A... Come Assassino

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Voto:

Il ricco Mr. Prescott viene ucciso. I parenti accorrono all'apertura dell'eredità, tuttavia il ricco arcigno ha escogitato un meccanismo di attribuzione dell'eredità che prevede che gli eredi si eliminino a vicenda.

LA RECE

Buon inizio e buon finale, tutto il resto è noia.  

Primo film del poco prolifico Dorigo a trattare di personaggi negativi in salsa gialla, a un anno dalla sua ultima pellicola Assassino senza volto (1965) portatrice in anticipo, benché senza troppa gloria, di alcuni stilemi del giallo poi sviluppato da Dario Argento. La location è sempre quella: il castello Piccolomini di Balsorano in cui i goticismi incontrano le suggestioni del whodunnit inglese con una cospicua eredità contesa da gente che non vede l'ora di cacciarsi un coltello nella schiena. La storia, però, non è di origine inglese ma proviene dalla penna dell'italianissimo Ernesto Gastaldi che scrisse il soggetto per un'opera teatrale. Il film, diciamocelo, non porta affatto bene i propri anni e, perloiù, risulta impantanato in continui giri di parole e alleanze fra eredi interpretati in maniera non eccelsa. Il plot non offre nulla di sostanzialmente originale rispetto a quanto il giallo come genere avesse già proposto ma il gusto per il colpo di coda prefigura i sexy-gialli di Gastaldi e Lenzi con gente ricca che macchina per averne di più. Il bianco e nero, la location e le melodrammaticità con cui tutto viene rappresentato rallentano il film che, comunque, a tratti, cattura l'attenzione proprio per la peculiare atmosfera stagionata, a patto, ovviamente, di apprezzare tale tipo di modernariato. La cosa migliore del film è l'iniziale lettura del testamento registrato da Mr. Prescott che getta discredito su tutti gli astanti, manco a dirlo, meritevoli di cotale trattamento. A... Come Assassino ha forse un arcano merito: ci permette di scoprire da dove ha tratto ispirazione Vincenzo Natali per la chiusa di Cube (1998); un parallelismo ardito, ma finale e morale sono i medesimi e forse la conclusione del film di Dorigo è anche più inquietante.

TRIVIA

Adriana è interpretata da Aïché Nana (1936-2014), una ballerina di origine libanese che diede scandalo per uno spogliarello performato al teatro Rugantino di Roma nel 1953. Fu la storia di questa donna, fra le altre cose, a ispirare a Federico Fellini il soggetto de la Dolce vita (1960). Nana sposò il regista Sergio Pastore (Sette scialli di seta gialla, 1972). Per inciso, qui, Nana è doppiata da Sandra Mondaini.

⟡ Circa al quarantesimo minuto, George (Ivano Staccioli) scaglia un bicchiere a terra ma, nella foga, lo alza oltre il livello della spalla e, per il movimento repentino, tutto il contenuto del bicchiere esce dal bicchiere e finisce sulla spalla dell'attore. Naturalmente, buona la prima.

Regista:

Ray Morrison [Angelo Dorigo]

Durata, fotografia

85', colore

Paese:

Italia

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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