Barricade
Ultragore
Voto:
Tre vecchi amici si riuniscono. Michael (Joe Zaso) incontra di nuovo l'accattivante Nina (Raine Brown) che è venuta a trovarlo in Germania dagli States. I tre scelgono di accamparsi in un bosco dove faranno la conoscenza di una famiglia di pazzi cannibali.
LA RECE
Ultragore underground tedesco, quindi imperizia a go-go ma anche tanta buona volontà. Qualche originalità in scrittura avrebbe giovato.
Di contadini deformi e cannibali spersi in qualche remoto angolo di mondo, l'appassionato di cinema horror ne ha visti così tanti che se al regista di turno non viene in mente d’inserire nella trama qualche elemento originale, c'è ben poco che possa essere salvato se non splatter e violenza. Questo è il caso di Barricade, uno dei tanti ultragore direct-to-video senza storia sostanziale funestato da attori che recitano maluccio e ringalluzzito da qualche tetta al vento. Il film di Timo Rose, relativamente noto per la saga iniziata con Mutation (1999), rientra nelle produzioni che conoscono bene gli amanti di Schnaas (Violent shit, 1989) e Ittenbach (Premutos - der gefallene Engel, 1997), cioè pellicole di stampo amatoriale pienissime di situazioni iperviolente ma minate nel profondo dall'imperizia tecnica. Come accadeva diciassette anni prima con Violent shit che abusava di effetti di solarizzazione, anche Timo Rose eccede nella saturazione dei colori, probabilmente per invadere lo schermo con il rosso del sangue e dare al tutto un tono estremo. A questo fine, utilizza effetti in postproduzione per dare l'idea dell'old-reel, abusa di un montaggio nervoso e piazza in giro qualche effetto sonoro delirante; ad esempio, alla comparsa di uno dei folli cannibali vagamente simile Jason Voorhees, si sente sempre un grugnito-strillo di maiale per dare, chessò, l'idea di scannamento, con buona pace di chi ha saputo meglio gestire la sgraziata voce dei suini per destabilizzare lo spettatore (Calvaire, 2004). La ricerca del delirio a tutti i costi non copre i limiti del film ma, anzi, li accentua; ciò che rimane di positivo sono gli effetti speciali tradizionali, mentre quelli digitali tentennano. Fra le situazioni più estreme e meglio realizzate si può citare lo scioglimento del volto di una vittima tramite l'acido, e il taglio di una mammella (siamo sempre lì) con ravanamento del contenuto. Soprassiedo sulla sorpresa finale che dovrebbe rappresentare un twist nella trama ma che ha valore solo per la comparsa sulla scena del regista nei panni di non dico chi. Preso per l’indie ultragore che è, e dando un giudizio inter-genere, Barricade non è peggiore di molti consimili e, oltretutto, si avvale di due volti piacevoli: Joe Zaso è un ragazzone di bella presenza, e Raine Brown ce la mette tutta per stimolare le fantasie di un suo privatissimo stuolo di ammiratori che la ritengono la nuova regina del cinema dark. Non consigliato ma il gorehound potrebbe apprezzare.
TRIVIA
Timo Rose (1977) dixit: “Senza voler sembrare arrogante: oggi nessun regista mi ispira. Da bambino adoravi tutti: da Sam Raimi a John Woo, Carpenter, Scorsese, de Palma. Ma il loro lavoro è cambiato nel tempo. Il film ‘forma d'arte’ è diventato il lavoro di una catena di montaggio e l'ingegnosità è finita sul ciglio della strada, il che ovviamente è dovuto anche all'influenza delle grandi case di produzione. Oggi preferisco essere influenzato da ciò che mi circonda, dai miei amici o dalle persone che vedo in treno. Ogni volto racconta la propria storia in un modo molto strano. E lo trovo molto più interessante di ogni altra cosa” (filmbesprechungen.wordpress.com).
Titolo originale
Id.
Regista:
Timo Rose
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
USA, Germania
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
