Generazione Proteus
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Voto:
Il super computer Proteus IV, inventato da Alex Harris (Fritz Weaver), diventa incontrollabile. Sarà poco utile spegnere tutti i terminali dal momento in cui uno, quello della moglie Susan (Julie Christie), viene lasciato acceso. Proteus, che desidera essere umano, prende possesso della casa e sequestra Susan con la finalità di fecondarla.
LA RECE
Fantahorror di gusto polanskiano, la cui rilettura del rapporto uomo (cioè, donna) macchina richiama il satanic-movie. Film non essenziale ma curioso.
Tratto dal romanzo “Demon Seed” (1973) di Dean R. Koontz quando ancora lo scrittore non era famoso e l’acquisto dei diritti del libro potevano costare poco. La MGM s’accaparrò il soggetto e mise il progetto in mano al duro e puro Donald Cammell che, dai tempi del bizzarro Sadismo (1970), s’era distinto per essere un artista senza compromessi, nel senso che non cedeva mai alle pressioni produttive che volevano piegare le sue visioni artistiche alle ragioni del botteghino. Atteggiamento eroico ma poco apprezzato dalle major che, per anni, gli tolsero da sotto il sedere la sedia da regista lasciando che la sua attività si limitasse ai soggetti e alle sceneggiature. Generazione Proteus fu la nuova opportunità per Cammell che, comunque, non cambiò atteggiamento, motivo per cui ebbe solo altre due possibilità (l’Occhio del terrore, 1987; il Tocco del diavolo, 1995) prima del 24 aprile 1996, quando, psicologicamente esaurito, decise di suicidarsi sparandosi; pare siano state le interferenze dei produttori durante la lavorazione del film del ’95 a portarlo all’esasperazione. Per Generazione Proteus, la MGM rimontò parti del film senza interpellare Cammell, rendendo questa pellicola l’ennesima sgradevole esperienza registica per il povero Donald. Il problema sostanziale, indipendentemente da chi abbia messo mano alla sceneggiatura, è che né Cammell né la produzione erano particolarmente versati in tema fantascientifico, dato che il soggetto di Koontz venne bellamente stravolto. In primo luogo, il racconto creato dallo scrittore si svolge interamente nella casa della protagonista e i soggetti attivi sono solo due: lei e il computer. Il film, invece, crea un preambolo in cui si assiste all’attivazione della macchina, alla sua deriva mental-digitale e tutta una serie di personaggi satellite, ivi compreso il marito della protagonista. Inoltre, le scene della ribellione della macchina sono situazioni ben note a coloro che abbiano già visto 2001: Odissea nello spazio (1968) o Colossus: the Forbin project (1970), e le visioni psichedeliche legate agli stati alterati di coscienza indotti da Proteus richiamano troppo da vicino il sopra citato film del ‘68. Poi, anche tenuto conto dei limiti immaginativi che si potevano avere negli anni Settanta circa i progressi informatici, andrebbe spiegato come mai un computer avrebbe bisogno di un monitor per esprimere visivamente delle operazioni di calcolo che non devono essere visualizzate dagli umani. Il film, però, come fantahorror, funziona perché, se da un lato fallisce nella dimensione fantascientifica per superficialità o poca originalità, la dimensione quasi polanskiana di fecondazione da “entità altra” colpisce nel segno o, almeno, è in risonanza con le pellicole di fine ’60 inizio ’70 relative all’occulto e al satanismo. In qualche misura, quindi, Generazione Proteus è un Rosemary’s baby (1968) aggiornato all’era digitale con un Satana fatto di circuiti stampati che vuole mettere al mondo il suo Anticristo, parallelismo cementato dallo score musicale che pare richiamare quello de il Presagio (1976). Dato il tema della fecondazione e dello stupro, è apprezzabile che il regista non abbia scelto d’imboccare vie visivamente esplicite mantenendo il film su un più fine livello rappresentativo. Almeno, a Proteus IV, fratello scopone di Hal9000, si dà la possibilità di portare a compimento il proprio progetto con tanto di nascita di un androide alquanto bizzarro. La visione non canonica ma rigorosa di Cammell ha il suo perché.
TRIVIA
Donald Cammell (1934-1996) dixit: “Sono un pittore che, per caso, gira film” (IMDb.com).
⟡ Cammell fu un talentuosissimo pittore più che un regista di livello e approdò al cinema nel 1961 quando, trasferitosi a Parigi, iniziò a scrivere sceneggiature. Sfortunatamente non riuscì mai a doppiare il successo del film Sadismo girato insieme a Roeg, e la sua carriera, già negli anni 90, era chiusa. Nell’aprile 1996, a 62 anni, Cammell si suicidò sparandosi in testa con un fucile. I motivi del suicidio, tuttavia, non erano relativi al sostanziale fallimento professionale ma alla peculiare personalità dell’artista. A quanto riferito dalla vedova, China Kong, Cammell era terrorizzato dall’idea di morire per una casualità e, fin da piccolo, era affascinato dalla morte. Kevin Macdonald, coregista del suo ultimo lavoro Donald Cammell: the Ultimate performance (1998), ha aggiunto: “Non si è ucciso per gli anni di fallimenti lavorativi. Si è ucciso perché ha sempre voluto uccidersi”.
⟡ La voce di Proteus IV, nella versione originale, è quella di Robert Vaughn.
⟡ La futuristica automobile del dottor Harris è una Bricklin SV-1 non modificata. Costruita in Canada e pensata per il mercato USA, quell’auto era particolarmente apprezzata per la sua modernità e per gli innovativi sistemi di sicurezza. La macchina apparve sul mercato solo per 2 anni (’74-’76) e ne furono venduti 3000 esemplari.
⟡ Circa al ventesimo minuto del film, si vede il dottor Harris mentre guarda la tivù e mangia: sta guardando un adattamento del terzo capitolo di “Victory: an Island Tale”, storia scritta da Joseph Conrad nel 1915. Il racconto di Conrad, presagio di ciò che accadrà nel film, narra le vicende dell’asceta Heyst che s’innamora di Lena, i due vanno su un’isola deserta per vivere insieme ma alcuni intrusi rovinano i loro piani.
Titolo originale
Demon seed
Regista:
Donald Cammell
Durata, fotografia
94', colore
Paese:
USA
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
