il Giorno dopo la fine del mondo

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Voto:

Sulla strada per le vacanze in roulotte, la famiglia Bladwin, sorpresa dalla guerra nucleare ma in una zona non toccata dalle esplosioni, inizia un’avventura di sopravvivenza in un mondo che diventa vieppiù ferino nei rapporti sociali. Sulla base di due storie di Ward Moore, l’attore Ray Milland dirige e si ritaglia il ruolo del padrone di casa su ruote di una famiglia tipicamente anni ’50 che parte secondo i formalismi del perbenismo e, alla fine, approda all’omicidio in un territorio statunitense in preda all’anarchia postatomica. Panic in year zero è uno dei primi film sull’argomento dramma nucleare, e il primato glielo si riconosce. Milland, tuttavia, anche a quanto riferì Roger Corman che gli prestò un plotone di tecnici per la produzione, fu travolto dal doppio lavoro di attore e regista e sprecò l’occasione di realizzare qualcosa di coeso e davvero drammatico che finisce per ridursi allo scontro fra middle-class e criminali da strapazzo. Buona la prima parte, più semplicistica la seconda, ma la rabbia di Mr Baldwin per lo stupro della figlia va a segno. Milland ha il volto giusto per la parte, peccato che non ci si curi di illustrare il disastro nucleare - nessuno si preoccupa del fallout! - e che si arricchisca tutto con uno score musicale di rara incongruenza. In tema, meglio: Ipotesi: Sopravvivenza (1984), Testament (1983), Quando soffia il vento (1986).


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Titolo originale

Panic in Year Zero

Regista:

Ray Milland

Durata, fotografia

93', b/n

Paese:

USA

Anno

1962

Scritto da Exxagon nell'anno 2020; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0