Why don’t you play in hell?
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Voto:
Una guerra fra due clan yakuza stronca la carriera artistica della piccola Mitsuko (Nanoka Hara), figlia del boss Muto (Jun Kunimura); ne paga soprattutto pegno la madre della ragazzina. Anni dopo, il boss, per non deludere le aspettative della moglie che sta per uscire di prigione, ingaggia il gruppo di squinternati video-maker Fuck Bombers per fare di Mitsuko (Fumi Nikaidô) una grande star.
LA RECE
Sion Sono mescola cinema yakuza classico con meta-cinema. Il film parte frammentato e caotico ma evolve in un finale esplosivo dove cinema e realtà si confondono. Opera visceralmente cinefila ironica e simpaticamente violenta. Richiede, però, pazienza nella prima parte preparatoria.
C’è della genialità o, comunque, della competenza. Sion Sono, regista non tanto incline alle cose lineari (Suicide club, 2001; Exte, 2007; Antiporno, 2016), sembra dirigere un pezzo di cinema sgangherato con molto sangue come si vede in alcuni “süppüratta” nipponici, di quelli da vedere per farsi due risate. Non è così. C’è tanto del suo mestiere e della sua storia nella passione dei Fuck Bombers di fare cinema a tutti i costi, riprendendo pestaggi urbani e, gran finale, lo scontro terminale di due agguerriti clan yakuza. Se i Fuck Bombers rappresentano la giovanile incompetenza di Sono, ora il regista è pronto, tarantinianamente, a omogeneizzare il classico cinema orientale di cappa, katana, Kitano, Kurosawa e pistole automatiche, ficcandoci dentro un incongruo e divertente neo-Bruce Lee e tanto di balzi spazio-tempo che confondono le idee. Il film non è facile da seguire nella prima parte e fatica a decollare; però, fin da subito, si scorgono inquadrature (la bambina che entra nella casa con il “pavimento” rosso) che ti fanno capire che devi solo pazientare un po’, ché se tanto mi dà tanto, qualcosa, alla fine, deve emergere. E così è. Due grandi capi clan interpretati da uno strepitoso Kunimura (Ichi the Killer, 2001) e da un affascinante Shin'ichi Tsutsumi innamorato della deliziosa Fumi Nikaidô alla quale non si può resistere quando canticchia la pubblicità del dentifricio. E anche quando non canticchia. Ironia non male quella del terrorizzato Koji - sembra Herbert Ballerina! - che si trova obbligato ad accettare l’ingaggio come regista e dover maneggiare strumentazione per milioni di dollari senza avere la minima idea di cosa fare. E così entrano in azione i Fuck Bombers, non più lucidi dei killer yakuza. Why don’t you play in hell passa, quindi, da una prima, e non corta, fase erratica e frammentata, ad una sintesi esplosiva nella quale tutti i pezzi vanno al loro posto in un gran finale di lunga e grande portata in cui l’atto cinematografico e la realtà si confondono; gli ultimissimi secondi del film parlano chiaro. Film per tutti, no di certo, e Sion Sono se ne frega non poco di piacere alla massa. D’altra parte, non si tratta nemmeno di un film esoterico e lento. Why don’t you play in hell intrattiene di buona misura, si fa ricordare per più di una sequenza e chiede solamente di pazientare per una prima parte preparatoria a questo spettacolo che parla di un viscerale amore per il cinema.
TRIVIA
Sion Sono (1961) dixit: “Cerco di non ascoltare nessuno dei giudizi relativi ai miei film. Mi tappo le orecchie. Non voglio lasciarmi influenzare. Penso sempre: "Faccio solo i film che voglio fare. Zitti!" (IMDb.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Fast rating
Titolo originale
Jigoku de naze warui
Regista:
Sion Sono
Durata, fotografia
129', colore
Paese:
Giappone
2012
Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
