the Wizard of gore
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Voto:
Montag (Ray Sager) è un illusionista che sottopone le sue spettatrici a torture spettacolari; le donne tornano ad apparire incolumi ma, dopo qualche ora, muoiono per le ferite riportate sul palco. La polizia non sa che fare, mentre il mago progetta di andare in tv e ipnotizzare e uccidere mezza nazione.
LA RECE
Pellicola che segna il ritorno di Lewis allo splatter con una riflessione autoreferenziale su realtà e illusione. Il film fonde violenza da Grand Guignol a elementi surreali, con Lewis che ammise di non voler dare risposte logiche alla sua pellicola. Il tentativo di meta-horror, per quanto raffazzonato, pone la pellicola ai vertici della produzione del regista.
The Wizard of gore, girato nel ’68 ma distribuito solo due anni dopo, rappresentò il ritorno di Lewis allo splatter dopo una pausa passata a lavorare a progetti privi di situazioni forti indirizzati ad adulti e bambini. Fra i prodotti del regista, questo film è probabilmente il più interessante, dato che fonde la sua solita violenza da Grand Guignol a una certa riflessione autoreferenziale sul limite sottile che divide realtà e illusione. Montag il Magnifico, interpretato dal più che scarso Ray Sager, appare sul palco per ipnotizzare il pubblico, sfidando proprio quel limite per soddisfare il morboso desiderio di sangue della gente seduta in platea. Come Montag riesca a fare ciò, non viene mai completamente spiegato e la conclusione non lineare del film, che riporta la gente in platea pronta a sorbirsi un nuovo show splatter, non fa che aumentare la bizzarria del tutto. Lo stesso Gordon Lewis ammise che alle questioni poste dal film non vi fossero risposte e, aggiunse, sarebbe stato stupido se qualcuno avesse provato a dare un senso alla sua pellicola, echeggiando il caveat di Buñuel per un Cane andaluso (1929). Lewis voleva semplicemente produrre un film surreale o, meglio, irreale e pieno di effettacci, ed è proprio questo approccio a dare uno spessore alla pellicola, anche se lo stesso regista si dimostrò sempre poco affezionato a the Wizard of gore. La delusione del cineasta era legata, fra le altre cose, alla bassa qualità degli effetti speciali dovuta alle solite limitazioni di budget; se è vero che certe soluzioni sono scandalosamente scarse, vedi la testa mozzata, è anche vero che altre, come l'estrazione di un bulbo oculare dalla testa di una donna, sono realistiche e davvero forti, tenuto conto dell'anno in cui il film fu realizzato. Il resto della pellicola, tolta la riflessione fra realtà e illusione, nonché i momenti splatter, offre la solita deprimente dimensione tecnica che pervade tutti i film del regista americano: plot disorientato, attori improvvisati, montaggio grossolano, dialoghi risibili e scenografie povere. Nonostante tutti i limiti, the Wizard of gore ha quel qualcosa in più da dire se messo a paragone con altri film di Lewis che hanno come argomentazione valida solo il sangue. Rifatto nel 2007 da Jeremy Kasten con lo stesso titolo e con gli stessi risultati poco entusiasmanti.
TRIVIA
⟡ Per chi si è fatto ipnotizzare dalle magie di Montag, segnalo i principali film di Lewis: Blood feast (1963); Two thousand maniacs! (1964), Color me blood red (1965), a Taste of Blood (1967), the Gruesome twosome (1967), Something weird (1967), She-Devils on wheels (1968) e the Gore gore girls (1972).
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
Herschell Gordon Lewis
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
USA
1970
Scritto da Exxagon nell'anno 2013 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
