Ma come si può uccidere un bambino?
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Voto:
Tom (Lewis Fiander) e sua moglie Evelyn (Prunella Ransome), in dolce attesa, stanno facendo una seconda luna di miele in Spagna. Volendo cercare un posto con meno movida, i due si recano sull'isola Almanzora che, però, pare abitata solo da bambini che si comportano in maniera sinistra.
LA RECE
Inusuale horror "solare" con pargoli come apice della minaccia. Due punti deboli, in incipi e in conclusione, ma il corpus del film trasmette una buona quota di inquietudine. Da recuperare.
Tratto dal romanzo “El Juego” di Juan José Plans, il film di Serrador è un horror efficace che introduce un argomento generalmente tabù, l'uccisione di bambini, passando dalla movida spagnola per poi giungere agli stretti vicoli di un'isola in cui il senso di minaccia si conclude in un tragico epilogo. Non troppo distante da il Villaggio dei dannati (1960) e seminale rispetto a Grano rosso sangue (1984), la pellicola evita diversi luoghi comuni del cinema exploitation spagnolo, ricco di suggestioni sessuali, e si va a configurare come un serio tentativo di horror inquietante. Questionabile l’incipit che mostra, in maniera pressoché gratuita, una sequela di immagini documentaristiche di bambini morti o vittime della guerra. In effetti, la storia del film non dà una motivazione esatta per la follia omicida dei pargoli e questa introduzione truculenta vorrebbe suggerire che il comportamento posto in essere dai bambini abbia una connotazione rivendicativa rispetto agli abusi compiuti dagli adulti; forse, si potrebbe anche rileggere in forma metaforica tutta la faccenda alla luce del franchismo o della forte presenza cattolica. Ad ogni modo, l'introduzione documentaristica, neppure tanto breve, ha uno strisciante afflato exploitation, oltre al fatto che raccoglie immagini genuinamente più disturbanti di ciò che poi verrà mostrato nel film. Secondo punto debole: il finale prevedibile. Tolte queste due macchie, il film regge egregiamente grazie all'inusuale ribaltamento dei ruoli e alla buona prova attoriale. Ma come si può uccidere un bambino? non mostra sangue, e la violenza sui piccoli non è visivamente esplicitata. Direttissima, invece, l'inquietudine generata dall'atteggiamento dei ragazzini che non si comportano in maniera palesemente antisociale anche dopo che viene rivelata la loro natura omicida. Il loro rifiuto di parlare, il contrasto fra le morti causate e il loro intermittente ghigno, le loro corsette in stormi per i bianchi vicoli di Almanzora sono tutte cose che non fanno che accrescere la tensione. Altro elemento inusuale e positivo è l'ambientazione anti-gotica dell'isola illuminata da un sole moltiplicato dai candidi muri delle modeste case; la luce è un elemento insolito nelle produzioni horror ma ciò non sembra limitare il potere d'inquietare della pellicola che, appunto tramite la luce, aggiunge un senso di realtà e normalità alla dimensione orrorifica. Al caldo sole spagnolo, Serrador gira anche una scena che vede i ragazzini immobili assiepati in piazza a bloccare la strada ai due protagonisti, sequenza omaggio a gli Uccelli (1963) di Hitchcock. Horror notevole, sfortunatamente poco noto al grande pubblico.
TRIVIA
Narciso Esteban Ibàñez Serrador (1935-2019) dixit: “Il silenzio ha una voce, il silenzio è il prologo dell'urlo. Non si urla se prima non c'è stato silenzio. Così, stasera, nel tuo letto, sul divano o ovunque tu dorma, pensa al silenzio e la paura ti verrà incontro” (elmundo.es).
⟡ Rifatto nel 2008 da David Alcade col titolo In the Playground e, nel 2012, come Come out and play da Makinov.
⟡ Il film è stato girato a Almuñécar (Granada), Ciruelos (Toledo), Minorca (Baleari) e a Barcellona.
⟡ Il regista compare nei panni dell'uomo a cui Tom chiede informazioni circa i rumori nel villaggio.
⟡ La pellicola è stata sceneggiata da Serrador sotto lo pseudonimo Luis Peñafiel.
⟡ Il film vinse il premio della critica al festival di Avoriaz del 1977.
Titolo originale
¿Quién puede matar a un niño?
Regista:
Narciso Ibáñez Serrador
Durata, fotografia
71', colore
Paese:
Spagna
1976
Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
