the Leech woman
-
Voto:
La vecchia africana Malla (Estelle Hemsley) si reca nello studio dell’endocrinologo Paul Talbot (Phillip Terry) per proporgli uno scambio: lui le presterà i soldi per tornare in Africa e lei mostrerà a lui il segreto dell’eterna giovinezza che la sua tribù serba gelosamente. L’uomo, spregiudicato, chiede a sua moglie June (Coleen Gray) di seguirlo ma non per amore, lui ormai è schifato dalla donna esteticamente sfiorita, ma per usarla come cavia. June, già psicologicamente al limite per le trascuratezze subite, deraglia del tutto.

LA RECE
Da moglie trascurata e maltrattata a vampira geriatrica attraverso un elisir anti-aging cannibalistico, esplorando con dolore i ruoli di genere e il valore sociale della bellezza. Coleen Gray offre una valida performance nel doppio ruolo di vittima e predatrice, mantenendo una cifra di tragica vulnerabilità, mentre la regia applica al tutto l'estetica crime-noir. Un piccolo gioiello sottovalutato.
La donna sanguisuga. Titolo che farebbe pensare ad un qualche b-movie prodotto da Roger Corman con mostro male realizzato a livello effettistico; invece, qui, si tratta di un curioso horror fantascientifico, sì, ma senza mostro e, piuttosto, una donna trascurata dal suo compagno che cerca disperatamente di trattenere la bellezza che la sta abbandonando causa età. Trama curiosa. Sulla carta si sarebbe trattato di un semplice low-budget d’accompagnamento nelle sale statunitensi per l’hammeriano le Spose di Dracula (1960), in realtà, the Leech woman presenta un soggetto o, meglio, una protagonista di grande interesse, soprattutto oggi che la rilettura dei ruoli di genere è avvertita come centrale. Sulla falsa riga de la Donna eterna (1935), ci viene presentata una moglie trascurata e maltrattata dal marito medico, non tanto perché unicamente dedicato alla ricerca scientifica ma in quanto, prosaicamente, scocciato dall'aver sposato una donna con più anni dei suoi che, ora, è sfiorita e, per il dolore del neglect, si è data all'alcol. Lei, June Talbot, d’altra parte, risulta essere un quadro dipendente di personalità, incapace di trovare un senso al di fuori dello sguardo maschile e dell’affetto del marito sadico che ha già pianificato di usare la donna come cavia. Le premesse per il disastro. L’ossessione anti-aging dei protagonisti, che troverebbe soluzione con un atto di fatto cannibalico - bere una dose di Nipe, estratto d’orchidea, addizionato da alcune gocce di fluido pineale di un maschio ucciso di fresco - blocca e al contempo sollecita una grottesca mutazione fisica che trasforma June in una vampira geriatrica, manifestazione orrorifica della crisi coniugale a propria volta manifestazione di un’idea, introiettata dalla donna, che vuole che il valore femminile sia unicamente connesso alla bellezza riconosciuta dal maschio. June, interpretata da una splendida Gray (la Fiera delle illusioni, 1947) evolve da vittima del maschio a predatrice di esso senza mai perdere quella vulnerabilità che la rende un mostro tragicamente umano. Il materiale è ghiotto, anche se il film non si pone certo come seria disanima sociologica e preferisce sottolineare la feroce rugosità dei volti invecchiati. Nondimeno, il regista Dein, veterano di scrittura noir (Danaro e sangue, 1942; the Falcon Strikes Back, 1943), applica l'estetica del crime urbano al territorio del classico fantahorror che si snodava fra laboratori e interni domestici borghesi; un po’ grezzo e viziato dagli stereotipi dell’epoca il lavoro in esterni (ovviamente dietro l’angolo in California) per rappresentare la dimensione avventurosa africana. In sostanza, film poco visto e compreso, con una reputazione che non riconosce il piccolo gioiellino di horror psicologico che è, oltretutto in un dialogo, inconsapevole, con altri capolavori dell'horror femminile: il Bacio della pantera (1942) per l'esplorazione della sessualità repressa, la Donna vespa (1959) per le ansie anti-invecchiamento, e perfino Viale del tramonto (1950) per la sua crudele sottolineatura dell'illusione giovanile che ad Hollywood ha imperato per anni. L’altrettanto poco visto Rejuvenatrix (1988) è una sorta di remake.
TRIVIA
Coleen Gray, vero nome Aldrich Doris Bernice Jensen, (1922-2015) dixit: “Mi sono sempre preoccupata di dare il meglio di me stessa nel ruolo. Volevo rendere giustizia al personaggio, qualunque esso fosse.” (IMDb).
⟡ Le attrici che hanno interpretato Malla da giovane (Kim Hamilton) e da anziana (Estelle Hemsley) hanno entrambe vissuto fino alla stessa età: 81 anni.
⟡ Le riprese esterne del "safari nella giungla" dei Talbot lungo un "fiume in Africa" sono state girate nel backlot degli Universal Studios, e le colline visibili sullo sfondo confinano, in realtà, con l'autostrada di Hollywood.
⟡ Circa la scena nella quale l’assistente Sally (Gloria Talbott) punta la pistola contro la Gray, la prima ha riferito che la sequenza prevedeva che la bionda le strappasse la pistola dalle mani. Prima che la scena fosse girata, Gray disse a Talbott che era piuttosto forte e che non avrebbe avuto alcun problema a strapparle la pistola di mano. Talbott rimase sorpresa dal commento e affrontò la scena con l'intenzione di sopraffare la co-protagonista, anche se la sceneggiatura prevedeva che Gray vincesse la lotta. Talbott ammise che Gray aveva ragione, era molto più forte di lei e la sopraffece facilmente.
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
Edward Dein
Durata, fotografia
77', colore
Paese:
USA
1959
Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0