Into the mirror
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Voto:
Woo Yeong-min (Ji-tae Yu) lavora come capo della sicurezza in un grande magazzino prossimo all'apertura dal giorno in cui, da poliziotto, aveva causato la morte di un suo collega. Dopo una serie di strani decessi nel negozio, Woo si mette a indagare. Mentre la polizia segue le tracce di un serial killer, Woo segue una via meno ortodossa, incuriosito da una ragazza che sostiene che la sua gemella, morta tempo prima, sia la vera artefice degli omicidi.
LA RECE
Non il tipico horror orientale d'inizio millennio con fantasma dai capelli lunghi ma mystery con pennellata metafisica. Buona la tecnica ma il racconto non conquista.
Gli specchi non sono nuovi all’orrore (Mirror, mirror, 1990; Candyman, 1992) ma, in questo film di Seong-ho Kim, il ruolo dello specchio diventa centrale sia a livello di storia, sia di tecnica registica. Con un occhio al J-horror ma con un rifiuto per gli inflazionati fantasmi ipertricotici, il regista gira il timone verso il thriller soprannaturale tinto di giallo. In effetti, nel film pare emergano echi argentiani e forse qualcosa di connesso a Sei donne per l’assassino (1964) di Bava, oltre che un recupero del tema del doppio (lo Specchio scuro, 1946). Lo script di Sung-ho è un tentativo, non privo d’inceppi, di fondere l'horror col mystery ma più di un elemento mina la suspense e la linearità della storia: la scelta delle vittime sembra arbitraria e la durata della pellicola pare eccessiva dal momento che non porta maggior comprensione. Più che la storia, si fa notare la tecnica del regista che sfrutta bene le proprietà degli specchi e la percezione del doppio: protagonisti e ambienti vengono riflessi di continuo venendo a creare giochi ottici di grande effetto e una piacevole confusione percettiva. Il finale del film, che mescola metafisica ed SFX, è fascinoso; peccato che la sceneggiatura non regga il confronto con lo stile visivo e che il folklore degli specchi non venga sviluppata a dovere. Buono il lavoro degli attori che vestono i panni di personaggi complessi; il protagonista Woo non è un mero eroe o spettatore degli eventi ma è scosso da un dramma personale che lo porterà, in ultima istanza, a scontrarsi col suo doppio. Into the mirror non è un film d'incredibile originalità e non riserva sorprese neppure a livello di scene spaventevoli, anche se i meno assuefatti all'horror orientale potrebbero accusarne i colpi; si riconosce, però, una certa eleganza immaginativa a partire dalla bellissima prima scena di morte. Nel 2008, arriva l’atteso remake ad opera del regista Alexandre Aja e del produttore, sceneggiatore e scenografo Gregory Levasseur: Riflessi di paura.
TRIVIA
Sung-ho Kim (1970) dixit: “Il primo lungometraggio che ho diretto è stato Into the mirror, ed è stato subito dopo la mia laurea. Mi sentivo come se avessi davvero bisogno di dimostrare il mio valore ma, allo stesso tempo, sapevo che c'era un grande margine di miglioramento. Per me, il focus era soprattutto connesso alla capacità di dirigere attori e attrici, e spiegare il modo nel quale avrebbero dovuto recitare. I cortometraggi mi hanno davvero fornito l'esperienza per poter dirigere attori e attrici, quindi trovo che il formato del cortometraggio sia perfetto per me. Non c'è bisogno di molti investimenti e non bisogna preoccuparsi di essere troppo sensibili rispetto al contenuto del film, quindi mi hanno dato molte opportunità di sperimentare diversi stili di regia” (cityonfire.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Geoul sokeuro
Regista:
Seong-ho Kim
Durata, fotografia
113', colore
Paese:
Corea del Sud
2003
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
