Chi giace nella culla di zia Ruth?

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Voto:

Nell'Inghilterra degli anni Venti, Christopher (Mark Lester) e Katy Coombs (Chloe Franks) sono due fratellini rinchiusi in un orfanotrofio ed esclusi dalla lista dei bambini "per bene" invitati alla tradizionale festa di Natale che si tiene nella grande villa di Rosie Forrest (Shelley Winters), un'eccentrica vedova americana il cui marito prestigiatore è misteriosamente scomparso anni addietro e che vive nel ricordo della figlioletta Katherine, morta prematuramente. I due bambini, determinati a partecipare alla festa, si intrufolano nella villa e, scoperti, vengono accolti amorevolmente da zia Ruth (Roo nell'originale), la quale, però, custodisce il corpo mummificato della figlia in una stanza nascosta.


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LA RECE

Dopo il successo di Che fine ha fatto Baby Jane?, un'altra discesa nel disagio psichico femminile trasformando Hansel e Gretel in Grand Dame Guignol natalizio. Peccato che il film disperda troppi elementi narrativi (il marito prestigiatore, la truffa spiritica, il cadavere mummificato) senza svilupparli, risultando più un collage macabro che un thriller coeso.

Dopo l'esordio indipendente con il suggestivo Night Tide (1961), Harrington trovò la propria cifra stilistica nello psico-thriller (Assassino al terzo piano, 1967) che, combinato con il geriatric horror - o, più elegantemente, Grand Dame Guignol o, meno elegantemente, hagsploitation - inaugurato da Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich, divenne per il regista la chiave di volta per generare una vera e propria industria del disagio psichico femminile, disfunzioni familiari assortite e nevrosi correlate all’età: Cosa succede al povero Allan? (1970), i Raptus segreti di Helen (1971), questo Chi giace nella culla di zia Ruth? e Origine di una perversione (1973). Se il lato più arty del geriatric horror ebbe Bette Davis come rappresentante, il premio Oscar Shelley Winters, dopo lo Specchio della follia (1969), trovò nel genere una seconda giovinezza artistica. Fu lei stessa a convincere Harrington a dirigerla nuovamente dopo il film del ’71 per una pellicola il cui titolo, con punto di domanda, richiamava smaccatamente quello di Aldrich. Una strategia di marketing più che una premessa narrativa, dato che il film in questione è una riscrittura della fiaba dei Grimm in chiave Grand Dame; non a caso, Christopher legge "Hansel e Gretel" a Katy come favola della buonanotte, rendendo esplicito il parallelismo. Ma qui, i ruoli morali si invertono: i bambini si rivelano manipolatori e ambigui, la "strega" è una figura materna dilaniata da un lutto irrisolto, mentre la casetta di marzapane diventa una villa vittoriana traboccante di decorazioni natalizie. Peccato che il soggetto del film non viene scritto a dovere. Molti degli elementi centrali della narrativa non vengono pienamente sviluppati: il marito prestigiatore scomparso, la truffa del medium, il corpo mummificato; soprattutto quest'atto necrofilo non è ben chiaro come possa essere stato portato a compimento. Ad ogni modo, questi pezzi del puzzle, più che incastrarsi, creano un collage gotico da fiaba nera. Se la Winters, poi, rende con efficacia il doloroso patetismo di una madre che non riesce ad accettare la perdita della figlia, l’attrice non riesce né a raggiungere il delirio grandioso di Bette Davis, né a doppiare la psicopatologia che aveva espresso nel film del 1971. Anche i giovani protagonisti risultano diseguali: Mark Lester - reduce da Oliver! (1968) - porta sullo schermo un cinismo inquietante, anch'esso non del tutto indagato, ma la piccola Chloe Franks appare troppo passiva il che, tuttavia, può essere compreso, dato che la bimba è presa e persa fra il delirio di zia Roo e l’antisocialità un po’ psicopatica del fratello maggiore. Il film, comunque, non manca di trasmettere una buona quota macabra e di disagio mentale assortito in contrasto straniante con l’ambientazione natalizia, e ciò lo rende sufficientemente interessante. Tuttavia, l’impressione è di un’occasione valida non sfruttata appieno.

TRIVIA

Mark Alexander “Lester” Letzer (1958) dixit: “Ho provato tutto quello che c'era in giro: alcol, droga, acidi, qualsiasi cosa. La coca costava 60 sterline al grammo e la compravo per me e per i miei ospiti al ritmo di quattro grammi al giorno. Ne abusavo senza pietà.” (IMDb.com).

⟡ Secondo le memorie di Judy Cornwell, nel film Clarine, la spietata Shelley Winters scoprì che la prima aveva ricevuto buone recensioni per il suo ruolo in Cime tempestose (1970) e chiese che il ruolo della Cornwell venisse ridotto parecchio.

⟡ Il cast del film comprende due vincitori del premio Oscar (Shelley Winters e Hugh Griffith) e un candidato all'Oscar (Sir Ralph Richardson).

⟡ Il titolo originariamente previsto per il film era The Gingerbread House, che il regista ritenne il migliore tra le varie opzioni; tuttavia, dovette essere abbandonato a causa della sua somiglianza con il titolo di un'opera teatrale di Neil Simon, The Gingerbread Lady.

⟡ Le riprese dovevano iniziare nel novembre del 1970, ma dovettero essere posticipate all'aprile del 1971. Il film è ambientato nel periodo natalizio, ma venne girato in primavera; di conseguenza, il finale originale, che comprendeva una lunga scena in cui zia Roo inseguiva i bambini nella neve alta, dovette essere riscritto da zero, poiché simulare la neve avrebbe comportato un costo troppo elevato.

Fast rating

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Titolo originale

Whoever Slew Auntie Roo?

Regista:

Curtis Harrington

Durata, fotografia

91', colore

Paese:

UK

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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