Destination - il leggero fruscio della follia

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Voto:

Christopher (Robert Behling) e Celia (Jane Lyle) fanno coppia ma sono anche fratelli. In fuga nell’isola di My-konos, i due serial killer fanno mattanza di alcuni autoctoni che, a loro perverso modo di vedere, sono perversi. Il delirio epurativo dei due non potrà che finire male.

LA RECE

Alla ricerca dello shock, il film riesce, a proprio modo e con un budget stringato, ad offrire uno spettacolo bizzarro e, per alcuni, ributtante.

Tutto nasce, poco prosaicamente, dalle brame pecuniarie di un esordiente Mastorakis senza portafoglio che cerca di cavalcare l’onda della brutale truculenza di Non aprite quella porta (1974); occorreva solo alzare l’asticella del sadismo. All’uopo, e compatibilmente con un budget limitato, Mastorakis pesca due attori inglesi di terza fila: lui un attorino di prodotti televisivi la cui carriera non andrà oltre il 1983 con una comparsata in Cujo; lei, una modella - non un’attrice, e non sorprende - reperibile in zona poiché figlia del CEO della Black and Decker area greca. Le azioni malate della coppia incestuosa collocate nel marittimo panorama di Mykonos ha il suo perché e il suo strano contrasto, così come l’abitudine dei due di fotografare le loro imprese tipo l’Occhio che uccide (1960) sembra avere un significato sottile. Destination, però, non è il film per il quale convenga spingersi in sottilissime letture benché qualcosa filtri dall’idea di un’isola libertina (Mykonos già ai tempi godereccia) punita da un perverso moralizzatore e, ancor più importante a questo proposito, la moralizzazione sembra essere una perversione tanto quanto le distorsioni che essa va a punire. D’altra parte, Destination non è che si sprechi in momenti ellittici e riflessivi; piuttosto, affastella brutalità alla disperata ricerca del superamento del limite che avrebbe dovuto attirare l’attenzione del pubblico, guadagnandosi invece ban censorei e riconoscimenti cultistici tardivi. E gli appassionati per questo lo ricordano: lui sodomizza e sgozza una capretta; i due fratelli inchiodano a terra un isolano e brutalizzano due gay (scult la pseudo-fellatio alla canna della pistola); Christopher urina sul corpo di una riccona infoiata che poi verrà decapitata con la pala di una scavatrice. E altro ancora. La graziosa Celia, che per buona parte del film si mostra generosa, ha un incubo nel quale prefigura uno stupro e la morte del partner-fratello. Andrà proprio così, con lei abbandonata in un piccolo fienile a fare sesso con un pecoraio autoctono, analfabeta, che non gli par vero di aver trovato quell’angioletto biondo con il quale accoppiarsi. Curioso ed estremo, questo Destination, più di quanto valga per regia, scrittura e recitazione. Non bene, tra l’altro, una durata così estesa per un film di tale fatta. Ad ogni modo, non adatto ai seminaristi.

TRIVIA

Nikolaos Mastorakis (1941) dixit: “Nel film non trovo alcun valore artistico né ero in cerca di esso. Quel film, semplicemente, mi avrebbe aperto una porta verso una nuova stagione degli horror. […] Il budget totale era 30.000 dollari [140.000 dollari del 2020] che sembra minuscolo per gli standard odierni ma nel 1975 era sufficiente per una pellicola Kodak, una troupe di 20 persone, vitto e alloggio per tutti e girare con un’enorme e pesante Arri con la quale ho dovuto lavorare per una settimana” (haddonfieldhorror.com).

⟡ È lo stesso regista, in un’intervista inserita come extra nel DVD, che riferisce la triste sorte dell’attore Behling che, il 14 giugno 2011, a 70 anni, si sarebbe suicidato infilandosi in gola il tubo connesso a una bombola di propano e, poi, aprendo la valvola. 

⟡ Il film finì nell’elenco UK dei video nasties. 

⟡ Il regista, che non fa una bella figura come attore, compare nei panni dello scrittore greco.

Titolo originale

Island of Death

Regista:

Nico Mastorakis

Durata, fotografia

108, colore

Paese:

Grecia

Anno

1975

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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