la Frusta e il corpo
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Voto:
Il castello dei Menliff viene scosso dal ritorno della pecora nera di famiglia, Kurt (Christopher Lee), un sadico il cui gusto nel frustare le donne l’ha portato a essere bandito da casa. Nel frattempo, la sua ex Nevenka (Daliah Lavi) si è sposata col fratello buono, Christiano (Luciano Stella). Nel castello, il padre (Gustavo De Nardo) e la cameriera Giorgia hanno più di un motivo per odiare Kurt. Il rapporto fra Nevenka e il sadico riprende a suon di frustate e la donna pare gradire ma, poco dopo, Kurt viene ucciso. Altre morti avverranno nel castello, come se lo spirito di Kurt volesse causare problemi anche dall'Aldilà.
LA RECE
Proto-giallo all'italiana a cavallo fra il gotico e lo studio di dinamiche relazionali-sessuali al tempo davvero tabù. Il tutto immerso in una splendida fotografia. Film da non mancare.
Gotico romantico di Bava che anticipa alcune tematiche che diverranno piatto forte nel giallo all'italiana. La Frusta e il corpo beneficia di una trama solida e di un buon cast ma, soprattutto, stupisce per lo spettacolare uso delle luci e della fotografia di Ubaldo Terzano che rendono ogni fotogramma una piccola opera d'arte controversa. Ernesto Gastaldi, Luciano Martino e Ugo Guerra scrivono un soggetto e una sceneggiatura con diversi passaggi poetici - diciamo pure melò - ma anche con una cifra sadica tale da fare scalpore, almeno ai tempi. L'elemento sadomasochistico che pervade l'opera non viene mai rappresentato in maniera manifesta ma è veicolato dalle espressioni della Lavi (il Demonio, 1963), sguardi che mischiano lussuria, rabbia e delirio. Il fatto che il tema della perversione sia trattato con stile dal regista non vuol dire che sia gestito debolmente: Bava filma le scene di flagellazione ai danni di Nevenka dal punto di vista di Kurt, obbligando lo spettatore a una forzata identificazione. Flagellazione e poi amore sugli scogli: una modernità di vedute circa l’ambivalenza della relazione affettiva che non stupisce abbia fatto scattare la censura di allora. Christopher Lee ci mette del proprio con la sua imponete presenza, immerso fra luci e ombre piazzate sul set da Bava a dipingere il suo quadro orrorifico. La paura che il regista suggerisce è qualcosa di primitivo come il sesso, è una mano che esce dal buio per uccidere o per strappare i vestiti. Il gioco di buio e luce genera una risonanza emotiva già di per sé stimolata dalle ambientazioni gotiche: c'è una poetica tragica, cerebrale, relativa al dramma familiare che rammenta le pellicole di Corman tratte da Edgar Allan Poe. Ogni personaggio trova un suo spazio e Bava non favorisce nessuno a discapito degli altri, al di là del fatto che non vi è un eroe positivo. La Frusta e il corpo non è il solito gotico incentrato sul fantasma di qualcuno o, meglio, non è solamente questo. Bava trasforma il film in un mystery in cui ognuno potrebbe essere l'esecutore degli omicidi che rimangono inspiegati fino al termine. La soluzione non è inaspettata ma il regolamento di conti avviene in una cripta fra i protagonisti che hanno a fianco una bara scoperchiata che ospita un cadavere in fiamme; insomma, non quel genere di cosa che capita tutti i giorni. Il compositore Carlo Rustichelli si prende una pausa dai suoi soliti temi musicali lounge per comporre qualcosa più classico che possa entrare in tono con il romanticismo gotico della pellicola. Benché non si tratti di uno dei film più crudi degli anni '60, La Frusta e il corpo riesce a trascendere lo stesso genere da cui origina e diventa un film borderline dalle molteplici qualità artistiche e dal grande impatto visivo, pari o superiore al coetaneo i Tre volti della paura (1963) sempre di Bava. Chi non conoscesse il genere gotico forse è meglio che si indirizzi prima verso qualcosa di più classico (la Maschera del demonio, 1960) ma per coloro che hanno già saggiato castelli, segrete, ragnatele e pipistrelli in bianco e nero, questo gotico cromatico del Maestro italiano rappresenterà davvero un'esperienza appagante.
TRIVIA
⟡ L'attrice Barbara Steele, pupilla di Bava, non accettò la parte di Nevenka. Non è chiaro se lo fece per precedenti impegni lavorativi o perché offesa dalla materia sessuale trattata nel film.
⟡ Tutti con lo pseudonimo straniero per vendere meglio: Bava diventa John M. Old, Ernesto Gastaldi si firma Julian Barry, Ugo Guerra si firma Robert Hugo, Luciano Martino si rinomina Martin Hardy, il codirettore della fotografia Terzano diventa David Hamilton e il compositore Carlo Rustichelli prende nome Jim Murphy.
Regista:
John M. Old [Mario Bava]
Durata, fotografia
88', colore
Paese:
Italia, Francia
1963
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
