Little deaths

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Voto:

Tre mediometraggi. House and Home: Richard (Luke de Lacey) e Victoria (Siubhan Harrison) sono due folli borghesi che rapiscono gente socialmente sfortunata per farla partecipare ai loro giochi erotici sadomaso. Questa volta tocca a una giovane senzatetto che, però, nasconde un segreto. Mutant Tool: il dottor Reece (Brendan Gregory), studiando esperimenti nazisti, ha scoperto che si può creare un mostro umano che spilla sperma con effetti psicotropi. La prostituta Jen (Jodie Jameson) seguirà le cure del mad doctor, mentre il suo ragazzo (Daniel Brocklebank) segue lo stato di salute di Jen e, contemporaneamente, compie il lavoro sporco per Reece. Bitch: il rapporto fra Claire (Kate Braithwaite) e Pete (Tom Sawyer) è un po’ bizzarro: lei è terrorizzata dai cani ma, in un contratto erotico di dominazione, tratta Pete come un cane, lo sodomizza e lo porta a passeggio per casa. Fra le mura domestiche comanda Claire, fuori Pete. Lo strano equilibrio si spezza quando Claire tradirà la fiducia di Pete.

LA RECE

Le piccole morti (petit mort = ormasmo) della new wave inglese racconta dell'usuale binomio sesso e morte in cornici non troppo usuali. Non imperdibile ma curioso per horror fan su binari non mainstream.

Portmanteau horror in terra d'Albione, come succedeva ai bei tempi con l'Amicus. Però, i tempi mutano e le storie orrorifiche, più che rifarsi al gotico e alle vampiresse, si rifanno alle dominatrix, agli schiavi sessuali, alla categoria "bizarre" di YouPorn e agli huge cocks che spillano psichedelico jizm. Tuttavia, a ben guardare, il programmatico desiderio di scioccare un pubblico in cerca di cose sempre più estreme nasconde un'interessante analisi. Seppur annacquata dalle secrezioni genitali, la morale, qui, è quella dei rapporti di forza che dominano la coppia, e quindi la società tutta. In Little deaths, però, i rapporti di forza passano necessariamente attraverso il sesso che, da che mondo e mondo artistico, fa rima con morte. Così, a metà fra finezze di rappresentazione e grossolane bizzarrie psicofisiche, Little deaths propina il suo veleno in una progressione positiva per la quale l'episodio che segue è migliore di quello che precede. House and home è il segmento, se vogliamo, più canonico. Diretto da Sean Hogan (Lie still, 2005), il corto risulta poco originale rispetto alla morale che vorrebbe trasmettere; infatti, la coppia borghese perversa che si copre dietro la religione e usa il popolino per i propri porno-giochi mortiferi è da quel di Pasolini che si conosce (Salò, 1975); niente di speciale neppure il colpo di scena né, di fatto, tutta l'atmosfera da torture-porn; House and home non è, dunque, il miglio episodio benché la regia di Hogan sia misurata e la fotografia, specialmente degli interni, sia curata. Meglio va con Mutant tool di Andrew Parkinson, passato già davanti ai miei occhi con il curioso I, Zombi (1998). Meglio non solo per una fotografia acida e situazioni decisamente più dinamiche ma per la bizzarra trovata dell'essere superdotato lasciato a sgocciolare sperma dietro una tenda di plastica. Ora, non tutto torna rispetto la finalità di questa sperimentazione ma, si sa, quando l'esperimento è nazista, uno non è che sta troppo a questionare di etica scientifica. Curiosa, altresì, la narrazione che proietta lo spettatore in una dimensione allucinata, (al pari della protagonista) in cui si confonde il prima e il dopo, motivo per cui alcune cose viste potrebbero essere flashback. La dimensione del corto, tuttavia, non aiuta Mutant tool che avrebbe necessitato di più tempo per lo svolgimento. Strano, quasi cronenberghiano. Bitch conferma le buone doti registiche di Simon Rumley che già aveva dimostrato in the Living and the dead (2006). Il titolo del segmento gioca con il doppio senso del termine che, come in italiano, vale per “cagna” sia nel senso zoologico sia in quello dispregiativo. E qui di cani e di cagne si tratta: c'è la paura di Claire per i cani, la quale, a propria volta, è considerata una cagna dal fidanzato tradito che, prima, giocava ad essere il suo fedele cane. L'inquietante rapporto fra i due protagonisti ha il suo minus nel momento in cui Claire compie un abuso di potere rispetto a ciò che Pete ha contrattato ufficiosamente con lei; il loro minus, però, è il nostro plus ed è l'occasione per il regista di strutturare un doloroso e drammatico finale senza parole, accompagnato da musica, che si spegne con le lacrime di Pete, il quale conferma a questo giro di essere il migliore attore del cast. Così termina Little deaths della "nouvelle vague" inglese che mira forse un po' troppo a disturbare lo spettatore e un po’ meno alla scrittura, ma ribadisce che in UK si ha voglia di sperimentare con linguaggi diversi, anche se poi un certo rigore british nel girato lo si ritrova sempre. Non essenziale ma curioso, e comunque non per neofiti o ipersensibili.

TRIVIA

Sean Hogan (1955) dixit: “Fate attenzione alla vostra sceneggiatura. La scrittura è pessima nella maggior parte dei film horror, eppure non costa nulla far scrivere correttamente i personaggi e i dialoghi. Quindi, se non riesci a scrivere, trova qualcuno che lo faccia. Allo stesso modo, trovate dei buoni attori; non saranno nomi famosi ma, di sicuro, potete trovare qualcuno che sappia recitare. Fidati, è facile se la sceneggiatura è buona; gli attori hanno un disperato bisogno di materiale di qualità. Non fate qualcosa che abbia già ottenuto risultati; abbiamo visto tutti i classici dell'horror, non significa che vogliamo vedere copie od omaggi servili. Cercate di capire cosa vi spaventa davvero e mettetelo sullo schermo; se vi spaventa, è probabile che spaventi qualcun altro. E per l'amor di Dio, sì, per favore, cercate di fare paura. Lo stupro e la tortura non sono spaventosi e sono incredibilmente noiosi, da quanto si può vedere ultimamente. È facile essere sconvolti, ma non è facile essere spaventati” (horrorchannel.co.uk).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Id.

Regista:

Sean Hogan, Andrew Parkinson, Simon Rumley

Durata, fotografia

94', colore

Paese:

UK

Anno

2010

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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