Faust

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Voto:

Il detective Margolis (Jeffrey Combs) arresta un uomo che ha fatto una strage all'ambasciata cinese. L'uomo viene internato in manicomio; qui, la dottoressa Jade (Isabel Brook) riesce a farsi raccontare la storia direttamente dal protagonista. John Jespers (Mark Frost), dopo aver perso la donna che amava, ha venduto l'anima al sinistro M (Andrew Divoff) per avere la forza di vendicarsi. M userà Jespers, ora chiamato Faust, per i suoi scopi ma quando cercherà di uccidere Jade, Faust si opporrà al satanasso.

LA RECE

Modesto primo film della Fantastic Factory. Yuzna, per certi versi, si ripete e la sua storia di diavoli ha un taglio supereroico mal riuscito e poveristico. Bene, invece gli SFX.

Primo film prodotto dalla spagnola Fantastic Factory e diretto da Yuzna, regista che non è mai uscito dalla serie-B ma che, in essa, è riuscito a distinguersi con horror sopra la media, visivamente forti e per nulla timorosi di esplorare strade inusuali. Il film è l'adattamento cinematografico del fumetto “Faust: Love of the Damned”, edito dall'Avatar Press, che si fece notare al tempo della sua uscita (1989) come uno dei fumetti più spinti rispetto a sesso e violenza. Ne sarebbe dovuto uscire un film altrettanto potente ma il risultato fu modesto. Il personaggio centrale, interpretato in maniera esagitata da Mark Frost, è una sorta di Spawn (1997) imbastardito con il Corvo (1994) contaminato da Wolverine degli X-Men, poiché fa un patto con il diavolo per vendicarsi di alcuni malviventi che gli hanno ucciso la donna, viene dotato di un costume con mantello e artigli d'acciaio e poi viene manipolato dal Maligno per poter riportare sulla Terra un tipo di demone… o il Diavolo stesso, non è chiarissimo. Insomma, una mescola grossolana per dar vita a un supereroe che nel film non funziona. L'aspetto è quasi ridicolo e l'attore, come detto, fa un pessimo lavoro. Molto meglio l'apporto di Combs, il dottor West di Re-Animator (1985), nei panni del poliziotto, oppure Divoff che dopo Wishmaster (1997) veste ancora i panni di un essere demoniaco e lo fa con le necessarie espressioni mefistofeliche. Anche la pressoché sconosciuta Monica Van Campen, nel ruolo della lasciva Claire, sa rendere bene il personaggio assegnatole che diventa protagonista di una delle scene migliori del film o, meglio, uno dei migliori risultati ottenuti dall'effettista Screaming Mad George. Yuzna, in mancanza di star davvero incisive, fa degli effetti speciali la forza di Faust ma, anche in questo caso, non tutti gli effetti speciali sono realizzati ad arte. Yuzna stesso sembra non essersi troppo evoluto dai tempi di Society - the horror (1989) non solo per la sopracitata scena con protagonista la Van Campen, il cui corpo si deforma fino a una massa quasi informe, ma anche per la situazione orgiastica finale che ricorda non poco qualcosa di già visto al termine del film del '89. Il regista non riesce a dare un tono dark alla storia come si converrebbe, e le scelte compiute dai personaggi paiono poco logiche; oltretutto, l'amore fra Faust e Jade è trattato superficialmente. Tutte le varie considerazioni filosofiche messe in campo dalla sceneggiatura (amore-morte, bene-male) sono buttate sul tavolo con grande leggerezza senza far assumere alla storia una piega un diversa dagli altri film che hanno trattato di diavolacci che vogliono tornare sulla Terra. Ad ogni modo, benino per la seconda serata.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Faust: Love of the Damned

Regista:

Brian Yuzna

Durata, fotografia

98', colore

Paese:

USA, Spagna

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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