Death bed: the Bed that eats

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Voto:

Un letto gotico a baldacchino, che è stato maledetto dalle lacrime insanguinate di un demone ed è diventato senziente, è intrappolato in una casa abbandonata. Nel corso dei decenni divora chiunque vi si sdrai sopra, dissolvendo le vittime con i suoi "succhi gastrici". Diversi gruppi di giovani visitano la casa nel tempo: il letto le attira e le consuma, una dopo l'altra. Un artista morto, il cui spirito è intrappolato in un dipinto nella stanza, fa da narratore osservando impotente i massacri.

LA RECE

Horror bizzarro, poveristico ed onirico assurto a cult del "so weird so good" senza che il suo creatore ne sapesse nulla. Lontano dall'essere un film accattivante, questo letto divoratore di persone ha dalla sua una strana, diroccata fascinosità.

Schermo nero, si sente morsicare e masticare. È il letto che mangia. Ne farà le spese, prima di tutto, una coppia male in arnese che penetra nella casa rifugio del letto maledetto e ci si mette sopra per amoreggiare. Quindi, si badi, i due si piazzano su un letto del quale non sanno nulla se non che sta in una stanza spoglia, e scostano coperte che manco sanno chi ha messo e quando, per poi poggiarci sopra una mela, una bottiglia di non si sa cosa, e un cestello di cosce di pollo fritte, che, concorderete, è esattamente quel tipo di alimento da portare ad un incontro nel quale si voglia fare sesso. Lui è subito sopra la donna. Mentre i due si baciano, il letto, come un enorme stomaco, assorbe e digerisce in un lago di acido gli alimenti (quindi il verso del masticamento?). La donna è tesa, al sesso preferisce mangiare qualcosa (le cosce di pollo fritte!) ma lui, messa la mano nel cestello riemerso dal letto-stomaco, nota che esso è abitato solo da due ossicini? I due non si scompongono, anzi, la cosa inspiegabile pare aver messo a proprio agio la donna che dice di non badarci e di tornare a fare sesso. Di lì a pochi secondi, verranno mangiati dal letto che mangia. Cursed object movie decisamente folle, con anche sonorità elettroniche, suoni di gocce d’acqua che cadono quando non c’è acqua, attori non-attori con look anni ’70 pure un po’ svogliati, imponderabili silenzi e, poi, questo catafalco con tendaggi e lenzuola viola che nessuno cambia o lava ma sul quale tutti bramano andarsi a sdraiare e, preparandosi per il sonno, si denudano eccitando il letto stesso che ribolle. Uno dei film più folli, bizzarri e poco dinamici nei quali possiate incappare. George Barry riceve in sogno l’ispirazione per questo film, così dice la leggenda, e questa impronta onirica si riversa in Death Bed le cui riprese iniziarono nel 1972 ma il film non venne reso pubblico se non 2003, divenendo un cult underground istantaneo facilitato dalla circolazione di bootleg. Il letto di Barry non è semplicemente un predatore, è un oggetto dotato di memoria ancestrale e desideri carnali: la narrazione procede attraverso flashback e blocchi "tematico-temporali" (breakfast, lunch, ...) che rivelano la genesi demoniaca di un oggetto che ribalta il processo di feticizzazione: se, di norma, è la persona a reificare le cose viventi, qui, una cosa di norma inanimata è viva e oggettifica le persone. Il retroscena demonologico è forse la cosa meno interessante del tutto; la cosa, a mio avviso, avrebbe funzionato bene e meglio senza retroterra esoterico rendendo ancora più assurda l'esistenza di un letto divoratore ma, evidentemente, la quota gotica ancora attiva nei primi '70 obbligò i sogni di Barry ad adattarsi. Tecnicamente, il film presenta una fattura artigianale che ricorda i primi lavori di John Waters (Pink flamingos, 1972) o le sperimentazioni di Kenneth Anger, con una fotografia slavata e piatta che aumenta involontariamente la portata surreale di un film che ha come narratore intradiegetico un fantasma intrappolato in un dipinto al fianco del letto che mangia. Non un capolavoro, certo, però, al sogno febbrile di Berry si riconosce l’obliquo fascino di qualcosa che rivendica il diritto all’assurdo, oltretutto emerso nello stesso anno di Eraserhead. Lo vedano solamente quelli che abbiano sentito almeno una volta i nomi dei registi sopracitati e, se vogliono, in double-bill con Killer sofa (2018), più che altro per una questione di arredamento.

TRIVIA

George Barry (1949-2022) dixit: “Ho osservato la scoperta del film come un sogno. A volte mi sento come se non ne facessi parte. Sono contento che ad alcune persone piaccia il film, e non mi dispiace se alcune persone ridono e pensano che sia terribile” (Axios.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

⟡ Ai tempi della realizzazione del film, Barry era uno studente universitario che sognava di realizzare un lungometraggio. Tuttavia, realizzato il film con un budget di 10.000 $, Barry non aveva neanche più i soldi per permettersi di girare i titoli di testa e di coda. Non riuscì, negli anni '70, ad ottenere un accordo di distribuzione e, così, il film languì nella soffitta di Barry per quasi trent'anni, prima che egli stesso scoprisse che il film era stato piratato e distribuito nel Regno Unito, dove era diventato un successo di culto.

⟡ Del film è stata realizzata anche una versione teatrale nel 2014 da Gwenyfar Rohler: Death Bed: The Play That Bites. Non un successone.

⟡ Il film è stato interamente girato alla Gar Wood mansion su Keelson Island nell'area di Detroit. La casa, da tempo, è stata demolita.

Barry, che non ebbe successo nel mondo del cinema, diventò un libraio con sede a Royal Oak.

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Titolo originale

Id.

Regista:

George Barry

Durata, fotografia

80', colore

Paese:

USA

Anno

1977

Scritto da Exxagon nell'agosto 2025; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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