Tremors: a Cold day in hell

Ci si trasferisce in zona circumpolare che, però, in realtà, è il Sudafrica. E vabbè. Il Gummer di Michael Gross funziona ancora ma è un po' stanco e la dinamica del film ha un po' tediato. Non siamo al livello sconsiglio ma siamo lì.

Al quinto sequel del franchise nato con Tremors (1989), il sempre simpatico Burt Gummer, affiancato dal figlio trafficone Trevis veicolo di battute e amorazzi, è ancora alle prese con i vermoni antropofagi. Dovrebbe trattarsi di un “worms on ice” e, invece, tutto si svolge nello stretto perimetro di un’istallazione scientifica scongelata, colpa del solito clima impazzito. Sarà perché il film, che la storia vuole in Canada, è stato, in realtà, girato in Sud Africa? L’umanità che abita il luogo remoto è, come si conviene, bizzarra ma le scienziate sono perlopiù tutte splendide sudafricane alcune delle quali muoiono, causando grande sperpero genetico. Il manipolo di combattenti corre su e giù per la base assediata da giganteschi vermi guizzanti senza aggiungere nulla che non si sia già visto nelle puntate precedenti. Gummer, questa volta, è stato infettato da un parassita contratto da un graboid e ciò rischia di portarlo alla morte. Gross, che recita ancora col piglio giusto, pare un po’ stanco; forse è arrivato il momento di farlo andare in pensione, dato che lo scapigliato Jamie Kennedy sembra cavarsela benissimo da sé ma, siatene certi, non sarà più lo stesso divertimento, e già qui ce n’è poco. Prodotto dalla 1440, divisione a budget ridotto della Universal. E si vede. Seguito da Tremors: Shrieker island (2020).

⟡ Nessun dato, per ora.