Creepshow
Voto:
Father's day: una famiglia di ricchi si riunisce per onorare il patriarca morto che tutti odiavano. li vecchio esce dalla tomba e si vendica. The lonesome death of Jordy Verrill: un villico (Stephen King) va a ficcare il naso vicino a un cratere formatosi per l'impatto di un oggetto caduto dal cielo. Finirà male. Something to tide you over: un malefico Leslie Nielsen si vendica dell'infedeltà della moglie. Infosserà la donna e l'amante sulla battigia aspettando che la marea salga. The crate: due professori scoprono una cassa nascosta nello scantinato dell'università: dentro, sembra esserci una famelica belva. Uno dei due approfitterà dell'occasione per sistemare una volta per tutte la moglie. They're creeping up on you: un riccone ossessionato dall'igiene e dall'ordine vive in un attico sterilizzato, forse non abbastanza.
LA RECE
Per anni il migliore portmanteau sul mercato o, per lo meno, il più noto. Film cult e scene iconiche. Di buon intrattenimento anche per il mainstream. Cult.
Antologia horror che, per vari motivi, è rimasta impressa nella memoria di tutti coloro che, negli anni '80, avevano un'età utile per guardare i gioiosi film horror di quel periodo. Creepshow fu una collaborazione tripartita fra il regista George Romero, il novellista Stephen King e l'effettista Tom Savini i quali, per realizzare questo portmanteau horror, s'ispirarono ai fumetti della E.C. Comics degli anni '5O, le strisce di Bill Gain che a suo tempo fecero discutere, nonché a un certo cinema della stessa decade. La wraparound story, cioè la storia di raccordo che incarta tutti gli episodi, riguarda il giovane Bill che vorrebbe leggere un fumetto horror ma viene beccato dal padre che gli getta la rivista; Bill si vendicherà. Ogni episodio è presentato dalla voce fuori campo dello zio Creepy che in Italia ebbe fama come Zio Tibia. Il film ha pregi e difetti tipici delle produzioni horror di quel periodo: intrattenimento, battute e strizzatine d'occhio al pubblico dei teenager, qualche concessione splatter. Rivisto oggi, Creepshow inizia a mostrare le rughe: il suo black humor risulta particolarmente infantile così come, in effetti, risultava generalmente sempliciotta tutta la comicità anni '80. Creepshow rimane, comunque, un film ben riuscito, piacevole da rivedere proprio in virtù della sua natura semplice ed efficace. Ad ognuno il proprio episodio preferito, tuttavia rimane indiscutibilmente iconica la frase "Voglio la mia torta!" pronunciata dal morto redivivo del primo episodio, nonché la conclusione dell'ultimo corto con un tripudio di blatte (e gusci di pistacchi colorati di nero per sembrare scarafaggi) che rimangono sotto la pelle dello spettatore a vita. L'episodio migliore, però, a livello di costruzione narrativa, black-humor e regia è the Crate. Creepshow merita assolutamente una visione, più che valido esempio di portmanteau horror e perfetto esempio di pellicola non pretenziosa che sa farsi amare da tutti, paradigmatica di un tempo e di un modo di fare cinema (horror). Passeranno anni, prima che in USA emerga un omnibus horror migliore di Creepshow; la lunga attesa viene ripagata con the Mortuary collection (2019). Seguiranno Creepshow 2 (1987), l'apocrifo Creepshow 3 (2006) e la serie tivù Creepshow (2019) prodotta da Greg Nicotero e distribuita dal canale streaming Shudder.
TRIVIA
Sul set di Creepshow, il noto effettista Tam Savini ebbe la possibilità di conoscere Stephen King che, nel 1999, stava per perdere la vita dopo essere stato investito da un minivan. Savini ci ha lasciato un appunto: "L'ho conosciuto molto bene e ti dirò, non sono rimasto sorpreso quando mi hanno detto che era stato investito da un furgone. Un giorno scomparve senza lasciare traccia dal set e ci mettemmo tutti a cercarlo. Lo trovai io che si aggirava a piedi ai bordi dell'autostrada, assorto nella lettura di un libro, con una bottiglietta d'acqua in tasca... Era come in trance, è ovvio che poi sia stato investito da un furgone!" (Nocturno 95, 2010).
⟡ Il bambino appassionato lettore dei fumetti horror che si vede all'inizio è Joe King, figlio di Stephen.
⟡ Il posacenere della prima storia appare sul set di tutte e cinque le altre storie.
⟡ Un segnale stradale che indica Castle Rock appare alla fine del secondo episodio. Quel nome è un marchio di fabbrica di Stephen King per indicare una città fittizia.
⟡ Il nomignolo con cui, sul set, venne chiamato il mostro della Cassa era Fluffy. Il suo creatore, Tom Savini, è lo spazzino che si vede alla fine del film.
Titolo originale
Id.
Regista:
George Romero
Durata, fotografia
120', colore
Paese:
USA
1982
Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + aggiornamenti; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
