Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi
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Voto:
Antoine (Jean-Marie Durand) e Isa (Sandra Julien), in viaggio di nozze, fanno visita ai cugini di lei che vivono in un castello. Là giunti, le due inservienti avvertono la coppia che i cugini sono morti. Isa, che non si vuole concedere ad Antoine, viene invece sedotta da Isolde (Dominique). I due cugini, vampiri, escono dalla tomba e si oppongono a Isolde ma per Isa è troppo tardi. Antoine prova a porre termine alla minaccia che lo circonda.
LA RECE
Gotico sperimentale francese anche un po' erotico che privilegia immagini oniriche e surreali rispetto alla narrativa tradizionale. Come Suspiria di Argento, ma parecchi gradini sotto, qui si sacrifica logica e ritmo per creare un'esperienza visiva unica. Divisivo e, ormai, anche un po' dimenticato.
Rollinade da manuale, forse la più paradigmatica. Il titolo della distribuzione italiana prende una stecca fenomenale perché di zombie non ce ne sono, se non i vampiri non-morti, ma, forse, la volontà era sfruttare l'onda lunga del film di Romero uscito due anni prima; per assurdo, il folle titolo italico non fa che aggiungere culto a un film decisamente surreale. Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi è quel genere di pellicola che spacca la platea in due fazioni: coloro che sanno chi è Jean Rollin, quindi sanno cosa stanno per vedere, e coloro che, invece, s'improvvisano e ne escono scoglionati. Io decido di farmi del male e mi godo la visione all'ora delle streghe, sperando di concedere al film il suo massimo potenziale onirico, qualsiasi cosa ciò possa significare: in parte ci prendo, per il resto rischio il coma profondo. Lo sperimentalista francese si disinteressa della dimensione narrativa in senso stretto, della logica e pure del ritmo. Se ne frega pure della paura e, benché non sembri, anche del sesso, lasciando che la sua pellicola sprigioni le migliori suggestioni da semplici immagini evocative, colorate, bizzarre e disarticolate rispetto a una trama molto esile. Il regista si dimentica che ha in mano una storia con possibili approfondimenti d'interesse - gli ex cacciatori di vampiri, ora vampirizzati, eroi nei panni del nemico - e relega il tutto in un soporifero susseguirsi di accenti visivi in cui prevale il rosso, gli abiti da hippy e uno score musicale che ricorda i primi Pink Floyd. Recitazione dilettantesca e completamente fuori dai canoni attesi per un gotico classico che, qui, viene immerso in salsa avanguardista. Grande esposizione di nudità femminili niente male ma, come detto, per Rollin la nudità non sembra essere spunto di lascivia ma l'ennesimo aggancio per dare vita a quadri umani di non chiara interpretazione ma affascinanti, vedi la vampira che esce dal pendolo poi riproposta dallo stesso regista in l'Amante di Dracula (2002). Il pericolo della sopravvalutazione c'è eccome: chiaramente occorre non conoscere bene Rollin e non notare che il suo stile non è sempre scelta ma necessità derivata da pochezze tecniche in vari settori della produzione, scrittura e regia in primis. Rollin non era un genio della settima arte, aveva, però, una visione curiosa relativamente al fare cinema e una smodata pervicacia nel portare avanti quella visione; peraltro, i tempi in cui operò erano particolarmente tolleranti verso chi volesse “rollinare” in campo artistico. Opere particolari quelle del francese, dominate da un egoismo quasi infantile nel voler rappresentare le cose che piacevano a lui e come a lui piacevano (vedere il finale sulla spiaggia di Dieppe che compare ovunque nei suoi film) senza pensare che l'horror gotico era un genere molto popolare e che, quindi, richiedeva una certa attenzione nei confronti del pubblico pagante; Rollin sarà stato freak ma la percentuale sugli incassi non credo si dimenticasse di incassarla. Poco sorprendentemente, i film di Rollin non ebbero una grande fortuna immediata e, alla loro diffusione, vennero relegati in pochi cinema e sovente quelli del circuito hard. Adesso, la Rollin-art è materiale da recupero, ma cum grano salis; può valere la pena guardare le Frisson des vampires insieme a la Vampira nuda (1970) e Requiem pour un vampire (1971) per completare il trittico vampiresco-weird di Rollin, regista bizzarro che, successivamente, firmandosi Michel Gentil, inizierà a girare porno, per poi tornare nuovamente all'horror alla fine del XX secolo. Chi voglia approfondire l’arte del francese, guardi anche Zombie lake (1980) ma a proprio rischio e pericolo. Comunque sia, locandina strepitosa.
TRIVIA
Jean Michel Rollin Le Gentil (1938-2010) dixit: “Le immagini dei miei film sono certamente più importanti della storia stessa. Ma le storie sono fatte per provocare tali immagini. In un certo senso, le storie sono storie di amour fou e le immagini sono visioni surrealiste. La commistione di entrambe le cose dà vita ai miei film” (kinoeye.org).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Le Frisson Des Vampires
Regista:
Jean Rollin
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
Francia
1970
Scritto da Exxagon nell'anno 2013 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
