Mad God

Voto:

Il film segue la discesa dell’Assassino, un essere bardato di tutto punto, in un mondo ipogeo attraverso strati di realtà sempre più degenerati, echeggiando la struttura dantesca dell'Inferno, con il fine di piazzare una carica di dinamite. Una seconda sottotrama coinvolge il Chirurgo, un’Infermiera (Niceta Roman) e un mostro neonato a forma di tentacolo. Quindi, abbiamo un terzo segmento in cui l'Ultimo Umano (il regista punk britannico Alex Cox), invia un altro Assassino guidato da una nuova e viscida mappa cucita insieme da un trio di streghe.


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LA RECE

Un’umanità che si salva e si distrugge al contempo? Forse. Quello che conta è che siamo davanti ad un capolavoro di creatività e pazienza che dipinge un universo che disgusta e intriga. Film "difficile" che richiede partecipazione attiva dello spettatore nell'interpretazione di quadri apocalittici privi di narrazione tradizionale.

Se un appassionato di cinema volesse guardare un film che combinasse animazione stop-motion a visioni bizzarre ed orrorifiche, faticherei, visto Mad God, a non consigliargliene la visione come esempio paradigmatico, se non perfetto, di esperienza visiva di quel genere. Trent'anni di gestazione creativa convergono in questa opus magnum di Phil Tippett, effettista di altissimo livello e inventore della tecnica Go-Motion, che trasforma il cinema d'animazione in un'esperienza apocalittica che richiama suggestioni Lynchiane (Eraserhead, 1977), di Merhige (Begotten, 1989), di Švankmajer (Little Otik, 2000), dell’orrore cosmico di Lovecraft, dell’arte figurativa di Hieronymus Bosch ma portando il tutto oltre, verso una visione apocalittica e spaventevole tanto più ché ci viene spiegato poco o nulla, sul piano logico e narrativo, di ciò che vediamo, facendo del film una sorta di incubo distopico ambientato in un mondo steam-punk ma decisamente più lercio; un modello prossimo è quello della serie di videogame “Little Nightmares” o anche al videogioco “Scorn”. L'universo diegetico di Tippett si configura come un ecosistema popolato da entità predatorie che operano secondo logiche imperscrutabili a danno di altre creature che pare vengano forgiate unicamente per prestarsi al lavoro e alla distruzione, in modo che ogni cosa e creatura, come si trovasse in un grande sistema digestivo, finisca per essere fagocitata e digerita dal sistema stesso. L’esploratore post-apocalittico, con maschera antigas, naviga attraverso paesaggi popolati da titaniche aberrazioni biologiche e creature umanoidi prive di chiara fisionomia, incarnazioni dell'anonimato metropolitano teorizzato da Georg Simmel nei suoi studi sulla psicologia urbana. La violenza sistemica che permea ogni interazione - corpi frantumati, organismi cannibalizzati, esistenze polverizzate, feci divorate - trascende il mero spettacolo gore per configurarsi come allegoria del capitalismo terminale o di un collasso ontologico. La dinamica predatoria universale, dove ogni essere rappresenta simultaneamente cacciatore e preda, fa della distruzione un meccanismo quotidiano, spogliata di ogni dimensione morale o finalistica. L'impossibilità della detonazione pianificata - l'esplosivo che non detona mai - trasforma l'intero film in una riflessione sul fallimento e su una stasi perpetua. Quindi, quale significato dare allo spettacolo sensoriale offerto da Tippett? Lo storico del cinema David Bordwell parla di film “Difficili” o “Difficili da Mostrare” a proposito di pellicole che, per la loro complessità strutturale o per i temi poco chiari, richiedono al pubblico sforzi interpretativi supplementari, un’attenzione maggiorata e una partecipazione attiva nel processo di significazione. Mi pare che a Mad God possa essere attribuita senza fatica questa etichetta! Il margine di interpretazione di questo film è altamente soggettivo, per quanto il mondo del demiurgo Tippett difficilmente possa suggerire interpretazioni gioiose e celestiali. Il vissuto dello spettatore è indirizzato al disgusto e alla fascinazione morbosa, mentre la narrativa si compone di diversissimi quadri che paiono tutti convergere verso un quadro distopico e malinconico, un mondo dove nulla è amorevole. Forse si tratta di una visione allegorica della nostra società di “morti viventi” manipolati. Forse il film è un inno alla vita che, pur nel fango, pur deforme, persiste. O, forse, si tratta di entrambe le cose: un’umanità che si salva e si distrugge al contempo. Soprattutto, il lavoro di Tippett funziona come atto produttivo eroico, come il film stop motion più impressionante nella storia del cinema; Mad God è un'opera d’arte in collisione piena con il mondo dell’effettistica digitale, con la finta modernità dei cinecomic, con la distopia woke e agli antipodi dell’animazione mainstream che si fa sempre più bolsa. Un film che si colloca ai margini del cinema noto e lì starà, piccolo, silenzioso, per molto, molto più tempo delle pellicole oggi osannate. Chi è in cerca di esperienze cinematografiche diverse, consideri la visione di Mad God obbligatoria.

TRIVIA

Phil Tippett (1951) dixit: “Sono maniacale, non depresso. Voglio dire, mi deprimo se muore il mio cane, ma il mio superpotere è il mio lato maniacale: mi spinge e non mi fermo. Facendo cose in continuazione, sono esausto alla fine della giornata, ma la mia mente continua a rimuginare. Quindi, ho iniziato a bere solo per smettere; quella era la mia medicina. E man mano che il film andava avanti, ho iniziato a disintegrarmi fino a quando non ho perso la testa e sono dovuto andare in un reparto psichiatrico, dove ho trascorso sei settimane di recupero. Per me è stato un viaggio molto alla Joseph Campbell, in cui l'eroe inizia incontrando familiari e creature che lo aiutano ad andare avanti, guidato dall'istinto e dall'aiuto di queste altre creature. Ma alla fine, l'eroe si ritrova solo, muore e rinasce. Questo è quello che è successo a me, proprio alla fine. Quindi, per me è stato molto simile a un viaggio religioso. (Filmindependent.com)”

⟡ Tippett iniziò a lavorare al film alla fine degli anni '80, dopo aver realizzato RoboCop 2 (1990), ma abbandonò la cosa quando uscì Jurassic Park (1993), ovvero quando l'animazione CGI sembrò rendere lo stop-motion un ricordo del passato. Tuttavia, dopo alcune insistenze, avviò una campagna Kickstarter che gli permise di terminare il film.

⟡ Il procedimento go-motion sopracitato rappresenta un'evoluzione della tradizionale animazione stop-motion. Venne sviluppata da Tippett in collaborazione con l'Industrial Light & Magic durante gli anni Ottanta per conferire maggiore credibilità fotografica alle creature prodotte. Il principio fondamentale consiste nel mantenere il soggetto animato in movimento durante l'esposizione fotografica, utilizzando sistemi meccanici motorizzati che generano sfocature cinematiche naturali. Mentre l'approccio convenzionale richiede il posizionamento statico del modello per ogni singolo scatto, questa metodologia innovativa incorpora il motion blur attraverso il movimento controllato durante la cattura dell'immagine, producendo sequenze più fluide e organiche. La tecnica trovò applicazione in produzioni quali Il Ritorno dello Jedi e RoboCop, prima di essere gradualmente sostituita dalla computer grafica negli anni Novanta.

⟡ Il paleontologo Stephan Pickering, nel 1995, diede il nome dell’animatore Tippett a una specie di dinosauro (un ceratosauro): Elaphrosaurus philtippettorum.

⟡ Secondo Phil Tippett , gran parte del lavoro sul film è stato svolto di sabato da studenti che volevano acquisire esperienza cinematografica. La scena con la montagna di soldati morti è stata realizzata fondendo insieme migliaia di piccoli omini dell'esercito su un filo di ferro, e ci sono voluti sei persone e tre anni per completarla.

⟡ Intorno al primo quarto del film, sullo sfondo del personaggio si può vedere un cimitero di robot. Tra le macchine abbandonate si intravede un ED-209 di Robocop.

⟡ Il film non ha quasi dialoghi udibili ed è composto quasi interamente da animazione in stop-motion e pupazzi, sebbene ci siano alcune sequenze live-action in cui sono stati utilizzati attori in costume e costumi da pupazzi. Gli unici dialoghi che si sentono sono: al minuto 43:26 un uomo parla alla radio trasmettendo una sorta di numeri; al minuto 56:30 il medico della peste recita in italiano una battuta del Satyricon di Fellini; e all'1:08:04 una creatura esclama "Oh no!"

⟡ Nella scena in cui si vedono più pianeti, il creatore invia dei Monoliti Neri. È un evidente omaggio a 2001: Odissea nello spazio.

⟡ Al minuto 18:04 si sente un "Wilhelm scream".

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Titolo originale

Id.

Regista:

Phil Tippett

Durata, fotografia

83', colore

Paese:

USA

Anno

2021

Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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