Insidious 3 - l'Inizio
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Voto:
Secondo sequel, e prequel, di Insidious (2010), qui affidato in regia a Whannell che aveva creato, insieme a James Wan, il soggetto del film che si rivelerà atto a generare un fortunato franchise. Lo spettacolo mainstream, che funziona sempre a sufficienza sul binario dello spooky fest, qui guadagna qualche punto per il fatto di spostare l’attenzione sull'anziana Elise, portando la tematica basilarmente “ghost” ad una riflessione - certo non approfonditissima - sul lutto, sulla perdita, sul senso di colpa e, soprattutto, sulla persona che deve compiere un viaggio avventuroso (come nell'antico tropo del cavaliere con il drago) per (ri)conquistare identità e vocazione. Questo il plot. Elise Rainer (Lin Shaye), ritiratasi dopo un evento traumatico avvenuto nel Further - l’Altrove, dimensione spettrale nella quale vivono entità mica belle - viene contattata da Quinn Brenner (Stefanie Scott) adolescente con aspirazioni teatrali che cerca disperatamente un contatto con la madre defunta. Elise, riluttante, si convince ad aiutare la giovane nel momento in cui quest’ultima, resa invalida dopo essere stata investita, viene perseguitata da un’entità maligna che va sotto il nome de “L’Uomo che non può respirare” (Wheezing Demon, il demone asmatico); saranno d'aiuto i goffi investigatori del paranormale Specs (Leigh Whannell) e Tucker (Angus Sampson), alle prime armi. Come sarà per diversi altri film di questi anni che rileggono l’orrore in ambienti suburbani (la Casa - Il risveglio del male, 2022), il tutto si svolge in un anonimo condominio che si fa location di un orrore che si manifesta nell'ordinario, fra stanze, muri e ascensori; un luogo della quotidianità che, perciò, si fa anticamera del Further, il territorio della metafisica spettrale. Whannell gestisce il jump scare con cognizione di causa, dosandolo strategicamente ma senza mai farne abuso e introduce (perché scrive tutto lui) questa entità asmatica, affannata, terribile nel voler “respirare” l’anima delle vittime ma che rimanda anche a una immagine di fragilità, malattia e, ça va sans dire, alla morte. Ad alleggerire la cupezza del tutto, il sollievo comico del duo Specs e Tucker, due cialtroni che, però, si riveleranno più coraggiosi e adatti del previsto. Poco incisiva, invece, la resa della protagonista, carina quanto si conviene al ruolo, e, soprattutto, di scarso spessore la figura paterna (Dermot Mulroney), utile all’inizio per qualche sottolineatura di differenze generazionali. Accennata, ma comprensibilmente marginale per un lavoro che deve mirare all’orrore, la parentificazione della giovane protagonista Quinn che, persa la madre, si trova a dover fare da madre al fratello minore e ha battibecchi col padre che quasi la fanno somigliare a una moglie. Nel complesso, discreto prodotto d’intrattenimento e di “formazione”: curioso il parallelismo fra il doppio apprendistato dei due ricercatori del paranormale - uno dei due è il regista - e l’apprendistato registico di Whannell stesso, qui al suo primo film e che continuerà dietro la macchina da presa con un cinema di genere (Upgrade, 2018; l’Uomo invisibile, 2020, Wolfman, 2025) ma sempre con un taglio mainstream.
Fast rating

Titolo originale
Insidious: Chapter 3
Regista:
Leigh Whannell
Durata, fotografia
97', colore
Paese:
Stati Uniti, Canada, UK
2015
Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

