l'Inquilino del terzo piano

Voto:

Trelkovsky (Roman Polanski), cittadino polacco naturalizzato francese, affitta un appartamento in uno stabile dalle cupe atmosfere popolato da soggetti eccentrici. La precedente inquilina dell'appartamento, Simone Choul, si è suicidata buttandosi giù dalla finestra e, prima di morire, patisce una lunga agonia in ospedale. È proprio visitando la degente che Trelkovsky incontrerà una sua amica, Stella (Isabelle Adjani), con la quale stringerà una relazione. Gli inquilini del palazzo iniziano a diventare molto ostili nei confronti di Trelkovsky accusandolo di fare baccano e di non aver firmato una petizione che intendeva scacciare un'altra inquilina. La realtà dell'uomo assume le sfumature dell’incubo.

LA RECE

Meno arty e "psicotico" di Repulsion, più grottesco e sinistro di Rosemary's Baby; è le Locataire la punta di diamante della "Trilogia degli Appartamenti" di Polansky.

Tratto dal romanzo “Le Locataire Chimerique” di Roland Topor, il primo thriller parigino di Polanski è un ricco e sfaccettato film che insieme a Repulsion (1965) e Rosemary's baby (1968) andò a comporre la "Trilogia degli Appartamenti", trittico dell’orrore che si nasconde in uno stabile e fra gli inquilini che lo abitano. Affezionato al tema, Polanski riproporrà ne il Pianista (2002), e in forma compatta, il soggetto de l’Inquilino del terzo piano, soprattutto nella sua parte centrale. Ancor prima della sinistra storia del vittimizzato Trelkovsky, colpisce l'attenzione sia il raffinato lavoro fotografico del bergmaniano Sven Nykvist che non lascia inutilizzato nessuno spazio dell’immagine, sia le riprese acrobatiche compiute con la Louma Crane, un braccio telescopico su cui viene montata la cinepresa, strumento poi usato anche da Argento per Opera (1987). I momenti di paura non mancano e spesso l'inquietudine va di pari passo con una nota da commedia nera tanto che, a tratti, è difficile districare la tensione dallo spunto comico. Il film, che non ha perso forza a distanza di tanti anni, assume un valore aggiunto ai nostri giorni in cui l'aumento dell'urbanizzazione fa correre su binari paralleli la comodità e la diffusa incapacità di stringere legami significativi con persone che ci vivono accanto. La stessa relazione fra Trelkovsky e Stella è superficiale e si concretizza in brevi e sfuggevoli momenti di sesso. Nel film, come nella nostra quotidianità, ogni soggetto è identificato dalle apparenze e dal modo in cui si conforma alle altrui aspettative, nonché per mezzo degli oggetti che usa; quindi, siamo le sigarette che fumiamo o il caffè che beviamo. L'enigmatica Simon Choul è un'egittologa e lo stesso appartamento affittato da Trelkovsky diviene un ampio sarcofago che contiene i resti di colei che lì aveva vissuto e che, all'ospedale, viene mostrata coperta di bende come una mummia dal grido agghiacciante. Il cast e la crew è composta da un plotone di gente da Oscar: cinque vincitori (Roman Polanski, Jo Van Fleet, Melvyn Douglas, Shelley Winters, Lila Kedrova) e tre nominati (Isabelle Adjani, Philippe Sarde e Alain Sarde). Splendida la Adjani, kafkiano (o dostoevskiano, come dice Morandini) Polanski, e incisivo il tema musicale con l'armonica di Philippe Sarde che nacque beffardamente dopo che il compositore vide Polanski al ristorante mimare il gesto di suonare i bicchieri di cristallo. Una pellicola in cui l'humor, il grottesco e la paura vanno perfettamente a braccetto e che, a mio modesto parere, supera di gran lunga in stile e inquietudine il ben più noto Rosemary's baby.

TRIVIA

Rajmund Roman Liebling “Polanski” (1933) dixit: “Bisogna mostrare la violenza così com'è. Se non la si mostra in modo realistico, allora è immorale e dannosa. Se non fai arrabbiare la gente, quella è oscenità” (IMDb.com)

⟡ Nonostante Polanski abbia il ruolo di protagonista, il suo nome non compare nei credits come attore. 

⟡ Il regista britannico Jack Clayton aveva originariamente programmato di girare questo film intorno al 1970 per la Universal ma ciò non arrivò a concretizzarsi. Tornò al progetto mentre si preparava a far uscire nelle sale il Grande Gatsby (1974). Sfortunatamente, mentre Clayton era impegnato nel lavoro di post-produzione su Gatbsy, il capo della Paramount Barry Diller esaminò il progetto e, arbitrariamente, ritenne che Clayton non fosse più interessato ad esso. Diller, quindi, consegnò il film a Roman Polanski senza consultare Clayton. Questa fu la seconda volta che Clayton venne danneggiato da Diller, infatti, due anni prima, mentre lavorava alla riduzione cinematografica di “Qualcosa di sinistro” di Ray Bradbury, benché la produzione avesse già approvato la sceneggiatura, il progetto venne cancellato per poi essere portato sullo schermo da Clayton solo nel 1983 sotto l’egida della Disney. Al secondo sgambetto, il placido Clayton perse la pazienza e ruppe con un pugno una finestra degli studi della Paramount. 

⟡ Per la versione italiana, Polanski si è doppiato da sé. 

⟡ Lo scrittore Roland Topor reciterà insieme alla Adjani in Nosferatu - il principe della notte (1979) di Herzog. 

⟡ Il musicista Philippe Starde compare nei panni dell’uomo che fissa Trelkovsky al cinema.

Titolo originale

Le Locataire

Regista:

Roman Polanski

Durata, fotografia

125', colore

Paese:

USA, Francia

Anno

1976

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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