Jennifer's Body
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Voto:
Studentessa a Devil's Kettle, Anita (Amanda Seyfried) è legata da stretto vincolo di amicizia alla cheerleader Jennifer (Megan Fox), bella e stronza da far paura. Recatesi al concerto di una rock band, le due si dividono quando Jennifer si fa convincere dal cantante del gruppo a seguirlo per fare un giretto sul van. Jennifer ricomparirà posseduta da un demone che la spinge a nutrirsi di carne umana. Anita è l'unica che sa, ed è la sola che può porre rimedio.
LA RECE
Megan Fox magnetizza gli sguardi ma il film non si riduce alla spocchiosa bellezza della modella; c'è tutto l'interessante tema della difficile sintesi culturale delle due polarità femminili: santa e puttana.
Quando si sta per vedere un horror che ha per protagonista Megan Fox, donna di una bellezza imbarazzante, si parte un po' prevenuti. Peggio quando si scopre che il titolo del film è pubblicità ingannevole perché del corpo di Jennifer non si vede granché. Tuttavia, a essere onesti, Jennifer's Body non è poi malaccio come horror, sarà perché a scrivere c'era Diablo Cody, brillante sceneggiatrice e altra bellona mica da ridere alla quale si deve il successo del preggo-teen-movie Juno (2007). La storia delle due donne che decretano l'interesse per questo film è inversa e curiosa. Nel 2007 escono due pellicole: Juno, di cui sopra, e Transformers, mega fantascientifico spendaccione con i robot che fanno la breakdance come i quindicenni sotto i portici. Dopo l'impatto mediatico, i riflettori rimangono puntati sulla Cody e la Fox. La prima era una copywriter che aveva mollato il lavoro per fare la spogliarellista, la seconda una modella che si spogliava sulle riviste divenuta attrice. La Cody, attenta all’evoluzione del linguaggio postmoderno, fra uno strip e l'altro, è riuscita a farsi notare come sceneggiatrice. La Fox rimane di base una modella, prima immortalata su Sport Illustrated e, ora, nelle pellicole. All'opposto dello spettro, la Fox e la Cody s’incontrano in questo horror giovanilistico diretto dalla Kusama (Aeon Flux, 2005; Invitation, 2015) che, genuflessa alla scrittura della Cody, rispetta il genere, il che non stupisce dato che, in Juno, la Cody faceva parlare i protagonisti citando the Wizard of gore (1970) e Suspiria (1977). Non è neppure un caso che, per la parte della sassy girl, sia stata chiamata la Fox che aveva polemizzato con Michael Bay, regista di Transformers, perché quello aveva sbottato pubblicamente per l’altezzosità della ragazza. Non ci è dato sapere se la Fox sia davvero antipatica o se Diablo Cody abbia sfruttato la diceria per scrivere il suo personaggio; tuttavia, la Fox recita in sincronia rispetto al suo personaggio. L'impatto visivo della modella è talmente forte da mettere in secondo piano la comprimaria, quella Amanda Seyfried uscita dall'ombra con il musical Mamma Mia! (2008) e che, qui, è una novella Juno. In ogni caso, si avverte la competenza recitativa della Seyfried, si avverte che è maggiore di quella della Fox e si capisce pure che il senso di questo horror ruota tutto attorno allo split fra femminilità buona (Anita) e femminilità cattiva (Fox), cattiva in quanto sensuale, sessuale e vorace. È il vecchio doppio standard che non riesce a sintetizzare una donna che sia al contempo dolce, materna, affidabile, con una che sia sensuale e sessuale. La santa e la puttana, insomma. Il pregiudizio è quasi universale ma nell'America bacchettona che produce porno a tutto spiano ma poi dà di matto se Janet Jackson mostra per sbaglio un capezzolo, lo scisma è ancora vulnus psicologico tangibile. Peggio, poi, se manca la verginità, elemento che ogni conoscitore di slasher sa essere indizio di morte certa e prematura. Jennifer non è intonsa e mal gliene coglierà: la sua ostentata femminilità diverrà mortifera nella misura in cui verrà fatta corrispondere alla possessione da parte di un demone. La dicotomia santa/puttana in Jennifer's Body è estremizzata e, per buona parte del film, non si trova sintesi fra Virgo e Lilith. Poi, una sintesi si tenta ma la donna che emerge è inquietante più dei due estremi. Ne deve passare di acqua sotto i ponti. Più facile ammiccare al pubblico con un bacio saffico che è l'unico genere di omosessualità che piace a tutta la famiglia. La Kusama, con grande modestia, lascia spazio alla penna della Cody e, per quanto riguarda il lavoro in regia, limita elegantemente l'abuso di effettistica digitale e di esasperazioni splatter come ci si sarebbe attesi da un film che, comunque, mira a un target giovane. Morale: a chiamarsi Jennifer, o si viene violentate o si bazzica col demonio.
TRIVIA
Karyn Kiyoko Kusama (1968) dixit: “Non credo che lavorerò mai più a un film sul quale non ho il controllo del montaggio finale. Mi sono resa conto di essere una regista dalla mentalità forte, con un senso molto chiaro di quello che voglio fare e voglio semplicemente essere lasciata sola per farlo e non sono sicura che gli studios siano necessariamente i luoghi più istruttivi per i cineasti, se non forse per imparare a conoscere la dura realtà della commistione tra commercio e arte” (IMDb.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
Karyn Kusama
Durata, fotografia
107', colore
Paese:
USA
2009
Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
