Trhauma
Voto:
Un gruppo di persone passa il weekend in una villa isolata ma quando una delle ragazze sparisce, gli amici si preoccupano, anche perché nei paraggi s’aggira un killer demente (Per Holgher) che impiega le proprie giornate a massacrare gente e giocare col Lego.
LA RECE
Il misconosciuto Martucci si cimenta in una sua personale sintesi di slasher e giallo, e rimane spaesato nella sua stessa bislacca opera. Film dimenticato da recuperare solo per questioni di esegesi cinefila. Passare oltre.
Oscuro titolo legato a una misconosciuta pellicola che sul mercato vale non poco se avete la copia VHS della Cinehollywood o quella della Look Video. Problematico capire quale sia il vero titolo: l’Anica lo ha registrato come Thrauma visto censura del 19/12/79, però, altrove lo si trova scritto Trhauma e pure Trauma; in alcune locandine, poi, il titolo diventa sottotitolo tra parentesi: il Mistero della casa maledetta (Trhauma). Anche la data non sembra certa: chi dice 1979, chi 1980, chi un improbabile '83. Per non parlare della durata che varia a seconda dei gusti di censura: dai 90 ai 75 minuti. Questo genere di nodi li districa solo Pulici e il team di Nocturno; io, francamente, non ci perdo il sonno. La versione visionata è probabilmente una di quelle che ha subito qualche taglio censorio ma fare esegesi su una pellicola di qualità così scadente pare superfluo. In un incarto da giallo classico (Dieci piccoli indiani” della Christie) Thrauma si sviluppa come un proto-slasher per cavalcare l’onda del successo di Halloween (1978) proponendo un folle stalker necrofilo, rimando gotico, che scanna donne e uomini indistintamente, se la prende anche con un cane in una scena malfatta - il cane sta chiaramente giocando - e, alla fine, si rilassa costruendo castelli col Lego. Martucci, a cavallo di due generi e di due epoche dell’horror, non rinuncia al tocco giallo e, quindi, va da sé che il demente sfigurato non agisca di sua sponte ma sia manovrato da uno degli ospiti che ripaga i servizi del killer con preziosi mattoncini di plastica. Il movente, naturalmente, è commisurato alla demenzialità della pellicola. Il tutto si conclude, in modo altisonante, con una frase che compare sullo schermo sovrapponendosi, di colpo, al volto di quella che dovrebbe essere l'ultima vittima: "Iddio giudicherà il giusto e l'iniquo: perché sta fisso un tempo per ogni cosa. Dio fa per provarli e mostrare che essi da soli sono bestie, né l'uomo ha alcun vantaggio sul bruto perché tutto è vanità". Disastro. Martucci (i Frati rossi, 1988) gira questo film in modo poveristico e vago, forse per la volontà di copiare il lavoro di Carpenter e l'evidente incapacità di saperlo fare, ovvero ponendo gli omicidi fuoricampo quando lo slasher, invece, esaltava l'esposizione grafica della brutalità. L’operazione trash viene farcita confusamente con un po' di sesso (un'attricetta mostra la mercanzia) e qualche momento di tensione verso la fine, fra luci ed ombre della casa. Di mediocre culto il servizio fotografico della modella accompagnato da uno score musicale da film hard. Da vedere solo perché poco visto sia il film, sia il regista ampiamente superato in notorietà dal Martucci che se ne andò in Polonia con Enzo.
TRIVIA
Gianni Martucci (1946) dixit: “C'era un altro film in fase di lavorazione con lo stesso titolo. Per non incappare in problemi abbiamo storpiato il nostro aggiungendo una H. […] Un altro film fatto a costo bassissimo e realizzato grazie alla chiusura delle vendite all'estero. […] Era una storia claustrofobica, circoscritta ad un luogo specifico in cui si aggira un mostro che, però, è sempre stato sotto gli occhi di tutti […]. Il soggetto di partenza era, perdona la parola, intrigante. L'ambizione era quella dell'intreccio psicologico fuso al giallo” (fondazionecsc.it).
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Gianni Martucci
Durata, fotografia
85', colore
Paese:
Italia
1979
Scritto da Exxagon nell'anno 2013 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
