Uzumaki
Voto:
La studentessa Kirie (Eriko Hatsune) si preoccupa per la sorte del padre del suo migliore amico Shuichi (Fhi Fan). L'uomo, ossessionato dalla spirale in ogni sua declinazione, finisce per suicidarsi infilandosi in una lavatrice ma, quando i suoi resti vengono cremati, il fumo sale in cielo formando una gigante spirale. Tutto il paese di Kurouzucho finirà in preda ad una grottesca ossessione e mutazione spiraliforme.
LA RECE
J-horror basato su un manga che segue una cittadina ossessionata dalle spirali. Progressione con ritmo onirico da una normalità serena verso un apocalisse grottesca, accumulando visioni bizzarre senza troppe spiegazioni logiche. Opera bizzarra che richiama l'orrore cosmico lovecraftiano. Consigliato.
Sull'onda del successo che il J-horror ha ottenuto in tutto il mondo grazie a Ringu (1998) sono stati prodotti diversi film, alcuni palesi cloni di modelli rodati, altri più originali. Uzumaki, vortice, è uno dei figli diversi di quello specifico gusto orientale di fare horror. Basato sull'omonimo manga creato da Junji Ito pubblicato fra il 1998 e il 2004, il film di Higuchinsky difficilmente potrà trovare un trattamento di favore da parte dei produttori occidentali che hanno remeccato tutto ciò che potesse avere un qualche potenziale di vendita in Occidente. Uzumaki, infatti, è una pellicola bizzarra con riferimenti visivi e narrativi immersi in una realtà e in un sentire assai poco vendibile qui da noi e distante dalle tipiche ghost-story orientali alle quali siamo ormai assuefatti. Diviso in quattro capitoli, il film si apre con la presenza di una giovane liceale, di quelle con la divisa da fantasia hentai. Sonnacchiosamente, o meglio, con un ritmo onirico e un'immersione in colori virati al verde, Uzumaki progredisce verso una dimensione apocalittica partendo da una serena e divertita normalità, similmente a Pulse (2001), altro capolavoro J-horror. Esattamente come le spirali che dominano il racconto, il film accelera la propria visione grottesca all'approssimarsi della conclusione, partendo con le placide spirali del guscio delle lumache e finendo per mostrare orribili umani che strisciano sulle pareti della scuola. Fra la quiete e la tempesta, Uzumaki presenta immagini di un bizzarro orrore fatto di cieli con la spirale, di minestre che, girate, fanno il vortice, di occhi che ruotano, di capelli che si arricciano, di gente arrotolata nella lavatrice, di scale a chiocciola e di corpi umani che si contorcono. Il senso di ciò che si osserva un po' si perde ma non è, né deve sempre essere una questione di rigido senso logico. Il valore aggiunto di Uzumaki è proprio l'abbandonarsi a visioni grottesche che si accumulano, trascinando lo spettatore in una dimensione “altra” che va accettata passivamente, cacciando la logica altrove. Il senso di nichilismo incombente ricorda lo stile lovecraftiano e l'orrore cosmico, e, come il Triste di Providence, Higuchinsky non offre troppe spiegazioni per le domande che sollecita. Uzumaki è, in definitiva, uno di quei film che potrebbe sollecitare una seconda visione dalla quale risulterebbe più chiaro il valore sovversivo degli elementi comici che, all'apparenza, incidono negativamente sul racconto. Tuttavia, non aspettatevi, dopo un ulteriore ripasso, di avere le idee più chiare rispetto agli avvenimenti che colpiscono la cittadina di Kurouzucho. Per chi ama il cinema horror-weird, Uzumaki è un must; voto non elevatissimo per la confezione, in effetti, un po' povera.
TRIVIA
Akihiro “Higuchinsky” Higuchi (1969) dixit: “Il termine giapponese “kikai” è perfettamente appropriato per questo punto di vista. La definizione del dizionario dice: cosa o persona strana o misteriosa; in più, cosa o persona dalla forma inquietante. Mentre l’horror, di solito, genera paura e sorpresa, questo mondo evoca immagini sinistre e misteriose. […] Il fascino di Uzumaki non è che esso sia spaventoso in sé ma, piuttosto, che riesca a mutare le persone che ne vengono catturate. Reputo che l’atmosfera della cittadina fittizia di Kurouzu erosa da Uzumaki sia molto artistica” (Edwards, 2017).
⟡ Lo pseudonimo del regista deriva dal fatto che egli è nato in Ucraina.
⟡ Un'immagine fantasmatica del volto di Kirie appare in mezzo allo schermo quando la ragazza cammina in casa di Shuichi, cercando il padre di quello; è la stessa faccia che lei "farà" guardando la registrazione video fatta dall'uomo.
⟡ Quando viene mostrato la prima volta il poliziotto arrabbiato, questi guarda il poster segnaletico di un ricercato. Quest’ultimo è Junji Ito, il creatore del manga Uzumaki.
⟡ Alcune aree dello schermo sono state spiralizzate in digitale. Questo avviene almeno cinque volte nel film: durante la ripresa di un tramonto; mentre Kirie e Shuichi tornano a casa da scuola (la ripresa è la soggettiva di un volatile); quando Kirie va in casa di Shuichi con un regalo; in casa di Kirie, quando la ragazza scende le scale di notte.
⟡ Il film fu realizzato prima che il fumetto dal quale è tratto fosse concluso e ha, quindi, un finale diverso da esso.
⟡ I numeri 6 e 9 hanno un aspetto vagamente a spirale e, nel film, compaiono diverse volte, ad esempio nella targa della macchina del giornalista, come numero di stanza dell'ospedale, come data nel video che si vede in conclusione.
Titolo originale
Id.
Regista:
Higuchinsky [Akihiro Higuchi]
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Giappone
2000
Scritto da Exxagon nell'anno 2006 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
