la Mantide omicida

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L'eruzione di un vulcano scioglie un iceberg che conteneva una mantide gigante. Quando i militari e gli scienziati capiscono di cosa si tratta, il bestione ha già raggiunto New York City.

LA RECE

Sui binari ben precisi dei precedenti mostri atomici, qui abbiamo una mega mantide però non figlia delle radiazioni ma delle ansie da Guerra Fredda. Formulaico ma palatabile per chi ama il genere.

Prodotto da William Alland e girato da Nathan Juran, famoso regista di fantascientifici discontinui nei risultati. Il film, che doveva dare il via a una saga cinematografica, non ottenne gli sperati incassi al botteghino e il progetto andò distrutto come l'insettone del film. La Mantide omicida non fa altro che riproporre il modello del mostro atomico anni ’50 le cui basi furono poste da Assalto alla terra (1954) e il Risveglio del dinosauro (1953). Dopo la scoperta della mantide nella base artica (cfr. la Cosa da un altro mondo, 1951) il film segue soprattutto la lezione del film del ’54: case distrutte da una creatura che non si vede, tracce della sua struttura anatomica, finale concitato vicino alla civiltà e in un tunnel. C'è anche una strizzatina d'occhio a King Kong (1933) quando la mantide spia dal finestrone la giornalista Marge (Alix Talton). La vera differenza è che, qui, il mostro non è tale per azione delle radiazioni; uno dei pochi film del genere a non far ricorso a quella giustificazione. D'altra parte, Juran cita il Distant Early Warning System, ovvero un sistema di rilevamento radaristico di minacce d'invasione che pone il film nel novero delle pellicole che fanno un chiaro riferimento alla Guerra Fredda. Buona parte iniziale è dedicata a illustrare alcuni velivoli in dotazione alla Air Force, e si fa anche riferimento ai Ground Observer Corpsun, reale corpo di protezione civile addestrato a segnalare oggetti volanti non identificati, più sovietici che alieni, rimasto attivo fino al 1959. Il film, in sé, è abbastanza routinario, pieno di militari, scienziati e bella donna di turno come al tempo voleva il cliché. Non male, però, la mantide mossa in stop-motion: è uno dei risultati migliori fra i molti lavori coevi che puntarono sul gigantismo. La regia di Juran non è particolarmente creativa e cerca di stare al servizio di una storia prevedibile già ai tempi per un film che si arrabattava con il budget a disposizione; la scena dell'aggressione agli eschimesi, ad esempio, è riciclata da SOS Eisberg (1933). Il risultato, comunque, è convincente e l'intrattenimento, per chi ama la fantascienza d'annata, è di livello accettabile.

TRIVIA

⟡ La mantide si rifugia nel Manhattan Tunnel a New York City. In quella città, però, non esiste nessun tunnel con quel nome. C'è il Brooklyn Battery, il Queens Midtown, l'Holland e il Lincoln Tunnel.

Titolo originale

The Deadly Mantis

Regista:

Nathan Juran

Durata, fotografia

79', b/n

Paese:

USA

Anno

1957

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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