il Bosco 1

Voto:

Cindy (Coralina Cataldi Tassoni) e Tony (Diego Ribon), due fidanzati in vacanza, incappano in un paese maledetto in cui antichi culti hanno risvegliato presenze malefiche.

LA RECE

Film che gode della stima di chi va in cerca di brutture. In effetti, una delle peggiori pellicole horror italiche di sempre.

Nel panorama dell'horror trash nostrano, si parla un gran male di Andolfi e della sua Croce dalle sette pietre (1987) che però, almeno, è divertente nella sua pochezza. Questo film di Marfori è, invece, una vera catastrofe di noia. Non si può non notare che la seconda metà degli anni Ottanta abbia patito una nefasta congiunzione astrale riguardo l'horror in Italia. Ai tempi de il Bosco, anche noto come Il Bosco 1, Marfori non era esattamente alle prime armi, nonostante questo film rappresentasse il suo debutto ufficiale; aveva, infatti, già realizzato un corto intitolato Gory sand - sabbia insanguinata, storia d'amore e zombi sul litorale romano, con la collaborazione della produttrice Agnese Fontana incontrata sui banchi del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il corto finirà per essere inserito ne il Bosco e spacciato come racconto horror narrato da Algernoon, lo scrittore tracheotomizzato interpretato da Luciano Crovato. Il film, che in lavorazione aveva l’ineffabile titolo Morsa tenace ed era costato 500.000 dollari, riportava tanto di logo alla fine dei credits del Dolby Stereo in “select theatres”. I cinema selezionati selezionarono, tanto che il film non venne distribuito in nessuna sala. Comprensibilmente. Marfori propone un lungometraggio prendendo a modello la Casa (1981), gioca con la steadycam e con antiche maledizioni ma il risultato finale non rivaleggia, come immaginabile, coll'opera di Raimi. Il film si apre con un quadretto rustico che vede l'incontro sessuale di due paesani: nell’acme della passione, fra le gambe della donna, spunta una mano artigliata che evira il malcapitato, il quale caccia un urlo smascellando come un boa che deve inghiottire una preda. Da qui in avanti, il Bosco diventa la quintessenza della noia e del trash, tanto più quanto pretende di non esserlo, anche se, poi, le riprese di Marfori tecnicamente non sono così mal realizzate; il montaggio sì, invece. Nel finale, il solito accumulo splatter di effetti speciali non pessimi ma affastellati; se manca una storia decente, di tanto sangue ce ne facciamo poco. Coralina Tassoni, volto abbastanza noto del cinema horror italiano a partire da Demoni 2 (1986), parla per tutto il film con un improbabile quanto insopportabile accento inglese, per non parlare dell'abbigliamento; alla fine del film, la ragazza piange disperatamente e noi con lei che, col tempo, ha avuto modo di rinnegare la sua partecipazione al film. Gli altri interpreti sono pessimi tanto quanto. Lo score musicale e il tema portante “Evil clutch” si salvano, ed è l'unica cosa. Il film, per un certo periodo finito nel dimenticatoio, venne riscoperto dalla newyorkese Troma che lo distribuì su DVD. Adesso ne circola pure una versione pompata a 4k. Bene, però nessuno vi restituirà gli 85 minuti di vita spesi a guardare questo film. Rifletteteci.

TRIVIA

Andrea Marfori (1958) dixit: “In realtà ho girato moltissime cose in questi anni. Solo non ho fatto film horror. […] Sono stato regista televisivo, fra l’altro della prima serie di un Posto al sole all’epoca in cui nel team dei registi c’era anche Gabriele Muccino. Poi ho fatto tanti documentari: In India, nei paesi dell’Est Europa e altrove. Fino a tempi recenti non c’era spazio per la vera produzione indipendente in Italia. La dittatura del cinema chiamato impropriamente d’autore non lasciava spazio ad alcuna forma di creatività autonoma” (jamovie.it).

Gory sand, il corto inglobato nel film e spacciato come racconto dello scrittore, è delirante. Due giovani amoreggiano sulla spiaggia. Lui è tenero e innamorato, però gli prendono i cinque minuti e accoppa l'amata. Chissà perché. Comunque, decide di seppellirla sotto la sabbia usando una pala che non si sa da dove sia spuntata. A lato, un bel fuocherello acceso sulla spiaggia che non si capisce chi l’abbia preparato, forse lui fra l’omicidio la sepoltura. Poi, l’uomo scappa lasciando il lavoro incompiuto e se ne va a casa. Apre il frigorifero per bersi un sorsone di birra ma nella bottiglia c'è della sabbia. La cosa, che risulterebbe massimamente inquietante per i più, a lui causa solo rabbia e, come farebbe qualsiasi persona, scaglia la bottiglia a terra, però chiude con attenzione lo sportello del frigorifero. Se ne va in bagno e, anche lì, sabbia nel dentifricio e nel lavandino. Allora, il giovane se ne va in camera e salta fuori la morta dall'armadio. Fine della metafora sugli scheletri nell'armadio.

Regista:

Andrea Marfori

Durata, fotografia

85', colore

Paese:

Italia

Anno

1988

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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