Autopsy

Voto:

La polizia trova tre cadaveri in una casa e, con essi, il corpo semi-seppellito della sconosciuta Jane Doe (Olwen Catherine Kelly), nome comunemente attribuito ai cadaveri femminili dei quali non si abbiano dati anagrafici. Jane viene portata all’attenzione del patologo Tommy Tilder (Brian Cox) e di suo figlio Austin (Emile Hirsch). I due si mettono al lavoro scoprendo quasi subito stranezze, la prima delle quali è la perfetta conservazione del cadavere. L’immobile Jane Doe avrà inquietanti particolari da rivelare mentre l’autopsia procede.

LA RECE

Efficacissimo horror soprannaturale che gioca le sue migliori carte con l'atmosfera "cozy" fra pioggia e sala autoptica, e la ricerca dei due protagonisti finalizzata a svelare il mystery. Anche buoni momenti di paura. Promosso a pieni voti.

Terzo film per il norvegese Øvredal dopo il poco visto Future murder (2000) e il curioso mockumentary Trollhunter (2010) al quale si aggiunga il gradevolissimo intermezzo rappresentato dal corto Tunnelen (2016). Autopsy risulta essere una gradita sorpresa sia per l’appassionato di horror sia per lo spettatore mainstream che abbia però una certa attitudine per l’anatomia, sia quella sezionata da sala autoptica, sia quella del corpo integro della bella Olwen Kelly che sta livida e rigida sul tavolaccio d’acciaio e, pur in quelle condizioni, non sfigura affatto. Il fascino del film emerge dalla location provvidenzialmente scossa da un temporale a farne l’antro di un alchimista (gotico moderno), ma anche dal progressivo sipario che si alza sull’identità della misteriosa Jane quanto più i due patologi esplorano cavità e tagliuzzano. A non sapere nulla del film, la prima parte si può definire avvincente e poco prevedibile negli esiti. A latere, il rapporto padre e figlio non troppo approfondito ma che lascia trasparire le difficoltà del giovane all’ombra di un genitore che si distingue nella propria professione per acume e perizia. Secondo certi meccanismi d’indagine anatomica già visti in Seven (1995) e il Silenzio degli innocenti (1991), il cadavere “parla” e, ad avere una certa cultura espansa che si apre a ventaglio dalla botanica agli studi classici, salta fuori di tutto. Mal gliene coglie ai due protagonisti, e pure alla fidanzatina di Austin, Emma (Ophelia Lovibond), quando i pezzi del puzzle iniziano a comporsi in un quadro che declina, ahimè, verso i più canonici lidi della ghost-story dai toni stregoneschi. Il film inizia a giocarsi, così, con minor originalità secondo le logiche del gatto e il topo nella ristretta location di cui sopra, e se sono una manciata di spaventi ben assestati di cui si va in cerca, bene, quelli non mancheranno. È, però, ancora sul piano del mystery che la pellicola funziona meglio, quando i due patologi riprendono la dissezione della donna cadavere, lei vera protagonista, bella, muta e immobile ad attirare le morbose e inquiete curiosità degli spettatori. Lo scrittore Stephen King impazzisce di entusiasmo e definisce Autopsy un horror viscerale che rivaleggia con Alien (1979) o con i primi lavori di Cronenberg, il che pare un po’ eccessivo. Nondimeno, Autopsy è un horror ben realizzato, sia circa il soggetto, sia nei meccanismi per sollecitare reazioni viscerali, fregiandosi anche di un finale non conciliante che lascia aperta la strada a un seguito. Buona la prova attoriale così come la fotografia e la scenografia. Horror consigliato per la prima serata; dovrebbe piacere anche ai meno avvezzi al cinema di paura per la sua marcata componente mystery.

TRIVIA

⟡ La canzone che passa alla radio e che apre e chiude i sinistri eventi nel laboratorio s’intitola "Open up your heart (and let the sun shine in)" ed è cantata dai Cowboy Church Sunday School; la versione proposta è quella di un 45 giri suonato a 33 1/3.

⟡ Lo stramonio, a differenza di quanto detto nel film, ha proprietà sedative ma non paralizzanti a livello sistemico; soprattutto, induce allucinazioni, tachicardia, ipertermia e morte.

⟡ Negli USA, i cadaveri sconosciuti vengono etichettati come John Doe o John Roe se uomini, Jane Doe o Roe se donne, Johnny Doe se bambini e Janie Doe se bambine.

⟡ Nei credits, alla fine della sezione “Special thanks”, l’ultima parola è “Troll”, riferimento al precedente film del regista.

⟡ Tommy sostiene che le vittime del processo per stregoneria tenutosi nel 1692 a Salem fossero giovani ragazze. In realtà, il processo fu condotto sulla base delle accuse di giovanissime (la maggiore aveva 17 anni) e vennero condannati a morte solo degli adulti: quattordici donne e sei uomini, più altre cinque persone morte in prigione.

Titolo originale

The Autopsy of Jane Doe

Regista:

André Øvredal

Durata, fotografia

86', colore

Paese:

UK, USA

Anno

2016

Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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