il Killer di Satana

Voto:

Il vecchio professor Monserrat (Boris Karloff), esperto ipnotista emarginato dagli accademici, ha inventato una macchina che gli consente di dominare la mente di chiunque si sia sottoposto ad una singola sessione di suggestione ipnotico-psichedelica. La cavia prescelta è Michael (Ian Ogilvy), giovane gaudente della swinging London, che finisce per diventare una mortifera marionetta nelle mani di Monserrat. Quest’ultimo avrebbe, invero, buone intenzioni scientifiche ma sua moglie Estelle (Catherine Lacey), invece, vuole sfruttare Michael per ottenere in vecchiaia tutte quelle emozioni che, fino ad allora, non si era potuta permettere.

LA RECE

Strana fiaba nera. Un mal di vivere intergenerazionale non tipicamente descritto dal cinema di quegli anni o, almeno, non descritto così. Britannico poco noto che merita recupero. Voto di manica larga.

Uno dei pochi film realizzati da Reeves, morto a soli ventisei anni per quel vizio brutto della droga, che, insieme al successivo il Grande inquisitore (1968) lasciava intendere che si fosse di fronte a un validissimo cineasta. Fino al ’67, il regista inglese aveva realizzato solo alcuni corti e il Lago di Satana (1965), gotico di gusto baviano (anche per la presenza di Barbara Steele) che, però, non fece alzare troppo le antenne agli addetti ai lavori. Cosa diversa sarà per il Killer di Satana, pellicola di scarso ritorno economico ma notata come un’opera intrigante e non banale, e che fece guadagnare a Reeves l’occasione di dirigere il grande Price nel film del ’68. L’idea superficiale è quella del controllo mentale tramite ipnosi, trovata non nuova in ambito horror (il Gabinetto del dottor Caligari, 1920) ma inscritta in modo originale nella Swinging London alla quale si contrappone la presenza veterotestamentaria di Boris Karloff, a rappresentare sia un compassato modo di fare horror, sia di vivere. La coppia Monserrat/Estelle è decisamente interessante. È dato da intendere che i due coniugi siano vissuti in ammollo nel rancore, incompresi e sbeffeggiati dalla comunità scientifica per le loro bizzarre ricerche sul condizionamento mentale che, però, adesso trovano realizzazione con uno strano macchinario che consente di condizionare la volontà altrui a distanza parassitizzandone la mente. Il trait d'union con la Londra danzerina e drogatina sono le lisergiche luci proiettate nella mente della vittima. Monserrat ha buoni ed ingegnosi propositi: creare vettori umani pagati per fare, chessò, crociere che sarebbero godute in remoto dagli anziani, come lui, che non hanno più tempo ed energie per folleggiare. La mugliera Estelle, invece, come la pessima consorte raccontata dai Grimm nella favola “Il Pescatore e sua moglie”, inizia umile ma poi si lascia prendere la mano psicopatica quando realizza che quella scoperta non solo compensa anni di umiliazioni ma, soprattutto, consente di vivere by proxy nuove ed estreme esperienze: sesso, furto, velocità e omicidio. Il Killer di Satana, titolo del cacchio degli italici distributori, parte coraggiosamente come una contrapposizione fra generazioni; poi, ancor più coraggiosamente, mostra una nuova generazione superficiale e imbelle preceduta da una ancor più negativa di stregoni (Sorcerers) da fiaba nera; una botta di mal di vivere intergenerazionale non tipicamente descritto dal cinema di quegli anni. Ne esce un film strano, morboso, vecchio solo perché c’è un po’ di polvere sulla locandina, ma moderno nel cuore e sicuramente da rivalutare. Karloff è vecchio e stanco sul serio (morirà una settimana prima di Reeves, nel 1969) ma ci sa ancora ancora fare; la Lacey è totalmente calata nel ruolo sinistro di una pazza rimasta bravina finché non ha avuto l’occasione giusta per mostrare il suo vero volto. Gli altri interpreti un po’ legnosi; però, quanto è sfiziosa Sally Sheridan che canta nel club?! Divertente, inoltre, la mastodontica friendzone che si ritaglia Ron il meccanico (Alf Joint) mentre la bella Nicole (Elizabeth Ercy) è tutta presa a spasimare per uno violento sociopatico che la maltratta; certo, suo malgrado. Finale poco coraggioso e prevedibile nel quale il cerchio quadra, con i cattivi sterminati e l’umiliante friendzone patita da Ron premiata con l’amore. Oh, è pur sempre cinema del fantastico!

TRIVIA

Michael Reeves (1943-1969) dixit a proposito dell’eccesso di violenza su schermo: "Potrebbe portare a un'indulgenza sempre più disinvolta verso la violenza, che sale nauseante verso l'alto fino a un crescendo di spargimenti di sangue a livello internazionale" (telegraph.co.uk).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

The Sorcerers

Regista:

Michael Reeves

Durata, fotografia

86', colore

Paese:

UK

Anno

1967

Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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