un Tranquillo posto di campagna

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Voto:

L'artista Leonardo Ferri (Franco Nero) si rifugia nella campagna veneta al fine di ritrovare l'ispirazione. Nella villa in cui soggiorna, iniziano ad accadere fatti strani; Ferri scopre che lì era morta Vanda (Gabriella Boccardo), una giovane ninfomane. L'artista indaga sul dramma di Vanda che è anche il dramma della tormentata anima dell'artista.

LA RECE

Combo di fantasmi, giallo e riflessioni sessantottine con tanto di montaggio sincopato e altre cose ricercate che, ai tempi, piacevano parecchio, mentre oggi fanno tanto documento storico. Film curioso più che altro. Buona coppia attoriale, comunque.

Affascinante storia di fantasmi girata da Petri in pieno periodo sessantottino, il che influenza non poco il modo in cui il regista sceglie di rappresentare una storia, di per sé, abbastanza banale. Sfuggendo alle regole di qualsiasi genere e mescolando cinema d'arte con giallo e horror, un Tranquillo posto di campagna inizia in maniera poco esaltante, ma assai psichedelica, per poi approdare a una forma narrativa più consueta che rende lo svolgimento meglio comprensibile. Il film, tuttavia, rimane caratterizzato per tutto il suo svolgimento da un montaggio frenetico, a tratti frammentato, coadiuvato dallo score di maestro Morricone che studia una musica dissonante come farà qualche anno dopo con il Gatto a nove code (1971). Franco Nero, nei panni di un artista che, come vuole lo stereotipo, ha le rotelle fuori posto, regge su di sé la storia della schizofrenia del genio che Petri cerca di descrivere registicamente. Surreale e libero, ma anche prigioniero degli stili con cui un tempo si doveva rappresentare la libertà espressiva, il film di Petri rimane in bilico fra realtà e allucinazione, fra spiegazione e cripticità; il bello è, o dovrebbe essere, proprio questo. Un suo fascino ce l'ha, benché il risultato sia meno graffiante di ciò che vorrebbe o, forse, semplicemente, oggi funziona meno di ieri. Ciononostante, funziona ancor’oggi il finale e la scelta della localizzazione rurale e malsana che, sfruttata meglio, darà vita, anni dopo, ad opere quintessenziali (la Casa dalle finestre che ridono, 1976). Bravissima, come al solito, Vanessa Redgrave nei panni della donna di Ferri che commercia in arte e piazza i lavori del suo uomo, ponendo le basi di un discorso, poco analizzato nel film, sul rapporto fra artista come creativo e artista come commerciante. Lisergico, sì, però, alla fine, i momenti più interessanti si palesano nelle parti maggiormente lineari collegate alla storia di Vanda, vedi il dialogo fra Ferri e il macellaio un tempo amante della nobildonna. In altre situazioni non si sopravvive alla noia, soprattutto quando il manierismo eccede e lo sperimentalismo di fine anni '60 va sopra le righe. Per curiosi, direi, ma l'impressione è che sia quel tipo di film che qualcuno reputa un mezzo capolavoro non riconosciuto.

TRIVIA

⟡ La location principale è Villa Lugli Cavalli.

⟡ Ai tempi, Franco Nero e la Redgrave erano compagni nella vita reale.

Regista:

Elio Petri

Durata, fotografia

106', colore

Paese:

Italia

Anno

1968

Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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