Dopo la vita

-

Voto:

Il ricco Rudolf Deutsch (Roland Culver), volendo scoprire se ci sia vita dopo la morte, offre molti soldi a un gruppo di scienziati e medium per investigare la cosa in una magione che si è guadagnata il gaio nome di Villa Inferno. Il team di studiosi è capeggiato da Mr. Barrett (Clive Revill), al seguito sua moglie Ann (Gayle Hunnicutt), la medium Florence (Pamela Franklin) e Benjamin Fischer (Roddy McDo-wall), l'unico sopravvissuto alla precedente spedizione. Entrati nella villa, quest’ultima inizia a far leva sulle debolezze dei membri del gruppo.

LA RECE

Sinistro dramma di fantasmi e casa stregata fra ragione e sentimento. Pellicola scivolata immeritatamente nel dimenticatoio.

Impossibile non notare le analogie tra Dopo la vita e gli Invasati (1963), così come è impossibile non notare la differenza fra il titolo originale del film e il titolo del libro di Shirley Jackson "The Haunting of Hill House" (1959) da cui fu tratto il film del ‘63. Per entrambi i film, poi, non si può non dire che non abbiano come riferimento letterario, ancor prima che cinematografico, il libro di Henry James “The Turn of the Screw” da cui il magistrale Suspense (1961). Anche in Dopo la vita, come fu per gli Invasati, i protagonisti sono parapsicologi e medium che cercano di dipanare il mistero che si cela all'interno di una casa che si dice stregata. Alla sceneggiatura, il grande Richard Matheson il cui libro "Hell House" (1971) è all'origine del soggetto; lo scrittore, prono alle necessità cineproduttive, edulcora i toni del libro che, se trasposti direttamente nel film, lo avrebbero reso simile a l'Esorcista (1973), fra l'altro, uscito nelle sale solo sei mesi dopo. Autocensure a parte, Dopo la vita riuscì ad avere un impatto più forte di quanto ebbe gli Invasati grazie all’uso del colore ma anche alle moderne tecniche di investigazione paranormale. Il film, infatti, quasi a non voler sembrare troppo gotico, gioca la carta del modernismo scientifico. Hough, che aveva girato il miglior film fra quelli del trittico Hammer sul dottor Karnstein (le Figlie di Dracula, 1972), è qui particolarmente ispirato e realizza la sua pellicola più riuscita: molte le scene sinistre e i momenti di tensione con l'aggiunta di qualche cessione in ambito shock a buon mercato ma non troppo grossolano. Indimenticabile la sequenza dell'ectoplasma che esce dalle dita della medium, nonché la lasciva possessione della moglie dello scienziato il quale legge i bollori della consorte col cuore e non con la testa, e s'incazza non poco: bella dissonanza fra ragione e sentimento. Molto bella anche la fotografia di Alan Hume e le scenografie gotiche che, sempre per dissonanza, cozzano con il macchinario parascientifico posto al centro della casa. Elegante e suggestivo film di genere che suggerisce al posto di asserire. Da recuperare.

TRIVIA

Victor Trivas (1896-1970) dixit: “Non riesco a immaginare un cinema indipendente. Il film è un prodotto industriale che deve trovare la sua strada verso il consumatore. I film sono fatti per loro, quindi soprattutto devono essere accessibili alle masse. In caso contrario, ha fallito sia dal punto di vista sociale che commerciale. Il regista deve cercare di trovare la vera connessione tra sé e il pubblico” (cinegraph.de).

⟡ Nei credits iniziali si rileva un errore di battitura, la nota di copyright riporta: 20th Century Fox Film “Corpoation”. 

⟡ Il film era in sviluppo all’American International Pictures quando fu ceduto a James H. Nicholson nel momento in cui quest’ultimo se ne andò dalla AIP per dedicarsi alla produzione indipendente. Fu l'unico film prodotto da Nicholson poiché morì nel dicembre del 1972 per le conseguenze di un tumore al cervello. 

⟡ Il personaggio Belasco è vagamente ispirato al satanista Aleister Crowley. 

⟡ Alla sua uscita in UK, il film si prese inspiegabilmente l'X rating.

Titolo originale

The Legend of Hell House

Regista:

John Hough

Durata, fotografia

95', colore

Paese:

UK

Anno

1973

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial