the Brain from the planet Arous

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Voto:

Il fisico nucleare Steve Marsh (John Agar) va ad indagare una fonte di radiazioni che si trova sul monte Mystery; tornerà a casa posseduto da Gor, un alieno a forma di cervello che proviene dal pianeta Arous. L'uomo si lascia andare alla passione erotica e scatena i suoi poteri mentali, obbligando i militari a piegarsi ai suoi voleri che, naturalmente, riguardano il dominio della Terra. La fidanzata di Steve, Sally (Joyce Meadow), e il padre di questa, vengono contattati da Vol, un alieno simile a Gor ma con altre intenzioni.

LA RECE

Qualche spunto interessante ma, soprattutto, la comodità di percorrere la fantascienza horror su binari ben rodati e dritti verso il successo nei drive-in degli anni che furono. Dilettevole.

Un cervello gigante con super poteri che viene da un altro pianeta e può impossessarsi e del corpo degli umani, e un altro alieno che s'incarna in un cane? Delizia. The Brain from the planet Arous fu uno degli svariati horror fantascientifici di serie B che imperversarono negli anni '50 e che vennero dimenticati per decenni fino a quando, negli anni '80, coloro che erano stati ragazzini nei '50 ripescarono le pellicole dal dimenticatoio per eleggerli a cult, così come da noi con il cinema di genere anni '70 all'alba del 2000. Alla regia Nathan Juran, lo stesso de il Mistero del castello nero (1952) e di altre pellicole minori quali la Mantide omicida (1957), A 30 milioni di km dalla Terra (1957), Attack of the 50 foot woman (1958). Il plot è decisamente curioso e diverse scene del film sono accattivanti ma Brain from the planet Arous rimane una pellicola B, o forse Z, che rivela le sue piccolezze a ogni piè sospinto: dal cervello alieno tenuto su con la corda, al cane che guarda l'ammaestratore che sta a fianco della telecamera, dalla recitazione melodrammatica, ai deliri pseudoscientifici: il rilevatore geiger di Steve può rilevare radiazioni a 30 Km di distanza! Il film è un prodotto routinario con elementi già ai tempi ben rodati: la minaccia, i militari, gli scienziati, la bella donna che incarta il tutto con il fiocco romantico. Prevedibilità del racconto è la parola d’ordine. Qualche tocco, però, fa la differenza: la passione sessuale di Steve posseduto che bacia Sally con un vigore molto apprezzato dalla donna (passione che poi, però, si trasformerà in violenza) e la scena finale in cui Gor viene preso a colpi di accetta. Gli effetti speciali sono quello che sono: a parte il gioco di cavi che tengono appesi i cervelloni, il tutto si rende con sovrapposizioni grossolane. Corman, comunque, fece di peggio. Per coloro che riescono ad apprezzare le leggerezze cinematografiche di stampo fantascientifico prodotte in USA negli anni '50, Brain from the planet Arous potrebbe riservare un certo diletto.

TRIVIA

“Nathan” Naftuli Hertz Juran (1907-2002) dixit: “Mi sono avvicinato al mondo del cinema come a un business. Ho sempre fatto i film per i soldi e per le sfide creative. Non ero un regista nato. Ero solo un tecnico che poteva trasferire la sceneggiatura dalla pagina al palcoscenico e farla girare secondo i tempi e il budget previsti. Non mi sono mai fatto prendere dal romanticismo dei film” (IMDb.com).

⟡ L'effetto speciale relativo agli occhi metallici di Steve March fu creato facendo indossare all'attore John Agar delle speciali lenti a contatto molto spesse che gli causarono non pochi problemi.

Titolo originale

Id.

Regista:

Nathan Juran

Durata, fotografia

71', b/n

Paese:

USA

Anno

1957

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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