Bersagli
Voto:
Le sorti della vecchia star dell’horror, Byron Orlok (Boris Karloff) e quella di Bobby Thompson (Tim O’Kelly) si incrociano: il primo è uno stanco attore sul viale del tramonto, il secondo è un giovane statunitense di sana e robusta costituzione che si arma fino ai denti e decide, in un singolo giorno, di uccidere prima la famiglia e poi gente a caso.
LA RECE
Drammatico passaggio di consegne fra l’horror classico e quello moderno, l’inquietante strappo che descrive fra ciò che era stato l’orrore per la precedente generazione e quello che sarà per la successiva.
Prodotto da Roger Corman e debutto col botto del critico cinematografico Peter Bogdanovich; la qualità del film venne riconosciuta dalla Paramount prima ancora che essa approdasse nelle sale acquistando i diritti di distribuzione per 150.000 dollari (un milione e centomila del 2020) facendo incassare a Corman 22.000 dollari (170.000) esclusi quelli che sarebbero arrivati grazie agli spettatori. Uno dei 1001 film che Steven Schneider consiglia di vedere prima di morire nasce dalla penna di Bogdanovisch e di sua moglie Polly Platt (scenografa) con gli unici due vincoli imposti da Corman di usare sequenze da la Vergine di cera (1963) e ingaggiare Karloff che, per contratto, doveva ancora impegnarsi due giorni sui set del produttore. L’attorone, ai tempi già enfisematoso e artritico (morì due anni dopo), fu così entusiasta dello script che lavorò gratuitamente per i tre giorni in più che occorsero per completare le riprese, riposandosi fra una sequenza e l’altra sulla sedia a rotelle con tanto di bombola d’ossigeno. Il soggetto del film rappresenta un drammatico passaggio di consegne fra l’horror classico e quello moderno, veicolato, il primo, dal fiaccato attore Orlok (nome del vampiro protagonista di Nosferatu, 1922), il secondo dal “bravo figliolo” Bobby che, in crisi esistenziale, decide di dare un senso alla propria vita emergendo come un mass murder. Bersagli non è un film godibile solo per il suo ritmo pacato (Corman aveva consigliato al regista di copiare lo stile di Hitchcock) e l’amara ironia di uno strepitoso Boris Karloff supportato dalla bellissima Nancy Hsueh ma, soprattutto, per l’inquietante strappo che descrive fra ciò che era stato l’orrore per la precedente generazione e quello che sarà per la successiva. L’orrore recitato da Olok era narrativo, fasullo; quello di Bobby è insensato, silenzioso, gelidamente dolente e, soprattutto, innestato in una quotidianità ammantata di perbenismo domestico. La magistrale scena dell’omicidio dei familiari, che per certi versi ricorda i raggelanti piani sequenza di un ben successivo Haneke (Benny’s video, 1992; Funny games, 1997), si contrappone alle tormentate e chiassose “gioiosità” del gotico che irrompe a inizio film con un uccello urlante. Bobby, senza alcuna ragione, se non la vaga ansia di combinare qualcosa di buono nella vita e la dimestichezza con le armi sollecitata dal padre, fuma una sigaretta dietro l’altra in silenzio e poi, una bella mattina, liquida le donne di casa e decide di proseguire la mattanza, prima in autostrada, poi in un drive-in nel quale è ospite d’onore il vecchio Orlok, un drive-in che, nell’ultima immagine è deserto, segno di un passato ormai disertato e concluso. Un film che dice tanto della società, del necessario cambiamento di percorso dell’horror, di un efficacissimo Bogdanovich che non si è più ripetuto a questi livelli, di Corman che passava da Z-movie impresentabili, a capolavori, sempre con grande capacità produttiva, e di uno strepitoso Boris Karloff che ci saluta con una delle sue interpretazioni migliori di sempre. Consigliatissimo e da vedere anche più di una volta.
TRIVIA
Peter Bogdanovich (1939) dixit: “Credo che uno dei motivi per cui i giovani non amano i vecchi film, i film fatti, per dire, prima degli anni '60, sia che non li hanno mai visti sul grande schermo, mai. Se non vedi un film su un grande schermo, non l'hai mai visto. Ne hai visto una versione, ma non l'hai mai visto. Questa è la mia sensazione, ma io sono all'antica.” (IMDb.com).
⟡ La scrittura in sceneggiatura del killer Bobby nasce da due fatti di cronaca, quello riguardante il buon uomo di famiglia Charles Whitman che, nel 1966, dopo aver ucciso nel letto madre e moglie, si appostò sulla torre dell’Università del Texas di Austin e sparò a 48 persone uccidendone 17, e Michael Andrew Clark, 16enne alienato che, nel 1965, prese di mira le macchine dell’autostrada 101 di Orcutt (California) uccidendo tre persone e ferendone dieci, prima di suicidarsi.
⟡ Il set della stanza d’hotel di Orlok e quello della casa di Bobby era il mede-simo, solo riarredato.
⟡ Orlok racconta la breve storia “Appuntamento a Samarra” di W. Somerset Maugham, resa celebre in Italia dalla canzone di Roberto Vecchioni “Samarcanda”. Quando Karloff recitò questo pezzo, realizzato in un piano sequenza unico, tutti sul set si alzarono in piedi in una standing ovation.
⟡ L’esotica attrice Nancy Hsueh è morta nel 1980, a soli 39 anni, per aterosclerosi.
⟡ Girato in 25 giorni, il film fu distribuito dalla Paramount solo dopo aver aggiunto un prologo che denunciava la violenza relativa alle armi da fuoco, data la natura controversa del racconto.
⟡ La scena degli omicidi sull’autostrada fu realizzata di straforo senza chiedere permessi, usando due telecamere: una wide-angle e un teleobiettivo. Gli attori sull’autostrada erano in comunicazione radio con la regia. Quando qualcuno si accorse che una donna cadeva simulando il colpo di fucile, venne chiamata la polizia e la troupe scappò via dal luogo di ripresa.
⟡ Corman aveva suggerito di usare un giovane e sconosciuto attore apparso ne la Vergine di cera per interpretare il killer Bobby, si trattava di Jack Nicholson. Bogdanovich si oppose.
Titolo originale
Targets
Regista:
Peter Bogdanovich
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
USA
1967
Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
