Berberian Sound Studio

Weird

Voto:

È lo stesso regista del pregevole In fabric (2018) e si vede. Lo si vede, in primo luogo, perché, anche qui, il riferimento primario è il cinema di genere italiano; quindi lo si evince dalla cura realizzativa soprattutto scenografica, e per il fatto che la suggestione e l’atmosfera vale più della narrazione. L’ingegnere del suono Gilderoy (Toby Jones) viene chiamato a gestire l’audio e il foley de “Il Vortice Equestre”, nuovo capolavoro horror del regista italiano Santini (Antonio Mancino); refrattario ad entrare in sintonia con il modus laborandi della crew, Gilderoy finirà per essere assorbito dall’opera stessa. Se molti hanno prestato omaggio allo stile fotografico argentiano, pochi hanno isolato la valenza acustica del cinema di quel tempo, e Strickland sembra aver voluto omaggiare Suspiria (1977) per il suo assetto sonoro, rimbalzando, però, verso l’Inquilino del terzo piano (1976) quando si guarda al personaggio di Gilderoy - ottima performance di Jones - e alla progressiva atmosfera minaccioso-persecutoria che sfocerà in un cambio identitario (Gilderoy inizierà a parlare italiano) e a una lynchana caduta nell’abisso filmico. Peccato per l’evidente incompiutezza narrativa che rende lo svolgimento ben poco interessante ma, si dirà, è un film di sensazioni più che di storia. Però, male anche il modo in cui vengono rappresentati gli italiani che paiono tutti usciti da una vecchia puntata de la Piovra. Le capacità di Strickland sono ben evidenti ma, come può accadere con i film figli di un’autorialità passionaria, Berberian sound studio lascia l’amaro in bocca per quel suo poco nerbo. Ben lungi, comunque, dall’essere tempo sprecato.


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Titolo originale

Id.

Regista:

Peter Strickland

Durata, fotografia

92', colore

Paese:

UK, Germania, Australia

Anno

2012

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0