gli Invasati
Voto:
L'antropologo e studioso di fenomeni paranormali Dr. John Markway (Richard Johnson) affitta Villa Crane (Hill House) per condurre una ricerca. Markway mette insieme un team composto dalla chiaroveggente Theo (Claire Bloom), dal perditempo futuro erede della villa Luke Sanderson (Russ Tamblyn) e dalla fragile Eleanor Lance (Julie Harris) che da piccola aveva fatto esperienza di fenomeni poltergeist. Per Eleanor, questa è una buona occasione per sfuggire a una vita triste e deludente.
LA RECE
L'orrore connesso alla frustrazione. Capolavoro di un orrore ambiguo, fra disagio psichico e presenze fantasmatiche. Film elegante e realmente inquietante. La Harris nel ruolo della vita.
Uno degli esempi più elevati di horror e, con tutta probabilità, il più alto rispetto al genere old-dark-house. Nel 1959, la scrittrice Shirley Jackson pubblicò il racconto "The Haunting of Hill House", libro che ricevette lusinghiere critiche da ogni dove e venne ritenuto da alcuni la cosa più spaventosa mai scritta. Questo non so dire, ma posso confermare che, quattro anni dopo, il film di Robert Wise diventerà punto di riferimento per tutti coloro che si vorranno cimentare con l'horror. Va fatto notare che Wise (West side story, 1961) si fece le ossa sotto la guida del produttore Val Lewton per il quale diresse horror psicologici quali il Giardino delle streghe (1944) e la Jena - l’uomo di mezzanotte (1945). Lewton preferì sempre un tipo d'orrore non visibile, incerto fra il reale e l'immaginato, piuttosto che qualche mostro facilone che impressionasse il pubblico; un’impronta ben visibile anche nei film di Wise. Con un brillante uso della telecamera, riflessi negli specchi, lenti distorcenti e un utilizzo degli effetti sonori magistrale, il regista costruì un horror fra i più fini e sofisticati dell’epoca. Tutti i fantasmi del film esistono per pura suggestione, nulla è osservato concretamente: le zone fredde della casa, così come il cane in giardino, sono solamente menzionati dai protagonisti ma lo spettatore non potrebbe testimoniare di averli visti. Anche la più tradizionale scena della porta che si chiude alle spalle viene realizzata in modo peculiare: la porta si chiude quando non viene ripresa e quindi rimane l'incertezza sul fatto che possa essere stata qualche causa naturale a muoverla. Davvero spaventosa la scena in cui Eleanor, sdraiata a letto, viene atterrita dai rumori provenienti dal corridoio e stringe quella che crede essere la mano dell'amica. Non da meno, l'ormai noto momento in cui una porta sbarrata si deforma dietro la spinta delle entità che vivono nella casa mentre i protagonisti, inermi, temono il peggio. Più di una scena del film è un vero e proprio attentato ai nervi dei protagonisti e degli spettatori, e in ciò molto concorre la cura degli effetti sonori e delle musiche di Humphrey Searle che fece ricorso all’elettronica e a scale musicali incise al rovescio. Di non poco conto la scelta di Wise di girare il film in bianco e nero quando, già nel '60, il colore era diventato uno standard. Solida la prova attoriale dei quattro protagonisti e le interazioni fra essi: Richard Johnson si offre nei panni di uno studioso di fenomeni paranormali dalla mente aperta, coraggioso e umanamente comprensivo. Claire Bloom ha il ruolo non facile della donna sicura, attraente e con una non palesata tendenza omosessuale, il che complica e rende ancor più interessanti le dinamiche del gruppo. Di grande impatto la performance di Julie Harris che, con la sua bellezza discreta e i suoi modi di fare insicuri, ricorda la protagonista di Rosemary’s baby (1968). In effetti, questo film potrebbe non a caso essere venduto in double-bill con Repulsion (1965) di Polanski con cui condivide un certo stile e la presenza di una protagonista fragile che è vittima di se stessa; qui, però, più che di repulsione si tratta di frustrazione. Il film si chiude in maniera drammatica lasciando la fondamentale questione irrisolta: la casa era davvero stregata o, in qualche modo, i protagonisti, in preda a un delirio condiviso, erano artefici dei fenomeni percepiti? Film da vedere e da mettere lassù, insieme ai più alti esempi di cinema della paura. Guardatelo in solitudine e al buio; non è un film che tollera distrazioni e luci accese (anche per esaltare il bel bianco e nero di Nicholas Musuraca). Nel 1999 arriva il non essenziale remake all star Haunting - Presenze.
TRIVIA
Robert Earl Wise (1914-2005) dixit: “Non mi piace fare remake. Di solito, per un motivo o per l'altro, devi vedere il film originale e ti dà sempre fastidio quando ti ritrovi a fare una certa scena, e continui a ricordare com'era nel primo film” (IMDb.com).
⟡ L'elemento legato al lesbismo di Theo ha portato a discussioni e controversie. La “Aurum Film Encyclopedia: Horror” (1986), in qualche modo, cassò il film accusandolo di omofobia soprattutto per la scena in cui Eleanor sbotta dicendo che non le piacciono "i tipi" come Theo.
⟡ Robert Wise lesse sul Time Magazine la recensione della novella "The Haunting of Hill House" di Shirley Jackson. Il regista, successivamente, incontrò la scrittrice e le disse che aveva intenzione di trarre un film dal suo libro e le chiese se avesse mai pensato a un titolo perché, così com'era, non poteva funzionare per un film. La Jackson disse che l'unico altro titolo che aveva preso in considerazione era "The Haunting".
⟡ La villa del film non era un set ma una vera casa.
⟡ Fa piacere rivedere la bella e fine Julie Harris (1925-2013) nei panni di Karen Fielding nell'episodio l'Uomo dell'anno (1973) nel serial Colombo (Stagione 3, Episodio 2).
⟡ Robert Wise era sotto contratto con la MGM e, con quella casa produttrice, avrebbe dovuto realizzare ancora un film, così portò a loro il progetto di the Haunting. La MGM statunitense decise che gli avrebbe dato solo un milione di dollari di budget ma Wise insistette al fine di ottenere più soldi. Dal momento che non gli vennero concessi, il regista si recò alla MGM di Londra che risultò disposta a sborsare 1 milione e centomila dollari. Wise accettò e spostò la produzione in Inghilterra.
⟡ Wise vide Julie Harris in una recita teatrale e ne rimase folgo-rato ritenendola perfetta per la parte in the Haunting. L'attrice, successivamente, confessò che per lei fu molto difficile recitare in questo film poiché vedeva il suo personaggio in modo diverso e lo avrebbe impersonato in modo differente ma non era il caso di contestare. La Herris, comunque, disse anche che il regista fu un vero gentiluomo e che rimasero amici per decenni.
⟡ Claire Bloom fu intrigata dall'idea di recitare nella parte di una donna attratta da un'altra donna. Disse che sul set andava d'accordo con tutti tranne che con la Harris, la quale tentava in tutti i modi di evitarla e di non parlarle. Alla fine delle riprese, la Harris andò a casa della Bloom con un regalo e le spiegò che il suo comportamento era dovuto al fatto che voleva rimanere nel personaggio di Eleanor che, fondamentalmente, era un'outsider e un'incompresa. La Bloom fu felice di sapere la ragione di quel comportamento dal momento che a lei la Harris piaceva come persona, e non si spiegava quell'antipatia o cosa avesse potuto aver detto o fatto per meritarsi quel trattamento.
⟡ La scena della porta che si deforma fu ottenuta costruendo una porta di gomma e legno: membri della troupe spingevano deformandone la struttura.
Titolo originale
The Haunting
Regista:
Robert Wise
Durata, fotografia
112', b/n
Paese:
USA
1963
Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
