dagli attori pagati con uno stipendio da film per la tv e non per una release cinematografica. Si trovò un accordo extragiudiziale.
⟡ Dopo questo film, l’attrice Jane Alexander divenne un’attivista anti nucleare.
⟡ Caste e crew si sono riuniti 20 anni dopo per realizzare un documentario sulla realizzazione di questo film, intitolato Testament at 20 (2003).
⟡ In una fase iniziale della produzione, la regista inviò il soggetto del film in Inghilterra all’attrice Julie Christie per vedere se quest’ultima fosse interessata al ruolo di protagonista. La Christie rispose rifiutando l’ingaggio sull’assunto che l’ingenuità della storia la rendeva prettamente statunitense e, per questo, lei non era l’attrice adatta per la parte.
⟡ Un più completo elenco di film in tema dramma nucleare, prodotti in quegli anni, comprende, oltre ai sopracitati: Sindrome cinese (1979), Silkwood (1983), Ipotesi sopravvivenza (1984), the Atomic Cafe (1982), Gioco mortale (1986), Whoops apocalypse (1982), Special bulletin (1983), Ground zero (1987), Barefoot Gen (1983), Rules of engagement (1989), Quell'ultimo giorno (1986), Memoirs of a survivor (1981), Detector (1980).
⟡ Jane Alexander ottenne per il film una candidatura all’Oscar come Migliore Attrice protagonista.
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
Lynne Littman
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
USA
1983
Scritto da Exxagon nell'anno 2020 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
