il Cervello dei morti viventi
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Voto:
Il colonnello Bingham (Christopher Lee), insieme allo scienziato Ashley (Peter Cushing), indaga sulla sparizione di alcuni importanti personaggi la cui sorte s'incrocia con la piccola Mary (Gwyneth Strong), unica sopravvissuta in un incidente stradale che aveva coinvolto un autobus pieno di bambini. Le indagini portano all'orfanotrofio Trust.
LA RECE
Nato dal desiderio di offrire un horror più cerebrale e meno sangunario. Bene, però si sono fatti prendere la mano dai presupposti e si sono persi il pubblico per strada.
Pessimo titolo scaturito dalle solite obnubilate menti della distribuzione italiana per un film dai toni pacifici tipicamente british anni '60, con una sorta di morti viventi del tutto diversi dai cadaveri deambulanti di Romero visibili in la Notte dei morti viventi (1968), film che la distribuzione italica voleva sicuramente richiamare alla mente dei potenziali spettatori per poi deluderne le aspettative. Il Cervello dei morti viventi è il primo dei due film prodotti dalla Charlemagne Production (l'altro sarà una Figlia per il Diavolo, 1976) fondata da Christopher Lee e l'ex produttore della Hammer Anthony Nelson-Keys. Il presupposto per cui nacque la Charlemagne fu creare un'alternativa alla Hammer e all'Amicus ma anche offrire una categoria di horror meno sanguinosi e più cerebrali, attenti alla trama e meno all'effettaccio. Interessante presupposto. Tuttavia, l'idea non incontrò il gusto del pubblico e il Cervello dei morti viventi illustra i limiti dell'approccio. Christopher Lee chiamò all'appello l'amico Cushing, il regista Sasdy che aveva debuttato con successo in un prodotto Hammer (una Messa per Dracula, 1969), e rielaborò il romanzo "Nothing But the Night" di John Blackburn. Il risultato è un film farraginoso che, per buona parte del tempo, tenta di costruire una serie di indizi errati al fine di confondere lo spettatore, in vista di un finale eclatante che ribalti gli assunti e che, per certi versi, anticipa una situazione molto meglio resa in the Wicker man (1973). Il film si apre in maniera interessante con una serie di omicidi privi di sangue, come volevano le regole della neonata casa produttrice, per poi, però, arenarsi in una serie di sproloqui e congetture nella peggiore tradizione di un certo modo inglese di fare horror. Il finale, che ha un suo impatto e una sua violenza, genera un notevole squilibrio rispetto ai toni precedentemente proposti. Gli attori sono tutti veterani e non deludono le aspettative, soprattutto l'attrice Diana Dors nei panni della madre degenere. La regia di Sasdy è canonica mentre la fotografia slavata di Kenneth Talbot risulta più ricercata, eppure, in sinergia negativa con il ritmo lento, rischia di potenziarne l'effetto soporifero. Si tratta, in definitiva, un film tecnicamente più che discreto che, tuttavia, non sa catturare l'attenzione e, così preso com'è dalle sue ragioni, si perde lo spettatore per strada. Per gli amanti del british horror più ostico.
TRIVIA
- Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Nothing But the Night
Regista:
Peter Sasdy
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
UK
1972
Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
